In Italia le montagne sono diventate le terre rare del futuro Microcosmi Aldo Bonomi S i parte dal margine delle montagne cercando il carattere di laboratorio socioeconomico e istituzionale di una coscienza di luogo "disincantata" rispetto ai suoi miti identitari fondativi e alla diffusa cultura di minorità più o meno rancorosa. Si va alla ricerca di un nuovo "incanto" pragmaticamente raccontato sul farsi centro rispetto alle grandi sfide della nostra epoca: glaciazione demografica, crisi ambientale, frammentazione sociale, entropia comunitaria, crisi della partecipazione. Una torsione di postura in tempi in cui, per tornare alla Montagna incantata di Thomas Mann, la cupezza apocalittica di Naphta sembra trionfare sull'ottimismo modernista di Settembrini. Di questo azzardo si trova ampia e articolata testimonianza nel Rapporto Montagne - Istituzioni, Movimenti, Innovazioni. Le Green Community e le sfide dei territori (Rubbettino 2025), presentato a Roma. Si tratta di un importante lavoro che dà conto di un margine che si fa centro pur nelle diversità territoriali, di una montagna attraversata da una modernità che richiede una nuova coscienza di luogo imperniata su una dimensione di comunità larga che si attrezza per stare in relazione con i processi di modernizzazione. Tornante da affrontare mettendosi in mezzo alla faglia della chiusura identitaria e agli strapiombi dell'entropia "urbanocentrica". Comunità larga in cui le istituzioni accompagnano in modo flessibile imprese, terzo settore e associazionismo in un gioco strategico orientato al bene comune, contaminando anche la cultura della "programmazione" regionale. O, per dirla con Giovanni Vetritto direttore del DARA, ai "commons" di Elinor Ostrom, come beni comuni affidati all'intelligenza sociale delle comunità. La ricerca di una nuova relazione tra comunità e istituzione rappresenta uno dei fuochi principali del rapporto con una visione della comunità in relazione attiva con i processi di modernizzazione alla base di molteplici pratiche "coalizionali" da patti territoriali quali Green Community, Comunità energetiche rinnovabili e solidali, Associazioni fondiarie, Cooperative di Comunità, Fondazioni di Comunità, Comunità territoriali, ma anche SNAI, Parchi e BIM, contratti di filiera. Con un approccio sussidiario che parte dall'interrogarsi sui fenomeni sociali ed economici dei territori e su come questi impattino sul sistema degli enti locali e non viceversa. E' movimento istituente di ricomposizione territoriale, in cui i servizi delle economie fondamentali (abitare, salute, istruzione, ambiente) fungono da giunture e raccordi funzionali che precedono il fare impresa e il lavoro, tra Comuni polvere dell'abbandono, piccoli Comuni, città snodo intramontane e aree metropolitane. Il problema delle giunture delle economie fondamentali si pone sia nei piccoli Comuni montani sia nelle aree metropolitane. L'ossimoro suggestione della metro-montagna evocata nel rapporto, non rimanda a una modalità surrettizia di rifare gerarchia funzionale tra smart city e outback del buon vivere quanto piuttosto a una sfida tutta dentro la modernità delle piattaforme, in cui le vocazioni economiche non mangiano un capitale sociale e demografico che non c'è più, ma si interrogano sul "non ancora" del neopopolamento e di come riprodurre e rigenerare il rapporto tra terra, territorio e geoeconomie. La geografia puntiforme e differenziata della montagna italiana restituisce un paesaggio socioeconomico variegato in virtù del diverso rapporto con la dimensione dei flussi e dalla capacità dei territori di governarne l'impatto (per addizione o per sottrazione) o di attrarne le opportunità. In un quadro in cui anche il capitalismo delle reti è chiamato a entrare nel gioco della creazione di valore sociale oltre gli indicatori finanziari della desertificazione degli sportelli bancari e delle rendite delle multiutility dell'energia... Si tratta di un processo di rimescolamento caleidoscopico di vuoti e di pieni urbani in cui si intrecciano la piattaforma turistica, quella manifatturiera, quella logistica, quella ambientale e quella sociale della difficile tenuta demografica. Tenere assieme nelle istituzioni, nelle imprese, nel terzo settore, le terre rare del green delle montagne (aria, acqua, legno, biodiversità) e le terre rare dell'innovazione tecnologica (neodimio, disprosio, lantanio, etc.) dell'economia della conoscenza a base urbana è una sfida che il cinetico Marco Bussone, presidente di Uncem, eleva a sfida "democratica". Partendo da ciò che resta delle comunità montane con Lupatelli (comunità energetiche) Renzi (Symbola) e tanti altri ne ho scritto cercando tracce di comunità aperta e larga in itinere dal margine verso il centro.