Osservando le esperienze di collaborazione tra imprese sviluppatesi negli ultimi anni, emergono quattro motivazioni principali che spingono le aziende a ricercare sinergie, stringere alleanze e dare vita a modelli di coesione industriale o commerciale, che si rivelano fattori di competitività efficaci, in grado di portare benefici a tutti i soggetti coinvolti.
La prima motivazione riguarda la necessità, resa più evidente dopo la crisi delle forniture seguita alla pandemia da Covid-19, di un maggiore controllo sulla supply chain, strategico anche nell’ottica di assicurare la sostenibilità ambientale e sociale della propria catena di fornitura. Garantire l’accesso a materie prime e semilavorati è diventato cruciale, così come migliorare la tracciabilità dell’intera filiera, sia per rispondere alla crescente domanda di trasparenza e circolarità proveniente dai consumatori, sia per adeguarsi alle nuove normative europee in materia, sia, infine, perché il rispetto dei criteri ESG (Environmental, Social e Governance) è diventato ormai un requisito fondamentale per accedere al credito delle banche o per partecipare a bandi di gara pubblici e privati.
Spesso, dunque, l’alleanza tra aziende diventa la soluzione più efficace per acquisire le competenze necessarie a rendere più sostenibile o circolare un prodotto o un intero processo produttivo, riuscendo così ad accedere a mercati e opportunità altrimenti difficili da raggiungere.
È il caso della partnership tra la piemontese Mondo, specializzata in piste di atletica, e Nieddittas, cooperativa di pescatori sardi. Le due aziende hanno lavorato insieme per realizzare un nuovo materiale per piste incorporando gusci di molluschi bivalvi che, anziché diventare rifiuti, vengono trasformati in una risorsa ecologica. Ne è nata così una filiera ecosostenibile, che consente a Mondo di migliorare ulteriormente la qualità dei propri prodotti e permette alla cooperativa di valorizzare i propri scarti, convertendoli in una nuova materia prima e risparmiando anche sui costi di smaltimento. Il risultato di questa partnership è un materiale altamente performante che è stato sotto gli occhi di milioni di spettatori allo Stade de France di Parigi durante le Olimpiadi del 2024.
Altro esempio di filiera sostenibile rafforzata grazie alla coesione tra due aziende è quella coinvolta nella partnership avviata nel 2023 da Pastificio Zini e Molitoria Umbra. Spinta inizialmente dalle crescenti tensioni sul prezzo del grano seguite alla guerra tra Russia e Ucraina, questa collaborazione è diventata un’opportunità per valorizzare la materia prima del territorio, garantire una giusta remunerazione ai coltivatori diretti e un giusto prezzo ai consumatori. L’accordo prevede infatti la fornitura di grano coltivato al 100% tra Umbria e Toscana, assicurando flussi di approvvigionamento programmati a costi stabili, grazie al modello produttivo consolidato di Molitoria Umbra, che investe su filiere agroalimentari pluriennali e consente ai fornitori di pianificare in modo certo le coltivazioni sul medio-lungo periodo, rispettando le rotazioni colturali e favorendo quindi uno sviluppo sostenibile del territorio.
Il modello delle filiere è, del resto, uno dei principali punti di forza dell’industria italiana: i principali campioni del made in Italy sono tali, per loro stessa ammissione, grazie all’esistenza di un tessuto produttivo di piccole e talora piccolissime imprese manifatturiere o artigianali che forniscono materiali, componenti e semilavorati innovativi e di grandissima qualità. Tanto che, spesso, attorno a questi campioni si creano delle vere e proprie “fabbriche diffuse” in cui competenze, tradizioni e ricerca diventano un patrimonio condiviso a vantaggio di tutti. Un esempio significativo è il Programma Fornitori Ufficiali di Ducati, attraverso cui le aziende fornitrici del gruppo si sono trasformate in veri e propri partner, coinvolti direttamente nello sviluppo di nuovi prodotti. Il crescente impegno sul fronte della sostenibilità ha inoltre spinto Ducati a introdurre un indicatore per valutare le performance ambientali di tutti gli anelli della sua filiera, favorendone il miglioramento.
