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L'ateneo napoletano nel report della Fondazione Symbola: nel 1999 il settore aerospaziale dell'università ha messo in piedi la Seapower che ha brevettato Kebold e Gemstar  che rientrano nel progetto della startup che, con i suoi pannelli bifacciali, ad elevata tecnologia, è in grado di migliorare la resa delle colture, grazie a sensori che monitorano il microclima, il consumo dell'acqua, l'acidità del suolo. Per il Sud la Federico II è citata due volte dal rapporto, perché già nel 1999 il settore aerospaziale dell'università mise in piedi la Seapower, che produsse e brevettò «Kebold», la turbina sottomarina più longeva. Il gruppo Seapower, diventato autonomo e partecipato dall'università - impegnata fortemente nella transizione ecologica - ha creato «Gemstar», una sorta di aquilone ancorato nello Stretto di Messina e che grazie a due turbine è in grado di produrre energie dalle onde marine. Restando alla Campania c'è un altro primato da segnalare, quello di Nola, dove la Site, forte di 76 anni di storia alle spalle, ha installato su 57 edifici il più grande impianto fotovoltaico su tetto, producendo 33 Mw all'ora che coprono il fabbisogno di 13mila famiglie e, al contempo, eliminando 21mila tonnellate di Cot. A Pietrelcina bisogna parlare di miracolo: nel piccolo paese del beneventano si misura il vento con la massima precisione grazie alle torri anemometriche di Idnamic, che lavora anche a Taranto e nel deserto tunisino. Poteva mancare Portici? Ovviamente no, ci ha pensato Enea (all'attivo 13 centri e laboratori in Italia, 260o occupati) che nella città campana sta sviluppando soluzioni innovative nell'ambito del fotovoltaico: il sole è forse la fonte energetica più importante per il Paese, ma ancora con problematiche relative al consumo di suolo, all'effetto «isola di calore», con conseguenze negative in campo agricolo. Per ovviare a ciò Enea è riuscita a creare una mappa interattiva 3D delle zone industriali e commerciali e dei centri urbani, sulla base della quale e, con il calcolo di vari fattori, aiuta Dal recente rapporto di Symbola sulle ioo storie di buone pratiche energetiche emerge una realtà imprenditoriale «colta», perché guarda al futuro, affronta il cambiamento climatico con le tecnologie più efficaci e più green, in sostanza più amiche del pianeta. Sono imprese che prosperano con uno sguardo lungo e perciò la Fondazione fondata da Ermete Realacci le ha chiamate a raccolta: sono Zoo, di cui una quindicina meridionali e tra queste c'è l'«azienda» Federico II, fondata nel 1224, e quindi il più antico ateneo statale del mondo e oggi il polo di ricerca più importante del Sud. Il rapporto di Symbola parte da alcuni macrodati: nel 2023 si è raggiunto il picco di emissioni di CO2, grazie a una minore domanda di energia e un aumento di rinnovabili, che nel mondo è al 29,2%, un dato che spinge a definire il nucleare una non risposta, o risposta sbagliata, ai problemi energetici. Per andare avanti su questa strada198 Paesi si sono impegnati a Dubai a raddoppiare annualmente, fino al 2030, il tasso di efficientamento energetico. L'Italia sta marciando bene, ma deve accelerare: rispetto all'odierno 44,6% di rinnovabili presente nel mix energetico deve arrivare all'84%, con conseguenti benefici di 36o mld di euro e 540 mila nuovi posti di lavoro. L'Italia può farcela a raggiungere questi obiettivi, perché dopo la Germania è il più grande produttore di tecnologie, con eccezione dell'eolico, di cui la metà è in capo all'Olanda e di cui la Vestas, leader mondiale, ha scelto Taranto per produrre la pala eolica più grande del mondo (1300 gli occupati). La filiera italiana riunisce 37.655 imprese, di cui un terzo concentrate tra Lombardia, Lazio e Campania. Tra tutte è bello citarne una: Sentnet, di Colfiorito, il paese umbro delle lenticchie l'amministrazione a decidere l'ubicazione dei pannelli. Anche la Sicilia vanta eccellenze «energetiche»: basti pensare ai pannelli bifacciali della Hjt di Catania; alla Eht, consorzio sempre con sede a Catania, composto da 71 imprese coinvolte in progetti che integrano le fonti rinnovabili con la digitalizzazione delle reti per sviluppare un sistema integrato per la gestione delle microgrid. Quindi a Paternò l'azienda Reitano progetta e realizza reti di distribuzione elettrica con cavi aerei e sottomarini, mentre a Messina opera l'Istituto di tecnologie avanzate per l'energia (Itae) del Cnr, che si occupa del settore delle rinnovabili applicato all'agricoltura. Si chiama Messina energia, ma è un'azienda di Barletta, specializzata nella produzione di quadri elettrici di media tensione, componenti fondamentali della cabina elettrica, e la cui affidabilità porta ad essere l'impresa ad essere partner delle più importanti società energetiche. A Foggia opera la Arpital che ha l'obiettivo di connettere il Paese attraverso una rete smart, per abilitare la diffusione delle rinnovabili, superando gli ostacoli morfologici del territorio. Arpitel vanta anche una specializzazione nella realizzazione di reti indoor e outdoor di fibra ottica per gli impianti eolici, detenendo, in termini relativi, il 3o% del mercato eolico. A Massafra, la start-up Bettery ha progettato in collaborazione con l'università di Bologna «Nessox», la batteria «perfetta» che potrebbe cambiare il corso della transizione energetica. A Torremaggiore, invece, la Renewable consulting progetta e realizza grandi impianti greenfield. E, infine, a occuparsi di tutti i pannelli fotovoltaici c'è la siciliana SandStorm, di Vittoria, che si preoccupa di pulire gli impianti con un robot che, grazie all'intelligenza artificiale, spazza via ogni granello di polvere e, ovviamente, di sand, di sabbia.

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Buone pratiche energetiche: c'è la Federico II - Rosanna Lampugnani | Corriere del Mezzogiorno

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