Tra le imprese del design l'intelligenza artificiale è ancora «in fase di test». E se i suoi vantaggi sono riconosciuti da progettisti e operatori del settore, soprattutto per quanto riguarda la collaborazione virtuale in team di lavoro allargati (piattaforme online, traduzione automatica, brainstorming assistito), la riduzione dei tempi di sviluppo dei progetti e una maggiore personalizzazione di prodotti e servizi, le competenze relative alle tecnologie basate suffIA risultano ancora poco diffuse nel comparto: infatti solo il 45% dei progettisti valuta il proprio livello di conoscenza dell'IA come medio-alto e soltanto il 35% circa vi fa ricorso abitualmente. Tra i freni all'utilizzo dell'intelligenza artificiale c'è anche la scarsa conoscenza dell'inglese: i software, infatti, tendono a fornire risultati più accurati se interrogati nella lingua di programmazione, come ha sottolineato ieri a Milano Ernesto Lanzillo, Deloitte private leader Italia, alla presentazione del rapporto Design Economy 2024, promosso da Fondazione Symbola, Adi, Deloitte Private, Poli.design. Alla vigilia del Salone. Mobile Milano, che aprirà i battenti martedì 16 aprile, il report offre la fotografia di un settore che nel 2022 registra un turnover di 28,6 miliardi di euro, un valore aggiunto di 3,1 miliardi e, con quasi 42 mila operatori (più del 70% dei quali ricade nella categoria micro e piccole imprese) e oltre 63 mila occupati, «pesa mediamente per il 20% dell'economia italiana», ha spiegato Lanzillo. L'Italia, come ha ricordato Domenico Sturabotti, direttore Fondazione Symbola, è prima nell'Unione europea per fatturato e per addetti, anche se, in termini di andamento del numero di imprese, «altri paesi corrono più veloci». Le principali realtà del design sono collocate soprattutto in Lombardia (29,4%), Veneto (11,4%) ed Emilia Romagna (10,5%). Milano, che concentra il 18% del valore aggiunto, il 14,4% delle imprese e il 13,3% dell'occupazione del settore sul territorio nazionale, è la prima provincia per quota di imprese, seguita da Roma e Torino. Tra i settori che trainano la domanda di servizi di design si conferma il ruolo preponderante dell'arredamento (32,6%), seguito da abbigliamento e calzature (21,7%), turismo e ristorazione (18,3%) e accessori moda (15,1%). Mentre il 35% delle organizzazioni ha come principale ambito di attività il communication & multimedia design. La sostenibilità, ha sottolineato Sturabotti, «è entrata ormai nei processi di progettazione», mentre «crescono fra gli intervistati le competenze in sostenibilità». I settori che stanno richiedendo maggiormente servizi di eco-design sono l'automotive (56,9%), l'arredamento (48,6%), l'agroalimentare (41,7%). Quanto alla formazione, in Italia gli istituti che hanno attivato corsi di studio in discipline del design sono 95, tre in più rispetto alla precedente rilevazione. «Quello di cui le aziende hanno bisogno è una "biodiversità" di figure che escano sia dalle università sia dagli Istituti tecnici superiori (Its)», ha sottolineato Maria Porro, presidente del Salone.Mobile Milano. Tuttavia «dagli Its escono solo 7 mila diplomati all'anno. L'87% di questi, però, trova subito occupazione».