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Bioagricoltore, esperto in riciclo, tecnici della produzione e preparazione alimentare: sono questi alcuni dei dieci mestieri green più richiesti. Fondazione Symbola ha presentato di recente il rapporto per il 2023 Greenitaly realizzato con Unioncamere con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne. Dal rapporto emerge che sono 510 mila le imprese italiane che negli ultimi cinque anni hanno continuato ad investire sulla green economy creando 3,2 milioni di posti di lavoro al punto che i green jobs rappresentano il 13,9% degli occupati. Il Veneto è la seconda regione dopo le 88 mila della Lombardia per numero di aziende green (47.100) davanto alle 44 mila della Campania e della Emilia Romagna. Molto staccato il Friuli Venezia Giulia con 10.490. C'è una ricerca di nuovi mestieri necessari alle piccole e medie aziende che devono adeguarsi al nuovo mantra della sostenibilità e della riconversione energetica. Peraltro una ulteriore spinta nella creazione di nuovi posti di lavoro green potrà venire dai fondi del Pnrr che rappresentano un ulteriore incentivo. Secondo l'indagine rispetto a Nord-Ovest e Mezzogiorno, dove i green jobs crescono molto meno della media nazionale, il Nord Est con 777 mila posti (i115% del totale degli occupati) sta facendo da traino. Per incidenza degli occupati green sul totale degli occupati al primo posto c'è l'Emilia-Romagna con 322 mila occupati (16,1%) seguita dai 313 mila del Veneto (14,6%) e dai 72 mila del Friuli-Venezia Giulia (13,9%). In gran parte sono evoluzioni di mestieri già presenti in azienda. Mestieri che però garantiscono anche una stabilità lavorativa ai giovani che riescono a connettersi con le nuove richieste formative: il 25,6% del totale dei contratti green è infatti a tempo indeterminato e nel 26,9% dei casi interessa under 30. In Fvg nel 2022 sono state 40.100 le assunzioni green rispetto alle 180.240 del Veneto e alle 421.000 della Lombardia (421.170). C'è insomma ancora strada da fare. Gli specialisti del green invadono intanto settori come progettazione (87%), logistica (81,7%), marketing e comunicazione (79,2%) e tecnica (78,1%) delle aziende. Fra i mestieri più richiesti troviamo anche l'eco-designer che concepisce gli spazi in modo da ridurre l'impatto ambientale progettando prodotti e servizi sostenibili e il certificatore di qualità ambientale. Anche il costruttore edile ha necessità di specializzazioni legate alla riqualificazione degli immobili e al risparmio energetico: c'è una forte richiesta di ingegneri civili, di tecnici delle costruzioni civili e nella gestione di cantieri edili e di esperti di sicurezza sul lavoro.Molto a sorpresa in fondo alla classifica ci sono anche estetisti e truccatori. Forse perchè i prodotti legati a maquillage, stile ed estetica oggi hanno un format sempre più agreste e biologico. Emerge poi una agricoltura che sta attirando molti giovani impegnati nella produzione di qualità che non ha l'unica ambizione di generare reddito ma è ispirata alla concezione di una migliore qualità della vita. I178% delle imprese agricole ritiene oggi necessario investire per contrastare il cambiamento climatico. Questo tipo di aziende agricole investono di più nella produzione di energia alternativa (fotovoltaico, in particolare sui tetti delle stalle e dei magazzini, biogas, solare termico), che in un momento di instabilità dei prezzi è diventata l'unica opportunità per diminuire i costi. Da qui anche una maggiore diffusione delle comunità energetiche per la produzione, il consumo e lo scambio di energia da fonti rinnovabili. Si diffonde una maggiore propensione al risparmio energetico, al riciclo, al riuso, alla condivisione: «L'Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di riciclo sul totale dei rifiuti speciali e urbani (83,4%), un valore superiore alla media europea (53,8%) e a quello di Germania (70%). Un risultato che determina una riduzione annuale delle emissioni pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di CO2», così Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. Se insomma da una parte la crisi energetica del 2022, dovuta alla guerra in Ucraina, ha posto nuovo interesse per gli interventi di efficientamento energetico, dall'altra sono aumentate le incertezze sull'immediato futuro, inducendo nelle imprese più giovani una maggiore sensibilità su tutto ciò che può migliorare welfare e ambiente. Guru sostenibilità L'economista americano Jeffrey D. Sachs (nella foto con il presidente di Illycaffè Andrea Illy) è professore di economia di fama mondiale. Direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile alla Columbia University, ha guidato dal 2002 al 2016 l'Earth Institute della Columbia University. È presidente del Sustainable Development Solutions Network delle Nazioni Unite e membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali in Vaticano. La Fondazione Jeffrey Sachs presiede assieme al presidente di Illycaffè Andrea Illy (con lui nella foto) la Regenerative Society Foundation. Il modello rigenerativo, sul quale basa la sua strategia ambientale illycaff è nel rapporto con la materia prima, è basato sulla rigenerazione spontanea della biosfera. La Regenerative Society Foundation promuove un nuovo modello socio-economico, rigenerativo e circolare. Partita idrogeno Sul progetto della North Adriatic Hydrogen Valley, valutato positivamente da Sachs, c'è una convergenza tra Regione Fvg, Croazia e Slovenia per mettere a fattor comune non solo risorse finanziarie, ma soprattutto competenze e innovazioni per favore la transizione verso un ecosistema integrato che coinvolga i settori dell'energia, dell'industria e dei trasporti e che consentirà anche di cooperare su ricerca e innovazione.

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Cresce l'economia sostenibile: 72 mila posti coi mestieri green | Il Messaggero Veneto

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