Stazione Futuro «Con l'intelligenza artificiale nuova democrazia della creatività Da verificare gli effetti sul lavoro» Massimiliano Zane, professore universitario, ha aperto la rassegna a Pra' «Noi italiani dobbiamo avere l'umiltà di imparare da chi è più avanti di noi» Silvia Pedemonte on genzalinatretilflii-ciale è nata una nuova democrazia della creatività: piattaforme come Midjourney permettono a un utente medio di diventare un fumettista di altissimo livello, per fare un esempio. Certo, ci sono più riflessioni da fare: le immagini generate dall'AI ispirate a Hayao Miyazaki hanno recentemente invaso il web: quali sono quelle originali, quali quelle generate? Che conseguenze ci sono in termini di perdita di certe professionalità e di lavoro?». Massimiliano Zane, progettista culturale, consulente in economia della cultura, professore universitario, membro del comitato scientifico delle gallerie dell'Accademia di Venezia, già consulente del Ministero della cultura e membro di Icom (il principale network italiano di musei e professionisti museali) e Icomos (il Consiglio internazionale per i monumenti e i siti) ieri ha aperto la seconda edizione di "Stazione Futuro", a Pra'. Una quattro giorni :dura fino a venerdì. L'organizzazione e di Job Centre, Comune di Genova, Symbola. Il Secolo XIX è media partner - che mette al centro innovazione e cultura. Zane, da professore universitario cosa dice ai suoi studenti per le tesi di laurea? «Guai a voi se usate ChatGPT, me ne accorgo! In realtà, occupandomi di master universitari, quindi con tesisti già grandi, non mi è mai capitato. In Italia l'intelligenza artificiale viene usata soprattutto per testi, riassunti ma anche, che è una cosa assolutamente positiva, per le ricerche. Io da studente andavo negli archivi fra schedine di classificazione plastificate per argomenti. Oggi i ragazzi hanno in mano centinaia, migliaia di archivi nello smartphone». Nel mondo cosa sta accadendo, nel settore della creatività e della cultura con le nuove tecnologie? «L'evoluzione creativa è continua. La fotografia vincitrice del prestigioso Sony World Photography Awards 2023, del fotografo tedesco Boris Eldagsen, è stata creata dall'intelligenza artificiale. Kenza Layli, influencer marocchina, in realtà non esiste: è generata dall'AL Il libro "Putin's Dream" del fotografo belga Carl De Keyzer, membro dell'agenzia Magnum Photos, è una raccolta di immagini generate sempre dall'intelligenza artificiale. E lo sguardo va allargato alla musica, al cinema, ai fumetti, alle arti performative, al settore games. Una casa editrice che prima poteva pubblicare 150 libri ogni anno oggi, potenzialmente, può arrivare a 8 mila titoli». Parliamo di una vera e propria industria. «Il settore creativo e culturale rappresenta il 3% del Pil mondiale, con una crescita per anno del 9% nei Paesi già sviluppati e de112% per i Paesi in via di sviluppo. La democrazia è anche in questo aspetto: è una voce di crescita trasversale, che unisce tutti i quattro angoli del mondo. La terza industria cinematografica del mondo, grazie proprio alle nuove tecnologie, è in Nigeria». Qual è il Paese che più sta credendo in questa enorme spinta? «La Corea del Sud che è stata in grado di far nascere una vera corazzata, un settore industriale vero e proprio, con enormi investimenti fatti con la giusta tempistica. Perché anche questo è fondamentale: non pensare all'oggi ma a quello che servirà fra cinque anni. Porsi in modo pro-attivo, insomma. E un'altra cosa, ancora. Avere l'umiltà di imparare da chi è più avanti di noi. I cinesi sono arrivati in Italia, anni fa, per apprendere quello che non sapevano fare. Oggi siamo noi, italiani, che dobbiamo avere l'umiltà di capire cosa dobbiamo mettere in atto. Non è un caso che Netflix ha prodotto Squid Game in Corea del Sud mentre da noi siamo ancora a prodotti dai confini nazionali. Serve togliere il freno a mano e passare da una visione nazionale a una globale». Qualche idea? «Il patrimonio artistico e culturale italiano è enorme ma sulle nuove tecnologie c'è massimo scetticismo. Secondo l'Osservatorio digitale di Milano solo il 57% dei musei del nostro Paese intende investire in AI nei prossimi tre anni. Non si ha ancora la percezione dell'innovazione e non si hanno le competenze specifiche». Servono nuovi professionisti, insomma? «Sì. Ancora oggi nei bandi ministeriali le ricerche sono per profili come archeologi, storici dell'arte, ingegneri: sono le figure richieste da sempre, da quando Spadolini ha inventato il ministero della Cultura. Sacrosante e fondamentali ma non bastano più». L'Italia investe abbastanza per la cultura? «Nella Costituzione c'è sempre stata la tutela del patrimonio artistico, all'articolo 9, mentre la valorizzazione è un concetto recente. La tutela è in capo allo Stato mentre la valorizzazione è decisione delle Regioni, in autonomia. Già da qui, si capisce, non basta». Secondo la sua posizione serve affrontare la sfida con consorzi pubblici- privati. «Il mix di interventi statali sulle politiche e di iniziative di privati sugli investimenti è la strada, a livello mondiale. Anche l'Italia deve capire cosa serve non oggi, perché la risposta è personale sufficiente per aprire i musei, ma da qui ai prossimi cinque anni».