Garantire la sostenibilità delle filiere è, come accennato, una delle principali leve della coesione tra imprese. Tra i tanti casi, ricordiamo quello di Gefran[1] (gruppo specializzato nella produzione di sistemi per l’automazione dei processi): dal 2021 l’azienda affianca i fornitori locali nel percorso di riduzione dell’impatto ambientale e sociale delle proprie attività. In cambio, i fornitori si impegnano a sviluppare progetti di sostenibilità e circolarità, migliorando così le performance della stessa Gefran, ancora una volta in un processo virtuoso win-win.
La seconda motivazione che spinge le aziende alla coesione è la crescente specializzazione tecnologica, necessaria per mantenere la competitività in un mercato globale in cui l’innovazione è una delle principali leve di sviluppo. Per assicurarsi competenze tecnologiche avanzate e specialistiche, molte imprese preferiscono stringere alleanze con realtà già consolidate nell’ambito di interesse, piuttosto che investire per costruire da zero quelle competenze al proprio interno. In alcuni casi, questo processo porta a maturare operazioni di acquisizione o fusione tra aziende, ma spesso i soggetti coinvolti preferiscono invece forme di integrazione più leggere, attraverso accordi di partnership oppure dando vita a network o consorzi.
Se le alleanze tra grandi colossi dell’industria italiana sono note – basti pensare alla collaborazione tra Comau e Leonardo nel settore dell’automazione – non mancano esempi virtuosi di accordi tra piccole e medie imprese. È il caso di Yoomee, una rete d’impresa nata una decina di anni fa, che si è poi evoluta in una start up e, oggi, in una società a responsabilità limitata. Protagoniste di questa esperienza di successo sono tre imprese emiliane specializzate in ambito ICT, due in particolare nel settore del web e una nel campo della progettazione elettronica, che oltre dieci anni fa hanno partecipato a un bando della Regione Emilia-Romagna per costituirsi come rete d’impresa e investire sulla realtà aumentata, un ambito decisamente pionieristico all’epoca, acquisendo nuove competenze. Oggi Yoomee è un punto di riferimento per l’editoria scolastica digitale, con clienti tra i più importanti editori italiani.
Nella Bergamasca esiste ormai dal 2015 il network Sealcore, nato dell’unione imprenditoriale di otto società (tutte a conduzione familiare) attive nella produzione di componenti tecnici per l’industria, con specializzazioni in diversi settori (tra cui il chimico, il petrolchimico, il medicale, il minerario e l’automazione). Pur mantenendo la propria autonomia, le imprese lavorano in sinergia, integrando competenze e prodotti per offrire soluzioni più competitive.
La terza ragione che favorisce la coesione tra aziende è l’espansione sui mercati esteri, una delle principali leve di crescita, come dimostrato da molti studi[2]. Le imprese manifatturiere italiane hanno infatti una forte vocazione internazionale, ma spesso faticano a consolidare la propria presenza in Paesi lontani o complessi da affrontare dal punto di vista logistico, culturale o burocratico. Non aiutano le politiche protezionistiche che si stanno affermando in alcuni mercati chiave per il made in Italy e che renderanno ancora più oneroso esportare i propri prodotti, soprattutto per le piccole realtà. Da qui la necessità crescente di dare vita a forme di coesione attraverso cui condividere professionalità, strumenti operativi o reti distributive per gestire le attività di export e ridurne i costi.
Un esempio consolidato nel nostro Paese è il sistema dei consorzi. Tra questi, il Consorzio Tutela Grana Padano, nato nel 1954 per garantire il rispetto del disciplinare produttivo e divenuto negli anni anche un importante sostegno all’internazionalizzazione delle imprese produttrici. Nel 2024 il Consorzio ha registrato un record di quasi 2,7 milioni di forme esportate, pari al 52% della produzione totale, con un incremento del 9,15% rispetto all’anno precedente.
In tema di sostenibilità e transizione ambientale, merita di essere citato il Consorzio Nazionale Sistema Arredo, creato a fine ottobre 2024 grazie all’iniziativa di FederlegnoArredo e alle adesioni di 15 aziende pioniere. Il suo obiettivo è supportare le imprese nella gestione del ciclo di vita finale dei prodotti, rispecchiando non solo i principi dell’economia circolare, in cui l’industria italiana del legno-arredo è da tempo un punto di riferimento, ma anche le politiche europee sempre più orientate verso il riutilizzo e la valorizzazione dei prodotti.
