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Il 2025 si è aperto con un contesto internazionale profondamente mutato. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca ha segnato l’avvio di una nuova fase di conflitto commerciale, in particolare con la Cina, attraverso l’imposizione di dazi massicci su una vasta gamma di prodotti, tra cui autoveicoli, componentistica e materie prime strategiche, a cui la Cina ha risposto, oltre che con altre barriere tariffarie, anche con il blocco delle licenze per le esportazioni di terre rare. Si è assistito anche ad una forte escalation delle relazioni diplomatiche e commerciali con l’Unione Europea, che, seppur fortemente orientata verso la soluzione negoziale, ha contestualmente individuato un pacchetto di contromisure da introdurre. Gli effetti risultano ancora imprevedibili sull’equilibrio delle filiere globali e sui mercati internazionali.

È comunque evidente che vi saranno delle ripercussioni sul comparto automotive. Gli USA, infatti, rappresentano un mercato fondamentale per l’industria automotive europea e italiana. Quest’ultima, esporta autoveicoli per un valore di circa 3,3 miliardi di euro l’anno e componenti per un valore di circa 1,3 miliardi di euro l’anno. Di contro, il blocco delle licenze necessarie per l’esportazione delle terre rare da parte della Cina impone la riapertura delle interlocuzioni sul settore automotive tra Bruxelles e Pechino, in un’ottica europea meno protezionista. Le terre rare, di cui la Cina detiene di fatto il monopolio – oltre il 60% dell’estrazione globale e, soprattutto, il 90% della capacità di raffinazione mondiale – sono infatti fondamentali per la realizzazione di alcuni componenti chiave sia dei veicoli endotermici che dei veicoli elettrici. Parallelamente, sul fronte europeo, il 2025 ha visto l’avvio di un nuovo approccio istituzionale nei confronti del comparto automotive. L’Europa ha compreso la necessità di ripensare la propria strategia industriale dedicando un’attenzione particolare all’automotive, quale motore storico del suo tessuto produttivo e occupazionale. Un importante impulso è arrivato dalla presentazione del rapporto Draghi sul futuro della competitività dell’Europa, un documento di ampio respiro che ha messo in luce in modo diretto e senza ambiguità i punti critici e le potenzialità dell’industria europea nel confronto con le potenze globali, dedicando parte della sua attenzione anche al settore dei trasporti e all’automotive. Proprio sulla base di questo documento, a gennaio la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha avviato un dialogo strategico sul futuro dell’automotive, riunendo istituzioni, imprese, sindacati, rappresentanti della ricerca e delle associazioni ambientaliste, con l’obiettivo di identificare le principali sfide di un settore che si trova al crocevia tra decarbonizzazione, digitalizzazione, autonomia strategica e tenuta occupazionale. Il dialogo ha rappresentato un momento di ascolto e confronto, ma anche un segnale forte di attenzione politica verso una filiera che dà lavoro a circa 13 milioni di europei e che costituisce uno degli assi portanti della transizione verde e digitale. La Commissione Europea ha infatti presentato la Comunicazione sull’Industrial Action Plan for the European Automotive Sector.

Il piano si propone di affrontare le criticità strutturali del settore, sostenere l’innovazione, agevolare la riconversione produttiva e accompagnare socialmente i cambiamenti, individuando le seguenti 5 priorità: innovazione e digitalizzazione; transizione verso una mobilità pulita; competitività e resilienza della catena di approvvigionamento; miglioramento delle competenze e dimensione sociale; condizioni di parità e contesto imprenditoriale competitivo. Contestualmente è stata presentata anche una comunicazione relativa alle flotte aziendali, individuate come asset fondamentale per la transizione green del settore dei trasporti. Il 2025 segna quindi un anno di analisi interna da parte dell’Unione Europea che, pur mantenendo salda la rotta verso gli ambiziosi obiettivi di neutralità climatica al 2050, sta portando avanti una valutazione e una revisione delle politiche e delle normative approvate per conseguire questi obiettivi, nell’ottica della competitività e della sostenibilità.

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