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Il design, la moda e la comunicazione non sono più soltanto espressioni culturali: sono un’industria che in Italia vale oltre 4 miliardi di euro di export annuo e che alimenta filiere strategiche in tutto il Paese. Secondo i dati di Fondazione Symbola e Unioncamere, il settore del design italiano conta circa 30.000 imprese e 60.000 addetti, con una crescita che negli ultimi dieci anni ha superato quella di molti comparti tradizionali del Made in Italy.

Allo stesso tempo, l’OCSE segnala che il fabbisogno di professionisti in questo ambito è in aumento costante: interior designer, fashion designer, graphic e product designer sono tra i profili più richiesti dalle aziende innovative, con una domanda che nel 2024 è cresciuta di oltre il 12% rispetto all’anno precedente.

Eppure, tra mercati globalizzati e nuove tecnologie, non basta più possedere il talento creativo. Le imprese cercano competenze trasversali, in grado di unire progettazione, gestione digitale e sensibilità sostenibile. E qui la formazione diventa centrale: scuole e accademie non sono solo luoghi di apprendimento, ma veri e propri incubatori di professionisti capaci di dialogare con il mercato globale.

È in questo contesto che realtà come la NAD – Nuova Accademia del Design si collocano come punto di riferimento per chi vuole costruire una carriera solida e internazionale, mantenendo il legame con il genio italiano ma con uno sguardo rivolto all’Europa e al mondo.

Il valore del design italiano nel mondo

Il design italiano è molto più di un settore economico: è un linguaggio universale che racconta la storia di un Paese capace di trasformare artigianato e industria in cultura. Basti pensare che l’Italia detiene oltre il 16% dei brevetti di design registrati in Europa (fonte: EUIPO) e che il marchio “Made in Italy” rimane tra i più riconosciuti e tutelati al mondo.

Non è un caso che Milano, con il Salone del Mobile e la Fashion Week, sia diventata la capitale globale della creatività, capace di attrarre ogni anno migliaia di professionisti, buyer e studenti internazionali. Qui convivono i grandi maestri – da Gio Ponti ad Achille Castiglioni – e le nuove generazioni di designer che lavorano sui temi della sostenibilità, dell’intelligenza artificiale e dei materiali innovativi.

Il design italiano non si limita a produrre oggetti o abiti: modella lo stile di vita contemporaneo. Le cucine, i divani, gli accessori di arredo firmati in Italia arredano case in tutto il mondo, mentre il fashion system italiano genera un impatto culturale che va oltre le passerelle. Questo “effetto Italia” non è solo estetico, ma anche economico: secondo Confindustria Moda, il comparto ha superato i 100 miliardi di fatturato nel 2024, con una crescita trainata dall’export verso Europa, USA e Asia.

In questo scenario, la formazione gioca un ruolo decisivo: perché se è vero che il genio creativo nasce ovunque, è in Italia che trova un terreno fertile fatto di tradizione, know-how e sperimentazione continua. Ed è proprio qui che le scuole di eccellenza hanno la responsabilità di coltivare i nuovi talenti e di renderli pronti a competere su scala internazionale.

Formazione e mercato del lavoro: le competenze che servono oggi

Oggi le aziende cercano profili che sappiano coniugare creatività e competenze tecniche, capaci di usare software avanzati di modellazione 3D, di progettare con materiali innovativi e di comunicare in modo efficace attraverso i media digitali.

Secondo il Rapporto Excelsior di Unioncamere 2024, oltre il 60% delle imprese del comparto design e moda segnala difficoltà a reperire figure qualificate. Mancano professionisti con una preparazione aggiornata, in grado di muoversi tra discipline diverse: interior design, fashion, comunicazione visiva, marketing digitale.

Per rispondere a questa domanda, gli istituti di alta formazione italiani hanno moltiplicato i percorsi professionalizzanti. Oggi non basta più saper disegnare un prodotto: serve conoscere il ciclo di vita dei materiali, le normative europee, i principi di eco-design, oltre a saper interagire con le aziende già durante il percorso di studi.

È in questo contesto che la NAD – Nuova Accademia del Design si posiziona come realtà dinamica e innovativa. Accanto ai corsi tradizionali in aula, l’Accademia offre lezioni online in diretta e registrate, permettendo anche a chi non vive a Verona di accedere a una formazione strutturata. I laboratori interni, invece, garantiscono l’esperienza pratica necessaria per trasformare le idee in prototipi concreti.

Un punto di forza è la collaborazione costante con le aziende: gli studenti NAD lavorano su progetti reali commissionati da imprese partner, partecipano a workshop guidati da professionisti del settore e hanno occasioni di confronto diretto con il mercato. Questo approccio riduce il divario tra teoria e pratica, facilitando l’inserimento lavorativo.

Non si tratta solo di trasmettere nozioni, ma di costruire un ponte tra formazione e impresa: un modello sempre più richiesto anche a livello europeo, che prepara figure capaci di inserirsi subito in contesti professionali competitivi.

