Nel 2023 le performing arts, superata la crisi determinata dalla pandemia, hanno visto forti segnali di recupero, a partire dalla partecipazione del pubblico. Gli spettatori sono tornati nei teatri, negli auditorium, negli spazi all’aperto, riscoprendo il piacere della condivisione di esperienze culturali. La ripresa delle attività, sul versante del lavoro ha segnato addirittura un incremento degli occupati (peraltro permanendo criticità latenti). Sul versante legislativo, sono ancora attesi importanti provvedimenti da tempo annunciati, in primo luogo l’emanazione del Codice dello Spettacolo, che dovrà ridefinire il quadro normativo delle aree dello spettacolo dal vivo; sono stati altresì approvati primi interventi a tutela dei lavoratori del settore.
Nel 2023, la percentuale degli italiani che hanno assistito almeno a uno spettacolo teatrale (nell’ampia accezione del termine) è stata del 19,8% – nell’anno precedente era stata del 12,1% – così avvicinandosi al valore pre-Covid del 2019 pari al 20,3%. Per quanto riguarda i concerti di musica classica e l’opera ci si è attestati sul 9,8% – nel 2022 era stata del 6,5% e nel 2019 del 9,9% – mentre gli altri concerti hanno raggiunto il 21,7% contro l’11,2% dell’anno precedente e il 20,2% del 2019[1].
Dai dati quantitativi elaborati dalla SIAE, dai quali derivano utili analisi e inferenze, apprendiamo che nello stesso anno, per quanto riguarda il totale delle attività teatrali il numero delle rappresentazioni è stato pari a 146.474, mentre i biglietti venduti sono stati oltre 26 milioni (rispettivamente +11% e +8% rispetto al 2019), con una spesa del pubblico superiore ai 520 milioni di Euro (+8% rispetto al 2019). Si registra altresì una straordinaria ripresa per i concerti, con 61.639 eventi e più di 28 milioni di biglietti venuti (rispettivamente +61,7% e +70% rispetto al 2019) e una spesa del pubblico di circa 970 milioni di Euro (+88%).[2]
Stante questo quadro di riferimento, riveste particolare attenzione lo stato occupazionale del settore. Nel 2023 il numero di lavoratori dello spettacolo con almeno una giornata retribuita nell’anno, è stato pari a 305.995, con un incremento rispetto all’anno precedente del 5,8% e rispetto al 2019, ultimo anno pre-pandemia, del 12,8%. Gran parte delle figure professionali nel 2023 hanno visto, nei due intervalli considerati, un aumento del numero dei lavoratori. Primi tra tutti gli attori, arrivati nel 2023 a 99.959 unità, la categoria più numerosa, cresciuta rispetto al 2022 del 9,4% e rispetto al 2019 del 18,7% (vede all’interno, si rileva, un’ampia rappresentanza, 62.481 lavoratori, di “generici e figuranti speciali”) [3].
Il quadro complessivo che emerge sarebbe tendenzialmente positivo, ma per cogliere l’effettivo stato di salute del lavoro nello spettacolo, è opportuno ricorrere anche ad altri indicatori, quali il numero delle giornate medie annuali retribuite. Per citare le categorie più numerose, nel 2023 per gli attori sono state 21, per i 35.877 concertisti e orchestrali 39, mentre i 40.054 impiegati hanno conseguito risultati decisamente migliori, con 219 giornate[4]. Si conferma in questa fase la sostanziale dicotomia tra il lavoro dietro le quinte e quello artistico, spesso associato al preoccupante fenomeno dei working poors; complessivamente i dati restituiscono la visione di un settore a basso reddito. Per ovviare alle conseguenze dell’instabilità propria del lavoro nello spettacolo e riconoscendone la specificità delle professioni, che implica periodi di inattività, così come periodi di studio e formazione al di fuori delle effettive giornate retribuite, è stata istituita nel 2023, in applicazione della Legge 106/22[5], la cosiddetta “indennità di discontinuità”, un provvedimento forse perfettibile, che si auspica rappresenti l’avvio di un più ampio processo finalizzato anche a ridurre la sottoccupazione del settore.
