Dopo un 2021 di forte ripresa economica post-pandemica, nel 2022 il miglioramento del GDP è stato decisamente più contenuto, non modificando il quadro complessivo di debolezza dell’economia globale. Contestualmente la situazione di crisi multipla che stiamo vivendo ha visto una forte accentuazione della problematicità della dimensione sociale, nel cui ambito gli effetti della pandemia da Covid-19, della guerra in Ucraina e delle conseguenze del cambiamento climatico sono stati subiti in particolare dai più poveri e dai più vulnerabili.
Il segretario generale delle Nazioni Unite Guterrez ha dichiarato che più della metà del mondo è stata lasciata indietro: sono deboli e insufficienti i progressi fatti su oltre il 50% degli SDGs (Sustainable Development Goals), sul 30% si è in stallo o si sta andando indietro. E questi obiettivi includono tematiche su povertà, fame e clima. D’altra parte è fondamentale continuare a perseguire una visione comune a livello internazionale, con gli SDGs come roadmap universale creata proprio per colmare le divisioni economiche e geopolitiche, ripristinare fiducia e ricostruire la solidarietà. Se fallisce l’Agenda 2030 vorrà dire che le disuguaglianze continueranno ad approfondirsi, aumentando il rischio di un mondo frammentato e a due velocità.
La situazione, dopo che abbiamo superato la boa di metà strada tra 2015 e 2030, è tutt’altro che rosea. Per più della metà dei target il livello di miglioramento è inadeguato e per il 30% vi è stato addirittura un peggioramento dal 2015.
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