Due immagini. Piazza San Pietro sommersa dai rifiuti, dopo la cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, il 27 aprile 2014. E Piazza San Pietro deserta, bagnata di lacrime il 27 marzo 2020, durante la preghiera di Papa Francesco per il mondo colpito dalla pandemia. Un contrappunto visivamente esaustivo per descrivere l'impatto dell'uomo sui luoghi. Sopraffatti da flussi aggressivi di cittadini, anche temporanei, che quei luoghi ammirano e spesso calpestano. E bisognosi di un turismo sostenibile, di cui si parla dalla fine degli anni Ottanta, ma solo di recente messo al centro del dibattito politico ed economico. Con uno slancio nuovo, improcrastinabile, imposto adesso dalle evidenze della pandemia, che segna uno spartiacque definitivo. Perché, come sottolinea Giovanni Bastianelli, direttore esecutivo Enit Agenzia Nazionale Turismo, «se già prima del covid-19 le tendenze del turismo internazionale verso l'Italia erano molto precise, verso destinazioni che facessero della sostenibilità il proprio credere nel modo di organizzare il territorio, adesso il rapporto con il rispetto del territorio e della natura viene ancora più esaltato. Quindi, per chi fa turismo la sostenibilità non è più un'opzione ma un obbligo, consapevoli che non c'è differenza tra le esigenze del cittadino che quel territorio lo abita e le esigenze del turista che di quel territorio diventa cittadino temporaneo». Entrambi chiamati al rispetto della comunità e del luogo.
Escursionismo a basso impatto
La complessità delle grandi città d'arte - Roma, Firenze, Venezia - «dipende molto dalla capacità organizzativa delle amministrazioni locali e dai servizi che sono già in grado o meno di offrire innanzitutto ai cittadini», ammonisce Bastianelli. E puntare sul turismo sostenibile in Italia «significa guardare anche a un turismo diffuso» tra antichi borghi, aree interne, cammini, escursionismo a basso impatto, vallate e parchi, come in Trentino e Friuli Venezia Giulia. Promuovendo in tutto il Paese «quel valore in più, tutto italiano, dato dalla bellezza della diversità dei paesaggi, del cibo, delle tradizioni, del linguaggio, per alleggerire il peso sulle mete più frequentate e distribuirlo meglio nel tempo, destagionalizzando».