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di Fondazione Symbola e MASAF

Posta al centro del Mediterraneo, particolarmente fertile e strategica per il dominio delle rotte commerciali, la Sicilia è stata nei secoli terra di colonizzazione e conquista da parte di Fenici, Greci, Romani, Arabi, Bizantini e Spagnoli. Ognuno di questi popoli ha lasciato tracce nella cultura siciliana, che ha saputo conservarle gelosamente, dando vita a un sincretismo che rende questa regione così ricca di tradizione.

Foreste e boschi

In Sicilia, la più estesa delle regioni italiane con una superficie di 25.833 kmq, il terreno coperto da aree boschive e foreste è pari a 3.872 kmq. Isola più grande del Mediterraneo, la Sicilia gode di un clima unico rispetto al resto d’Italia. La vicinanza geografica con l’Africa, infatti, regala inverni particolarmente miti ed estati caldissime, soprattutto sulle coste, mentre nelle zone montane delle Madonie, dei Nebrodi e dei Peloritani le temperature sono più basse e il clima più temperato. Queste particolari condizioni climatiche danno vita a una vegetazione particolarmente ricca e rigogliosa, che impressionò Goethe durante il suo viaggio in Italia. Nell’Italian Journey, affascinato dai paesaggi della Sicilia, il celebre scrittore tedesco scrive: “Abbiamo trovato dei fichi già in fiore, ma quello che destava la nostra meraviglia erano gli sterminati tappeti di fiori distesi lungo la via fin troppo ampia, che spiccavano alternandosi in grandi masse variopinte l’una appresso all’altra”. Altra caratteristica della flora dell’isola è la quantità di specie endemiche, come l’Abete dei Nebrodi, che a dispetto del nome è presente in realtà soltanto sulle Madonie. Chiamato in dialetto “arvulu cruci cruci” per via della forma dei suoi rami che formano delle piccole croci, questo abete veniva ritenuto estinto fino a quando, nel 1957, ne vennero scoperti una trentina di esemplari nel Vallone Madonna degli Angeli, ad una quota compresa tra i 1.400 e i 1.600 metri, nel territorio del piccolo comune di Polizzi Generosa (PA), dove si coltiva il Fagiolo Badda, presidio Slow Food. Oggi numerosi progetti sono dedicati alla conservazione del patrimonio genetico e alla propagazione di questa rarissima e delicatissima conifera, inserita nella lista rossa delle specie vegetali a rischio estinzione dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN). Oltre all’Abete dei Nebrodi, gli altri alberi che costituiscono i boschi delle Madonie possono essere divisi in due fasce a seconda della quota. Fino a 1.000 metri, infatti, si trovano gli alberi tipici dei boschi mediterranei come il leccio, la sughera e la roverella, mentre tra i 1.000 e i 1.500 metri i boschi sono formati da alberi propri di climi più rigidi, come la rovere, l’agrifoglio, l’olmo montano, l’acero d’Ungheria e iniziano a vedersi i primi faggi, che trovano il loro clima ambiente ideale a 1.700 metri. È proprio qui, sulle Madonie, che il faggio trova il punto più a sud del suo areale. Altro albero endemico della regione è il cerro di Gussone, che si trova soltanto sui Nebrodi e nel Bosco della Ficuzza. Quest’ultimo, insieme a Rocca Busambra, al Bosco del Cappelliere e a Gorgo del Drago forma una riserva naturale di 7.400 ettari a pochi chilometri da Palermo. A differenza delle aree circostanti, che furono disboscate agli inizi dell’800, questi boschi si salvarono perché costituivano la riserva di caccia privata del Re Ferdinando III di Borbone, che vi fece costruire la Real Casina di Caccia, splendido edificio in stile neoclassico che ospita al suo interno il Museo Multimediale del Bosco di Ficuzza, dedicato alla flora e alla fauna del bosco. Particolarmente boscosi sono anche i Monti Nebrodi, con le sughere, i castagni e i noccioli che, dopo gli 800 metri, lasciano il posto ai cerri, agli ornelli, ai peri selvatici.

Alberi Monumentali

Dei 176 alberi monumentali della Sicilia, 37 sono all’interno di piccoli comuni. Nella regione, gli alberi monumentali si trovano sia in contesti rurali e boschivi, come nelle sopracitate foreste delle Madonie e dei Nebrodi, o sull’Etna, sia in contesti urbani, all’interno di giardini pubblici, ville private e orti botanici dove, grazie al clima caldo, sono presenti specie esotiche che non potrebbero essere coltivate in nessun’altra parte d’Italia. Particolarmente lussureggiante, l’Orto Botanico di Palermo è una delle principali attrazioni turistiche della città e vi crescono piante rarissime. Qui si trova un esemplare di Dracena Draco, conosciuta come l’albero del drago, specie inserita tra quelle a rischio estinzione dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura. Originaria della Macaronesia, ovvero di quell’area geografica che comprende gli arcipelaghi atlantici di Spagna, Portogallo e Capoverde, la pianta deve il suo nome al colore rosso vivo della sua resina, chiamata sangue di drago, che veniva impiegata come colorante dai Romani e dai Greci. L’albero monumentale più famoso dell’intera isola è sicuramente il castagno dei Cento Cavalli, che si trova sul versante orientale dell’Etna, nel piccolo comune di Sant’Alfio in provincia di Catania. La leggenda racconta che una regina – Giovanna d’Aragona, Giovanna I d’Angiò o Isabella d’Inghilterra, a seconda della versione – venne sorpresa da un forte temporale mentre viaggiava con un seguito di oltre 100 tra dame e cavalieri, trovando riparo sotto l’imponente chioma del castagno dove trascorse una notte di passione con uno o più amanti, scelti tra i cavalieri che la scortavano. L’albero colpisce per le sue straordinarie dimensioni: oggi è diviso in tre fusti principali di 10, 23 e 23 metri di circonferenza per un’altezza di 19 metri, che ne fanno uno degli alberi più grandi d’Italia. L’età è incerta, ma viene stimata tra i 2.000 e i 4.000 anni: i documenti più antichi che lo menzionano risalgono al XVI secolo, mentre nell’800 venne visitato, ritratto e descritto da alcuni dei più celebri viaggiatori che intrapresero il Grand Tour come Brydone e Houel. Anche poeti locali come gli etnei Giuseppe Borrello e Giuseppe Villaroel hanno dedicato versi al castagno. Nel Parco dei Nebrodi, nel piccolo comune di Cesarò in provincia di Messina, secondo per altitudine in tutta la Sicilia, si trova invece un acero montano di circa 500 anni. Conosciuto dalla popolazione locale come “il gigante dei monti”, l’albero cresce all’interno di una faggeta sul Monte Soro: è alto 25 metri e la sua circonferenza è di 9,30 metri. Meta di passeggiate e ciaspolate nel periodo invernale, quando il suolo è ricoperto dalla neve che scende abbondante sui Nebrodi, l’albero spicca per contrasto al contesto in cui è immerso. Il robusto tronco dell’acero è infatti ricoperto da muschi e licheni che gli conferiscono una tonalità di verde scuro che si distingue rispetto al grigio degli esili fusti dei faggi che lo circondano. Altro acero monumentale della Sicilia è quello del Bosco della Tassita, nel piccolo comune di Caronia (ME). Alto 14 metri, l’acero ha un tronco coperto da muschi e licheni che si divide in tre branche principali, da cui partono numerosi rami che gli conferiscono una curiosa forma simile a quella di un candelabro.

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