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Apre e modera Antonio Calabrò, presidente Fondazione Asso lombarda, presidente Forum Fondazione Symbola. «Aumenta il numero delle imprese italiane che usano l'AI, anche tra le piccole e medie aziende - spiega Cala brò - con vantaggi che riguardano la ricerca e sviluppo, i tempi di test dei prototipi, il controllo e la manutenzione degli impianti, la selezione dei prodotti con una cresciuta delle produzioni "su misura" (farmaceutica, chimica, meccatronica, robotica, avionica e automotive i settori più coinvolti) ma anche la logistica e la distribuzione e la risposta ai cambiamenti dei mercati. L'AI rafforza, insomma, l'evoluzione delle forme organizzative e delle culture aziendali nelle imprese data driven». Ci sono poi i temi dell'AI per rafforzare le scelte legate alla doppia transizione ambientale e digitale, i processi di sostenibilità anche sociale, le procedure e i controlli per la sicurezza sul lavoro e dell" AI e i cambiamenti nell'organizzazione del lavoro e nella governane. «Serva una radicale modifica dei processi formativi, insomma: non lavorare sulle "competenze", soggette a frequente usura proprio per il rapido cambiamento delle tecnologie, ma insistere piuttosto sulle "conoscenze", sull' "imparare a imparare". Una conoscenza critica, capace di stare al passo dei cambiamenti. Serve anche una profonda modifica degli stili di leadership e di governo dell'impresa. Autorevolezza, invece che autorità gerarchica. E snellezza per rispondere rapidamente alle trasformazioni». Altro tema in agenda, i talenti. «È necessario attrarre in Europa e in Italia, "talenti" e cioè ricercatori, scienziati, manager, imprenditori da varie parti del mondo. L'attuale momento di conflitto tra la Casa Bianca di Trump e le grandi università Usa apre scenari molto interessanti. Chi scrive gli algoritmi dell'AI? Sono necessarie conoscenze multidisciplinari, con attività che coinvolgano ingegnerei, fisici, matematici, cyberscienziati ma anche filosofi (qual è il senso secondo cui organizziamo i processi di AI?), giuristi, economisti, sociologi, psicologi. L'AI chiede una vera e propria "cultura politecnica", per la progettazione, l'applicazione, il controllo. Servono, per usare una formula di sintesi, "ingegneri filosofi" o anche "tecnologi artisti"». Sinora tutta l'AI segue due grandi paradigmi di base, quello Usa e quello cinese. «Ma tra non molto - aggiunge Calabrò - sarà sul mercato anche una AI indiana. E' necessario dunque un grande sforzo tecnologico, finanziarìo, politico, culturale per una AI europea, per evitare che la nostra dipendenza da Usa o Cina comprometta profondamente i nostri processi non solo economici e sociali, ma anche politici, in sintesi la democrazia, la cultura delle libertà, l'economia di mercato e i sistemi di welfare. In questo senso una politica Ue per la AI è la forma migliore di politica industriale che l'Europa possa darsi, con la convergenza tra investimenti pubblici e investimenti privati. Investimenti pubblici della Ue (risorse di bilancio, ma anche fondi da raccogliere sui mercati finanziari internazionali) e dei singoli stati, con strategie convergenti (il Rapporto Draghi contiene proposte molto interessanti) per rafforzare la produttività e la competitività delle imprese europee (e dunque anche italiane). Più Europa, in questo senso. E una Europa migliore, più politicamente coesa ed efficace». Il valore della "cultura politecnica italiana" capace di coniugare in modo originale saperi umanistici e conoscenze scientifiche, il senso della bellezza e l'inclinazione diffusa all'innovazione, la consapevolezza delle radici storiche dell'intraprendenza e il giusto per il futuro. «È questo, d'altronde, il senso dello slogan del Seminario di Symbola: "Se l'Italia fa l'Italia...". L'importanza di "Leonardo", il grande Centro di Supercalcolo del Cineca dell'Università di Bologna, un efficace motore di AI per la ricerca pubblica e privata e per il rafforzamento della competitività delle imprese italiane nel contesto europeo». Antonio Calabrò presidente Fondazione Assolombarda presidente Forum Symbola.

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Intelligenza artificiale e Made in Italy | Gazzetta di Mantova

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