Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design, con il supporto di ADI, CUID, Comieco, Logotel, AlmaLaurea e il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, hanno presentato oggi i risultati del report “Design Economy 2022”, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza del valore del design per la competitività del sistema produttivo nazionale.
Hanno presentato il rapporto, presso l’ADI Design Museum di Milano, Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader Italia; Francesco Zurlo, presidente POLI.Design e preside Scuola del Design; Luciano Galimberti, presidente ADI; Maria Porro, presidente del Salone del Mobile; Domenico Sturabotti, direttore Fondazione Symbola; Carlo Montalbetti, direttore Generale Comieco; Regina De Albertis, Presidente Assimpredil Ance; Loreto Di Rienzo, Co-Fondatore Gruppo Dyloan; Cristina Favini, Chief Design officer & strategist Logotel; Antonio Casu, Ceo Italdesign Giugiaro.
Il settore conta 30 mila imprese che hanno generato nel 2020 un valore aggiunto pari a 2,5 miliardi di euro con 61 mila occupati.
Le imprese si distribuiscono su tutto il territorio nazionale, con una particolare concentrazione nelle aree di specializzazione del Made in Italy e nelle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia – Romagna e Veneto, dove si localizza il 60% delle imprese. Tra le provincie primeggiano Milano (15% imprese e 18% valore aggiunto nazionale) Roma (6,7% e 5,3%), Torino (5% e 7,8%). Le imprese operano per il 44% all’estero (8,9% extra EU), per il 45% su scala nazionale, mentre per il 10,8% su scala locale.
La principale capitale del design italiano è Milano: il capoluogo lombardo è capace di concentrare il 18% del valore aggiunto del settore sul territorio nazionale. Milano è anche sede del Salone del Mobile e del Fuorisalone, una delle più grandi manifestazioni al mondo dedicate al design che quest’anno celebra la sua sessantesima edizione. Questa tendenza fa il paio con quella generale, visto che le imprese e i professionisti del design svolgono le loro attività prevalentemente nei centri metropolitani, dove hanno la possibilità di godere di una maggiore visibilità nazionale e internazionale. Infatti, quattro su dieci realtà del design operano all’estero (44%, 8,9% extra EU), mentre la restante quota opera soprattutto a livello nazionale (45%) o, in minor parte, solo su scala locale (10,8%).
Come affermato da Logotel, per affrontare oggi la sostenibilità risulta necessario un approccio culturale, che aiuti il tessuto imprenditoriale italiano a entrare in contatto con una nuova generazione di problemi e bisogni. Essere davvero sostenibili implicherà sempre più uscire da una dimensione focalizzata solo sulla progettazione e sull’ottimizzazione di prodotti (o parti di essi). È un cambiamento nel quale il design può giocare un ruolo cruciale. Se la maggioranza dei progettisti e delle imprese del design si sente complessivamente preparato sul tema, dichiarando competenze di alto (33,9%) e medio livello (55,1%), l’offerta per la sostenibilità attualmente si concentra sulla durabilità (57,6%) e in seconda battuta sulla riduzione dell’impiego di materie prime ed energia (43,4%), come testimoniano i risultati della survey condotta per l’edizione 2022 del report.