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  • Roberto Giovannini Il Venerdì di La Repubblica

Il nostro Dna fa la differenza «Ci dicevano che separare i rifiuti era una cosa da svizzeri, si sbagliavano. Vi dice niente Amalfi?». Intervista all'ambientalista oggi a capo di Symbola. Le nostre imprese erano già brave a lavorare la carta da macero, e si badi che non è facile fare prodotti di qualità. E abbiamo costruito un sistema che è arrivato a essere tra i migliori d'Europa». Parla Ermete Realacci, già deputato Pd, e con Legambiente protagonista di mille battaglie, oggi presidente di Fondazione Symbola. Realacci, Symbola dice che sostenibilità, cultura, bellezza sono leve di competitività. E quanto a riciclo della carta, l'Italia è un'eccellenza. Come è stato possibile? «È stato un lungo, complesso percorso. Per ottenere questo risultato è stata fondamentale la partecipazione e la collaborazione dei cittadini e delle istituzioni». Qual è l'impatto sulla sostenibilità ambientale? «Il recupero dei materiali riduce la CO2 e crea risparmio energetico. Siamo i leader europei nell'economia circolare, e sapete perché? Perché l'Italia è un Paese povero di materie prime e ha dovuto aguzzare l'ingegno».  Ermete Realacci (70 anni), ex deputato pd, da sempre impegnato con Legambiente, oggi è presidente della Fondazione Symbola Povero di materie prime, il Paese ha dovuto inventare soluzioni alternative. Poi la collaborazione fra famiglie e istituzioni ha fatto il resto Una volta parlare di differenziata sembrava un azzardo, o uno scherzo... «Un tempo si diceva che era roba da tedeschi o svizzeri, non certo da italiani. C'erano discariche ovunque e in qualche caso la differenziata era fatta per modo di dire. Oggi ci sono ancora delle differenze territoriali, certo, ma non è soltanto una questione che si gioca sull'asse Nord Sud, visto che in Campania ci sono città con performance altissime. Il fatto è che queste pratiche sono un formidabile indicatore della partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche». Come nasce il progetto "Città della Carta", varato da Symbola con il Comieco? «Questa rete riunisce i comuni italiani storicamente legati alla produzione cartaria e alle attività di riciclo di carta e cartone. Guardare alla nostra tradizione è fondamentale. La carta fatta ad Amalfi fino a poco tempo fa era usata per le bolle papali perché era più resistente, anche rispetto a materiali più moderni. Queste storie fanno parte del nostro Dna. Come diceva Gustav Mahler: la tradizione non è culto delle ceneri, ma custodia del fuoco. Le Città della Carta servono anche a questo: non mettere la nostra storia in una teca, ma usarla per costruire il futuro del riciclo e della sostenibilità. E dimostrare con i fatti che la logica di Trump, secondo cui la sostenibilità è al massimo un fioretto, è una sciocchezza. Perché non danneggia l'economia: la alimenta». Ci sono ancora gap territoriali Nord-Sud, tuttavia in Campania abbiamo città che realizzano performance altissime: la differenza la fanno i cittadini.

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Intervista a Realacci: II nostro Dna fa la differenza - Roberto Giovannini | Il Venerdì di La Repubblica

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