Se il modello consortile è da sempre uno degli strumenti più efficaci per stimolare aggregazione e sinergia, negli ultimi anni si è rapidamente diffuso anche il sistema delle reti d’impresa, che a fine 2024 contava oltre 50mila aziende aggregate, per un totale di 1,7 milioni di lavoratori coinvolti[3]. Introdotta nel 2010, questa forma di collaborazione tra imprese ha aiutato molte piccole e piccolissime realtà produttive (ovvero la maggior parte tra quelle che hanno siglato un contratto di rete) a rafforzare la propria struttura, investire per innovare e generare occupazione. In 15 anni il numero di aggregazioni è aumentato costantemente, fino a raggiungere a fine 2024 quota 9.630, segnando una crescita dell’8,1% rispetto all’anno precedente.
La spinta delle tecnologie, inoltre, ha reso possibile l’emergere e il consolidarsi anche di forme più agili o informali di collaborazione, come le piattaforme digitali. Si tratta di strumenti fondamentali per mettere in rete le piccole eccellenze manifatturiere italiane, amplificandone la visibilità e favorendo il contatto diretto tra produttore e consumatore, o cliente professionale.
Nel settore dell’abbigliamento e della moda si distingue l’esperienza di Mirta, marketplace che collega i distributori internazionali con le botteghe artigiane italiane, creando nuove opportunità di business per i produttori e semplificando le operazioni post-vendita, come il pagamento, la spedizione e la gestione delle pratiche doganali. Analogamente, nel settore agroalimentare, Italiantasty è una piattaforma B2B dedicata ai prodotti alimentari italiani d’eccellenza, che mettono connessione le PMI italiane con importatori e distributori di prodotti alimentari d’eccellenza in oltre 120 Paesi.
La quarta motivazione che spinge le aziende alla coesione è la volontà di mettere assieme risorse e competenze per valorizzare e tramandare i saperi e le specializzazioni produttive di un territorio o di un settore. Tra i problemi più urgenti dell’industria manifatturiera italiana c’è infatti la grande carenza di manodopera: mancano soprattutto artigiani, tecnici specializzati e professionisti in grado di accompagnare la transizione digitale e ambientale richiesta alle imprese per restare competitive a livello globale. Mancano i giovani, che sempre più spesso abbandonano le valli o le aree periferiche in cui si trovano fiorenti distretti produttivi per cercare lavoro nelle grandi città o all’estero.
Un esempio è quello delle Innovation Platform del legno realizzate in Friuli-Venezia Giulia da alcune imprese del settore che, attraverso il Cluster Legno Arredo Sistema Casa del Friuli, hanno messo in piedi quattro anni fa un laboratorio dotato delle più moderne tecnologie per la lavorazione del legno, all’interno di un istituto tecnico di Brugnera. Oggi le piattaforme attive sul territorio sono quattro (oltre a quella di Brugnera, due a Udine e una a Manzano), ciascuna con una propria specializzazione, a cui presto se ne aggiungerà una quinta a Tolmezzo, in Carnia. Fondamentale è stata la collaborazione di un manipolo di aziende del comparto, che hanno stanziato le risorse per creare e gestire le piattaforme, e di alcuni grandi produttori di macchinari per la lavorazione del legno, che hanno messo a disposizione i propri impianti. I benefici sono per tutti: le aziende di macchinari hanno trovato spazi in cui far conoscere e sperimentare i propri prodotti, quelle del legno-arredo hanno la possibilità di formare e aggiornare i propri dipendenti su impianti all’avanguardia e il territorio vede mantenute in vita le proprie competenze, oltretutto aggiornate attraverso le più moderne tecnologie.
La coesione tra imprese, specialmente quando radicata all’interno di una comunità o un territorio, non è solo una risposta alle sfide a breve o medio termine, ma diventa una strategia vincente per il futuro, capace di innovare e allo stesso tempo salvaguardare il patrimonio di saperi e competenze che rendono unica la manifattura italiana, di portare sviluppo alle comunità, di rispettare e valorizzare le risorse dell’ambiente.