Roma, 21 nov. (Adnkronos) - "Spero che in questa Cop si ottenga almeno un consolidamento e una espansione del fondo per i Paesi in via di sviluppo, quelli che rischiano di pagare il prezzo più alto per i mutamenti climatici, con meccanismi finanziari che immagino siano quelli su cui si sta discutendo e con delle verifiche più serie. Questo fondo era di 100 miliardi di euro, credo che vada di molto aumentato". Così all'Adnkronos Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, in merito ai negoziati in corso a Baku, alla Cop29. "Più in generale, secondo me, il punto chiave è dare forza a un'economia che è più forte proprio perché si allontana dai combustibili fossili. Secondo i dati dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, analoghi a quelli di Irena, l'anno scorso l'85% dei nuovi impianti per la produzione di energia elettrica erano alimentati da rinnovabili. Il 15% da tutto il resto: carbone, olio combustibile, metano e nucleare, addirittura diminuito lo scorso anno come potenza installata - osserva Realacci - Questo vuol dire che, se le fai bene, le rinnovabili costano meno e questo spinge tutti i Paesi, chi più e chi meno, ad andare in quella direzione. In questo, c'è una forte presenza della Cina che, pur consumando tanto carbone, l'anno scorso ha installato la metà delle rinnovabili del mondo perché ha capito che questa strada dà potenzialità dal punto di vista economico-industriale". E nella partita per l'obiettivo Net Zero, il nucleare che peso dovrebbe avere? "Nel mondo il nucleare non si fa perché costa troppo - avverte - In quel dato del 15% c'è tutto il resto, con un nucleare praticamente inesistente, per i via dei costi. Io sono favorevole affinché continui la ricerca, in particolare sulla fusione, ma la fusione sarà una fonte di energia praticabile forse fra mezzo secolo".
(2) = (Adnkronos) - Dunque come affrontare la questione ambientale e climatica? Il focus, per Realacci, è la consapevolezza che si è affermata in questi anni che "proprio affrontare questo problema in una maniera giusta rende più forte l'economia perché la fa scommettere su un'economia che è più capace di futuro. Questo per l'Italia, poi, è vero in maniera particolare perché il made in Italy si basa su qualità, bellezza ed efficienza: noi siamo poveri di materie prime e quindi nel corso dei secoli abbiamo imparato ad essere più efficienti degli altri. E questo è il motivo per cui, per esempio, nel recupero dei rifiuti che sono soprattutto legati a cicli produttivi, l'Italia è di gran lunga la superpotenza europea. Perché recupera 20-30 punti in più della media continentale, molto più dei tedeschi, per esempio". Quindi "c'è un terreno in cui l'economia si nutre di politiche ambientali più avanzate". "Io penso che la linea giusta sia nelle parole di Mattarella, Draghi e anche del neopresidente dell'Anci, Manfredi. Mattarella, nel suo bel discorso a Berlino, ha insistito sul fatto che la sostenibilità è una chiave per rendere più competitiva la nostra economia - sottolinea - Ed è anche quello che sostiene Draghi nel suo rapporto. Se non cominciamo a vedere così queste cose perdiamo un'occasione e finiremo per comprare auto elettriche dalla Cina e, secondo me, fra qualche anno, gli arabi cercheranno di venderci anche l'energia elettrica e l'idrogeno verde". In conclusione, avverte Realacci, "non dobbiamo commettere l'errore di attardarci su cose che hanno poco futuro".