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L'ex deputato e presidente di Symbola «La bellezza crea ricchezza Ora serve una visione seria». Ermete Realacci, ex deputato, fondatore di Legambiente, presidente di Symbola, spiega il variegato mondo del "capitale culturale" italiano e del suo peso. Per anni abbiamo assistito a tagli pubblici nella cultura, come rami secchi. «I bilanci pubblici sono sempre più stretti e non c'è bisogno di indignarsi. La visione che cerchiamo di dare è complessiva, parte dall'articolo 9 della Costituzione, unicum a livello europeo: promuove lo sviluppo della ricerca scientifica e tecnica, ma anche tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico, oltre che l'ambiente. E questo lo fa la Repubblica, non lo Stato: cioè tutta la comunità». Quindi anche il singolo, o il privato, hanno un ruolo. «Guardi, domani (oggi per chi legge, ndr) sarò a Cremona a parlare agli industriali della città. A Cremona c'è la Arvedi, che è dopo la crisi dell'Ilva la più grande acciaieria del Paese. Che ha uno stabilimento a inquinamento zero, sostiene i musei cittadini e finanzia una sede universitaria». Ma quella di Arvedi non è una mossa per farsi benvolere? «Premesso che l'Italia è il Paese della cultura e dell'arte grazie a mecenati, benefattori e anche tiranni, il legame con il territorio non è solo fondamentale ma porta ricchezza. Questo lo chiariamo nel nostro studio con dati concreti». Ma il capitale culturale a che cosa serve? «Al fatto che restiamo il Paese del bello, siamo primi nel design in tutti i campi. Non c'è solo la moda, potrei fare l'esempio del legno di arredo, di cui siamo i terzi esportatori al mondo.Negli anni '60, l'economista Galbraith diceva che l'Italia aveva un sistema economico pessimo, ma che sopravviveva grazie alla capacità di mettere bellezza negli oggetti. L'Italia ha una "antropologia produttiva" che si nutre di cultura anche quando non lo sa». In Italia, e in Liguria, cultura e turismo a volte vengono contrapposte. «Le esperienze positive sono tante. A Pompei l'attuale direttore Gabriel Zuchtriegelha legato le visite al sito con l'esigenza del rigore della conservazione ma anche con esperienze di cultura materiale, alimentare». La bellezza italiana porta anche all'overtourism, come alle Cinque Terre. «Le Cinque Terre sono un esempio positivo di valorizzazione con una forte valenza ambientale. L'overtourism contraddice la qualità: per arginarlo occorre ideare nuovi flussi e valorizzare luoghi meno noti. Un esempio: pochi sanno che la vera "spada nella roccia" non è in Inghilterra ma in Toscana, a San Galgano». C'è anche un problema di promozione. «Sì, quando è scollegata, campanilistica: gli esempi si sprecano. Nella competizione mondiale è assurdo voler sponsorizzare un singolo territorio di fronte a colossi come la Francia o persino la Cina, dove non ci sono le fughe in avanti degli enti locali. Questa lezione direi che ancora non l'abbiamo imparata».

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Intervista a Realacci: "La bellezza crea ricchezza. Ora serve una visione seria" | Il Secolo XIX

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