NAD e l’accreditamento europeo: un passo decisivo

Per un’accademia di design, la sfida non è soltanto formare creativi di talento, ma garantire che le competenze acquisite siano riconosciute e spendibili a livello internazionale. È in quest’ottica che la NAD – Nuova Accademia del Design ha avviato il percorso di on-going accreditation con EABHES (European Accreditation Board of Higher Education Schools), l’ente che certifica l’allineamento degli istituti agli standard accademici europei.

L’accreditamento EABHES, che si fonda sul sistema ECTS (European Credit Transfer and Accumulation System), consente agli studenti di vedere i propri percorsi valutati secondo parametri comuni a tutte le università europee: 60 crediti per anno, 180 per i triennali, 120 per i biennali. In concreto, significa poter proseguire gli studi senza ostacoli burocratici, accedere a master internazionali, partecipare a scambi o candidarsi a borse di studio in qualsiasi Paese aderente al Processo di Bologna.

Il processo di accreditamento riguarda tre percorsi di punta:

  • il triennale in Interior of Design, che integra cultura del progetto, strumenti digitali e sensibilità estetica;
  • il triennale in Fashion Design, dove creatività, imprenditorialità e sostenibilità convergono nella formazione di nuove generazioni di stilisti;
  • il biennale in Graphic Design, incentrato sulla comunicazione visiva e sul linguaggio dell’immagine, dal branding all’art direction.

Per NAD, non si tratta di una semplice formalità burocratica: è un percorso che implica un audit completo dei programmi, della didattica e delle metodologie di valutazione. Una commissione internazionale analizza i curricula, esamina progetti, valuta le competenze dei docenti e suggerisce eventuali miglioramenti.

Come sottolinea Nicola Pighi, presidente di NAD, il valore di questo processo non sta solo nel bollino europeo che comparirà sui diplomi, ma nella crescita stessa dell’istituzione:

“Accreditarsi significa aprirsi al confronto con le migliori scuole del continente e garantire ai nostri studenti un futuro realmente internazionale.”

Il riconoscimento EABHES rappresenta dunque un ponte tra la tradizione del genio italiano e le esigenze globali del mercato del lavoro. In un’epoca in cui la mobilità è fondamentale, il titolo rilasciato da NAD non sarà solo un diploma, ma una chiave d’accesso a opportunità in tutta Europa.

Opportunità per gli studenti e il mercato globale

Secondo i dati di Unioncamere e Anpal (Rapporto Excelsior 2024), nei prossimi cinque anni in Italia serviranno oltre 90.000 professionisti nelle filiere creative e digitali, con un fabbisogno crescente di competenze che uniscano design, sostenibilità e nuove tecnologie. Una richiesta che non si ferma ai confini nazionali: l’European Labour Market Report 2024 conferma come il settore delle professioni creative cresca del 4% annuo in Europa, con picchi nei Paesi del Nord e nell’area DACH (Germania, Austria, Svizzera).

Per gli studenti di NAD, ciò significa muoversi in un contesto dove il riconoscimento europeo dei titoli diventa una leva strategica. Con l’accreditamento EABHES, i diplomati avranno accesso diretto a master internazionali, programmi Erasmus, tirocini in aziende estere e posizioni in studi di architettura e moda a Berlino, Parigi o Londra, senza necessità di esami integrativi.

Ma le opportunità non si esauriscono nella spendibilità del titolo. La forza di NAD è anche la sua capacità di collegare le aule con il mondo del lavoro. Durante i percorsi formativi, gli studenti partecipano a:

  • workshop con designer e architetti di fama;
  • collaborazioni con aziende del settore arredamento, moda e comunicazione;
  • laboratori pratici che simulano progetti reali, dall’interior design di uno spazio pubblico alla creazione di una collezione moda;
  • lezioni ibride e online, che permettono di accedere a contenuti formativi anche a distanza, favorendo la flessibilità;
  • presentazioni pubbliche e contest internazionali, che danno visibilità ai progetti più meritevoli.

Queste attività non sono solo momenti formativi, ma tasselli di un percorso strutturato che conduce gli studenti a ottenere un interior design diploma riconosciuto, sempre più richiesto dalle aziende che operano in Italia e all’estero. Un titolo che attesta non soltanto la creatività, ma anche la capacità di lavorare su progetti concreti e complesse.

Inoltre, questa impostazione ha un impatto diretto sull’employability. Secondo un’indagine interna condotta da NAD nel 2023, oltre il 78% dei diplomati ha trovato occupazione o avviato un’attività autonoma entro un anno dal termine degli studi. Un dato che riflette la solidità della rete di contatti che l’Accademia ha costruito nel tempo con imprese, studi professionali e realtà produttive.

La formazione diventa quindi un ecosistema, in cui studenti, docenti e aziende si incontrano per costruire percorsi comuni. L’accreditamento europeo amplifica questo sistema, trasformando NAD in un hub di connessione internazionale.

Come dichiara Nicola Pighi:

“Il nostro compito non è solo insegnare a progettare, ma creare le condizioni perché i giovani possano lavorare ovunque. Il design è un linguaggio globale: noi vogliamo che i nostri studenti siano madrelingua.”

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Design e moda, un’industria da 4 miliardi che chiede nuove competenze | Italia Oggi

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