La filiera delle performing arts nel 2023 ha dunque ripreso appieno le attività produttive e quelle distributive (fermi restando gli endemici disequilibri territoriali). Limitandoci alla prosa, tra gli spettacoli rappresentati più sorprendenti si colloca sicuramente Natale in casa Cupiello, spettacolo per attore cum figuris, diretto da Lello Serao, realizzato in concomitanza con i 90 anni dalla prima rappresentazione del capolavoro di Eduardo De Filippo, il cui testo viene mantenuto integralmente, ma con la variante, non secondaria, che in scena si trova un solo attore, Luca Saccoia, che si moltiplica nelle voci, coadiuvato dagli altri personaggi trasmutati in grandi pupi di legno. Lo spettacolo – prodotto da Interno 5 e Teatri Associati di Napoli con il sostegno della Fondazione De Filippo – si è meritato il Premio della Critica 2023 assegnato dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro – ANCT, che ha anche premiato le Edizioni Cue Press di Mattia Visani per l’insieme delle iniziative editoriali, un ricco catalogo che giustappone coraggiosamente classici e nuova drammaturgia, e tra gli attori, Tindaro Granata, Laura Curino, Dario Manfredini e Manuela Mandracchia. Quest’ultima interprete di due spettacoli produzioni dello Stabile di Torino diretti da Filippo Dini, Agosto a Osage County di Tracy Letts e Il crogiuolo di Arthur Miller, uno degli spettacoli più apprezzati, per il quale Filippo Dini è stato anche valutato migliore regista e migliore attore protagonista dal Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2023. L’allestimento affronta il testo, che rievoca quanto accadde durante la caccia alle streghe di Salem nel XVII secolo, secondo una visione che riflette le contraddizioni e il malessere della società contemporanea, attraverso un linguaggio scenico di grande impatto
Venendo al premio Ubu, un altro degli appuntamenti annuali di riferimento per il teatro, il 2023 ha visto primeggiare la compagnia Lacasadargilla. Si è infatti aggiudicata il riconoscimento come migliore spettacolo con Anatomia di un suicidio, che è valso, unitamente a Il Ministero della solitudine, il premio per la regia a Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, e come migliore attore/performer a Francesco Villano. La compagnia di Roma, opera da quasi vent’anni realizzando spettacoli fortemente innovativi, sia sul versante tecnico sia attoriale-drammaturgico, frutto di una visione interdisciplinare che coinvolge registi, attori, musicisti e artisti visivi. Tra altri vincitori di premi Ubu ricordiamo Margherita Palli, professionista di grande esperienza, una delle maestre della scenografia in Italia, Saverio La Ruina, attore qui premiato come autore di Via del Popolo, e la compagnia bolognese Kepler-452 alla quale è stato riconosciuto un premio speciale per l’attività di ricerca svolto nella fabbrica ex-GKN, che ha dato origine allo spettacolo Il Capitale. Un libro che non abbiamo ancora letto. Il lavoro è frutto di mesi di studio e relazioni con il collettivo della fabbrica, al centro di una vertenza scoppiata nell’estate del 2021 dopo il licenziamento via mail di oltre 400 operai, dai quali è nato uno spettacolo di innegabile impatto.
Tra i “generi” riproposti con immutato interesse del pubblico, spesso con successo, rileviamo “Il teatro dei giornalisti” – un fenomeno di ibridazione non solo italiano, da non sottovalutare, da tempo presente anche negli USA e assai diffuso in Francia – in maniera crescente programmato nei nostri cartelloni. Negli anni sempre più giornalisti (ma parallelamente anche critici e scrittori) si sono voluti confrontare con i pubblici reali dopo avere acquisito visibilità, in massima parte, attraverso i programmi televisivi. Tra i protagonisti di questa nuova corrente spiccano Andrea Scanzi, il cui repertorio spazia dalla satira politica a spettacoli dedicati ai nostri cantautori, e Luca Telese che affronta temi legati alla storia recente del nostro Paese.
Va detto che le modalità di rappresentazione adottate vanno dalla spettacolarizzazione in chiave multimediale al melologo, fermo restando che “Il teatro dei giornalisti” non è assimilabile, nelle forme e negli obiettivi, al “teatro di narrazione” portato al successo da interpreti come Marco Paolini e Marco Baliani. Non si può non rilevare che nel tempo si è passati da una televisione che promuoveva il teatro attraverso i protagonisti del palcoscenico (da Eduardo De Filippo a Carmelo Bene) a una televisione i cui protagonisti approdano al palcoscenico.
