Nel 2023 è rallentata la crescita economica ed è diminuita la produttività. A ventiquattr’ore dalla diffusione del rapporto Future of Jobs Report del World economic forum (Wef), che delinea il futuro del lavoro da qui al 2030 preannunciando un aumento netto dell’occupazione, in Italia l’Istat fa sapere che il trend segnato nel nostro Paese dalle misure di produttività nel periodo 1995-2023 non è granché, ultimamente. Questi sono i dati principali: «Nel 2023 la crescita del valore aggiunto dei settori che producono beni e servizi di mercato (+0,2%), misurata in volume, è in marcata decelerazione rispetto al 2022 (+6,2%). Il tasso di crescita del capitale (+1,1%) è invariato rispetto al 2022, mentre rallenta l’incremento dell’input lavoro, misurato in ore lavorate, che passa dal 5,2% del 2022 al 2,7% del 2023».
Secondo quanto rilevato e segnalato dall’Istat, tutti gli indicatori di produttività risultato in flessione, per l’anno preso in esame: «La produttività del lavoro diminuisce del 2,5% (+0,5% l’incremento medio tra il 2014 e il 2023) per effetto di un aumento delle ore lavorate maggiore del valore aggiunto. La forte riduzione è diffusa a tutti i settori, inclusa l’industria».
Si tratta di dati scoraggianti, che rientrano nel fenomeno del cosiddetto “lavoro povero” ormai perdurante da molti mesi in Italia. Come già rilevato da più parti, l’Italia non riesce a intercettare spinte pure positive che a livello globale stanno caratterizzando altre realtà, né riesce a cavalcare la necessità di nuovi lavori che la transizione ecologica ha innescato. Come ha fatto emergere un paio di mesi fa il nuovo rapporto GreenItaly realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne, l’Italia ha il potenziale per crescere e per spingere sull’occupazione proprio sfruttando le necessità dei comparti green, ma una mancanza strategia di vertice e pastoie burocratiche la zavorrano. Nel 2023, sempre secondo le rilevazioni Istat, gli occupati in Italia sono cresciuti di 481 mila unità (+2,1%) rispetto al livello raggiunto nel 2022, arrivando al valore di 23.580 mila unità. Ma allo stesso tempo le risorse destinate dal Pnrr al rilancio dell’economia – modellandola sulla transizione verde e digitale, le principali mission del piano – sono entrate in circolo con difficoltà, rimandandone gli effetti ai prossimi anni. Risultato: nel primo anno pieno di Governo Meloni, calano i lavori verdi (green job) nel Paese passando dalle 3.222 mila unità del 2022 a 3.163 mila (-1,8%, pari a -58 mila unità), ovvero poco più di 3,1 milioni a fronte di 23,58 milioni di occupati totali (13,4%, ovvero -0,5% rispetto al 13,9% del 2022).