Roma, 5 lug. (askanews) – L’area dell’Appennino genera circa il 14% del pil italiano, per un valore attorno ai 203 miliardi di euro. E’ quanto emerge dall’Atlante dell’Appennino, promosso dai Parchi nazionali delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna e dell’Appennino Tosco-Emiliano, realizzato dalla Fondazione Symbola con la collaborazione di 40 esperti e con il sostegno del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. L’opera
propone per la prima volta una lettura unitaria dell’Appennino per farne emergere la rilevanza e la centralità nelle geografie fisiche, storiche, economiche e culturali del Paese ma anche le sue fragilità, a partire da quelle sismiche che ne hanno costellato la storia e ne accompagneranno il futuro.
Un sistema ambientale di 1.300 chilometri che si snoda lungo tutta la Penisola fino a Le Madonie – nel cuore della Sicilia, oltre i Peloritani e i Nebrodi. Con una superficie di 94.375 chilometri quadrati (31% della superficie nazionale) superiore a nazioni come l’Ungheria, il Portogallo o l’Austria. Attraversa 14 Regioni e 2.157 comuni (27% dei comuni italiani), dove vivono 10,4 milioni di abitanti, il 17% della popolazione italiana – lo stesso numero di 25 anni fa grazie al contributo di 663mila immigrati. L’Appennino non ha eguali a livello continentale per percentuale di superficie tutelata da aree protette: ben il 16,1% (10,4% grazie a 12 Parchi nazionali e 5,7% per il contributo di ben 36 Parchi regionali) che arriva al 30% se consideriamo anche i 993 Siti di Rete Natura 2000. Il 39,3% del territorio dell’Appennino è coperto da boschi: un’area di 3,7 milioni di ettari che rappresenta la forma più significativa di uso del suolo. E anche quella con la maggior dinamica di espansione: +40,8% tra il 1960 e il 1990, +1,5% tra il 1990 e il 2012.