Nel 2023 non è venuta meno l’attenzione di molti professionisti delle performing arts e ricercatori, nei confronti del rapporto tra la scena e le nuove tecnologie. Merita attenzione, tra gli altri, il progetto biennale Food Data Digestion che nasce dalla collaborazione tra il Laboratorio di Tecnologie Umanistiche della Facoltà di Scienze e Tecnologie informatiche della Libera Università di Bolzano e l’organizzazione culturale transdisciplinare Sineglossa di Ancona[6]. Nell’ambito del progetto, diretto da Antonella De Angeli, è stato prodotto uno dei primi testi teatrali italiani frutto della collaborazione tra artisti – un gruppo di drammaturghi, coadiuvati dall’autore e regista Mariano Dammacco – e intelligenze artificiali. Obiettivo di fondo dell’operazione è indagare le effettive capacità creative e immaginifiche dell’intelligenza artificiale, ma anche le potenzialità del rapporto tra artisti e AI per dare luogo a nuove forme artistiche; si tratta di temi che in breve tempo hanno assunto centralità a livello internazionale dando luogo a molteplici momenti di studio e riflessione.
Il rapporto tra arte e AI può riguardare anche l’esecuzione stessa dello spettacolo, come in Retraining Bodies, una performative lecture del sound artist e performer Luca Pagan: con l’utilizzo di biosensori per il rilevamento del movimento del corpo che imparano ad associare l’espressività gestuale alla produzione di forme sonore, il progetto esplora i metodi di apprendimento tra il corpo umano e l’intelligenza artificiale. La performance è stata presentata anche alla sesta edizione della rassegna Digitalive del Romaeuropa Festival, dedicata proprio ai linguaggi e alle culture digitali all’interno degli spettacoli dal vivo.
E se la crisi pandemica aveva favorito l’acquisizione di competenze digitali finalizzata alla realizzazione di produzioni fruibili online, diversi organismi hanno comunque sviluppato progettualità legate alle nuove tecnologie successivamente a quella fase. Un processo favorito, tra gli altri elementi, dall’emanazione dell’avviso pubblico TOCC[7], finanziato tramite il PNRR e gestito dal Ministero della Cultura, per l’erogazione di contributi a fondo perduto in favore di micro e piccole imprese, enti del terzo settore e organizzazioni profit e no profit, finalizzato a favorire la Transizione Digitale di Organismi Culturali e Creativi. I primi effetti di tale investimento si sono visti nel 2023 con la realizzazione di autorevoli iniziative, quali il progetto Motus realizzato dall’omonima compagnia teatrale – tra le più innovative del panorama nazionale, fondata a Rimini nei primi anni ’90 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò – in partenariato con la Biblioteca Gambalunga di Rimini e con l’azienda 4Science, che supporta università e istituzioni culturali nella gestione e realizzazione di progetti digitali. L’obiettivo del progetto è la costruzione di un archivio, in forma digitale e fisica, comprendente documenti video e cartacei dei 33 anni di vita della compagnia, da rendere disponibile gratuitamente e accessibile a tutti.
Trattando di buone pratiche, con particolare riferimento ai progetti finalizzati a valorizzare nuove figure autoriali, non si può non citare tra le iniziative che hanno preso forma nel 2023 il progetto triennale Nuova scena italiana nel mondo, partito da Santiago del Cile, per poi toccare diversi paesi, realizzato dall’associazione culturale Riccione Teatro (che gestisce lo storico Premio Riccione per il Teatro), in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il progetto, a cura dello scrittore e critico teatrale Graziano Graziani e Simone Bruscia (anche direttore artistico del Premio), grazie alla costruzione di una rete di collaborazioni con importanti festival, istituzioni culturali e istituti italiani di cultura all’estero, consentirà di far conoscere la nuova drammaturgia italiana nel mondo. Avverrà attraverso la proposta di testi – tradotti in inglese, francese, tedesco, spagnolo e greco – di sei giovani talenti under 35 che si sono messi in luce negli ultimi anni al Premio Riccione per il Teatro, alla scuola di drammaturgia Scritture, promossa dallo stesso Premio con altre istituzioni teatrali, e alla Scuola di ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione: Fulvia Cipollari, Denise Diaz, Jacopo Giacomoni, Alessandro Paschitto, Eliana Rotella e Giulia Trivero.
Nel mondo delle performing arts si riconferma un tema importante la sostenibilità. Dal punto di vista della comunicazione e della riduzione di impatto, è rappresentativo è il progetto Climate Stage a cura della rete Fertili Terreni Teatro di Torino (AMA Factory, Cubo Teatro, Tedacà) in collaborazione con Legambiente. Propone le arti performative per il coinvolgimento attivo della comunità locale torinese, in particolare dei giovani under 25, verso una transizione verde. Prevede un percorso di formazione, coprogettazione, sperimentazione artistica e programmazione che coinvolge il gruppo di lavoro di Fertili Terreni Teatro (circa 20 artisti), lo Young Board Ftt (15 giovani artisti) e gli abitanti della città. Il progetto integra il percorso di efficientamento energetico e transizione ecologica che gli spazi gestiti dalle associazioni (Teatro San Pietro in Vincoli, Off Topic, Teatro Bellarte) metteranno in atto nel 2024 grazie al sostegno ottenuto con tre diversi progetti in rete, in esito alla partecipazione al bando TOCC Green del PNRR[8].
L’interazione tra performing arts e ambiente può innovare i linguaggi artistici. Lo dimostra la compagnia teatrale Thiasos TeatroNatura (Roma), che unisce performing arts e attenzione all’ambiente recitando all’aperto (in parchi o riserve naturali) senza strumentazioni audio e illuminotecniche, né scenografia che non sia quella naturale. Modalità che obbligano gli attori a misurarsi e a lavorare in relazione diretta con gli elementi naturali (il vento che aiuta a portare lontano la voce o la luce che cambia) integrati nella narrazione.
Nel quadro complessivo delle performing arts, occupano un ruolo determinante le Fondazioni lirico-sinfoniche, sul versante economico – ogni euro investito nella lirica restituisce tra i 2 e i 2,5 euro, con un forte impatto sul territorio[9] – e ancor più per il loro portato storico-culturale. Un aspetto quest’ultimo fortemente valorizzato con l’iscrizione da parte dell’UNESCO, nel dicembre 2023, della Pratica del canto lirico in Italia nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Si tratta di un obiettivo raggiunto a conclusione di un percorso di lavoro durato circa dieci anni portato avanti dall’attuale Ministero della Cultura (ex MiBACT) e dal Comitato per la Salvaguardia dell’Arte del Canto Lirico Italiano, che vede al proprio interno le massime realtà istituzionali della lirica italiana, prima tra queste l’Associazione Nazionale Fondazioni Lirico-Sinfoniche – ANFOLS, presieduta dal Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna Fulvio Macciardi[10]. La nomina, che vede il riconoscimento del valore simbolico e identitario di uno degli elementi fondanti della cultura del nostro Paese, potrà comportare importanti ricadute su più versanti, in primo luogo favorendo l’internazionalizzazione della conoscenza di quest’arte. Questo consentirà di incrementare il turismo culturale in Italia e avviare o rinforzare modalità di collaborazione con organismi del settore di altri paesi. Il riconoscimento da parte dell’Unesco è stato celebrato con un evento memorabile all’Arena di Verona, alla presenza del Presidente della Repubblica[11]. Come per tutti i settori dello spettacolo dal vivo, anche per le Fondazioni lirico-sinfoniche, la crisi pandemica ha comportato grandi difficoltà, che questi enti hanno affrontato mettendo in campo le loro migliori risorse intellettuali e organizzative per garantire la continuità del lavoro e non disperdere il valore dei rapporti costruititi nel tempo con il pubblico, anche avviando, con l’utilizzo delle più innovative tecnologie digitali, importanti progetti produttivi[12]. È da sottolineare che rispetto all’occupazione le Fondazioni lirico-sinfoniche sono tra le imprese delle performing arts con la percentuale più alta di dipendenti a tempo indeterminato. Ma anche, che negli ultimi anni è giunto a compimento il processo di risanamento avviato nel 2013 che ha investito le Fondazioni lirico-sinfoniche in virtù della cosiddetta Legge Bray[13], consentendo di superare gravi criticità del settore.
Il sistema complessivo della lirica, seppure di poco, nel 2023 si è mantenuto al di sotto dei risultati conseguiti nel 2019, ha visto altresì una crescita significativa rispetto all’anno precedente. Sono state eseguite 2.948 recite (+12%) per un pubblico di oltre 2 milioni di spettatori (+24%) e un incasso al botteghino superiore ai 110 milioni di Euro (+30%).[14]
Complessivamente il 2023 è stato per le performing arts un anno di ripresa – di transizione per quanto concerne i rapporti con le istituzioni centrali – durante il quale sono stati ridefiniti obiettivi e prospettive.
Suggerimenti di lettura
- Fontana C., Sarà l’avventura. Una vita per il teatro, Il Saggiatore, Milano, 2023.
- Vitaletti M., Lavoro e tempi dello spettacolo: uno studio sullo statuto giuridico dell’artista, Fondazione Brodolini, Roma, 2022.
- Monteverdi A.M., Leggere uno spettacolo multimediale. La nuova scena tra video mapping, interaction design e intelligenza artificiale, Audino, Roma, 2020.