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Qualche tempo fa un ministro dell’Economia e delle Finanze di questa Repubblica dichiarò che «di cultura non si mangia…»: proviamo a vedere, ricorrendo all’ausilio di alcuni dati, se aveva regione oppure torto.

I «CONSUMI CULTURALI» NEL PAESE

Dal rapporto “Io sono Cultura 2024” (oltreché dall’ulteriore elaborazione dei dati raccolti effettuata dalla Camera di Commercio dell’Umbria) è emerso che, su base provinciale, Perugia conta 896 milioni di euro di valore aggiunto e 16.045 occupati, mentre Terni 224 milioni di valore aggiunto e 4.682 occupati. Sul totale della spesa turistica, quella per consumi culturali costituisce nella citata regione dell’Italia centrale la percentuale più elevata in Italia dopo quella del Lazio. Al riguardo, va ricordato che la Regione Umbria sperimenta dal 2022 bandi sul “welfare culturale per la crescita sociale”. Il rapporto oggetto di questo articolo è stato realizzato come ogni anno (questa è la sua XIV edizione), da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi Tagliacarne e Deloitte, con la collaborazione dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale,  Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del Ministero della Cultura.

UN SETTORE STRATEGICO

«Oggi le industrie culturali e creative sono tra i settori più strategici per facilitare la ripresa economica e sociale italiana – afferma al riguardo Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria -, non solo perché i numeri dell’ultimo decennio dimostrano che parliamo di una fonte significativa di posti di lavoro e ricchezza, ma anche perché sono un motore di innovazione per l’intera economia e agiscono come un attivatore della crescita di altri settori, dal turismo alla manifattura creative driven, ossia quella manifattura che ha saputo incorporare professionisti e competenze culturali e creative nei processi produttivi spesso orientati alla sostenibilità, traducendo la bellezza in oggetti e portando il made in Italy nel mondo. Bellezza e cultura, quindi, sono parte del Dna italiano e umbro e sono alla base delle ricette made in Italy per la crescita del benessere economico e sociale. Il rapporto “Io sono cultura” annualmente quantifica il peso della cultura e della creatività nell’economia nazionale e delle varie regioni. I numeri dimostrano che la cultura è uno dei motori della nostra economia; lo studio propone numeri e storie ed è realizzato grazie al contributo di molte personalità di punta nei diversi settori. Tutti temi su cui Unioncamere, che peraltro è tra i curatori di Io sono cultura, e la Camera di Commercio dell’Umbria, sono molto attivi a tutti i livelli».

IL SPCC DELL’UMBRIA IN CIFRE

Il Sistema produttivo culturale e creativo dell’Umbria (Spcc) nel 2023 ha prodotto 1,12 miliardi di euro di valore aggiunto e ha dato lavoro a 20.728 persone. Su base provinciale, Perugia conta 896 milioni di euro di valore aggiunto e 16.045 occupati, Terni 224 milioni di valore aggiunto e 4.682 occupati. Esso costituisce il 4,8% del valore aggiunto dell’economia regionale (a fronte di una media nazionale pari al 5,6%) e il 5,5% dell’occupazione regionale (a fronte di una media nazionale pari al 5,9%), mentre, sempre nel medesimo anno di riferimento, le imprese del Spcc attive nella regione erano 3.882. Il Spcc si articola in attività core cultura (industria creative, industrie culturali, patrimonio storico artistico, performing arts) e creative driven, ossia attività che, pur non facendo parte della filiera culturale impiegano contenuti e competenze culturali e creative al fine di accrescere il valore dei propri prodotti: grafici o illustratori, designer, architetti, comunicatori, fotografi, sviluppatori videogame, registi, autori/scrittori, storyteller, attori/performers, musicisti, videomaker, artisti, organizzatori di eventi.

ATTIVITÀ «CORE» CULTURA E CREATIVE DRIVEN

Per quanto concerne le attività core cultura, il valore aggiunto prodotto nel 2023 in Umbria è pari a 537 milioni di euro, cioè il 2,3% del totale dell’economia umbra, mentre le attività creative driven presentano invece un valore aggiunto di 582 milioni di euro, pari al 2,5% del totale dell’economia regionale. In altre parole, degli 1,12 miliardi di euro di valore aggiunto realizzati in Umbria dal Spcc il 47,9% è riconducibile alle attività core, il 52,1% a quelle creative driven. Riguardo all’occupazione, sempre nel 2023, in Umbria le attività core hanno impiegato 10.967 addetti, quelle creative driven 20.728. La situazione nella regione si inverte, quindi, rispetto a quanto registrato per il valore aggiunto, poiché nelle attività core l’occupazione rappresenta il 52,9% del totale, le attività creative driven il 47,1 per cento. Conseguentemente, la produttività del lavoro per addetto (data dalla divisione tra valore aggiunto e numero di occupati, principale indicatore del livello di benessere del settore e fattore determinante per il livello delle retribuzioni) nel 2023 in Umbria è risultata essere più alta nelle attività creative driven (59.625 euro per occupato) che in quelle core (48.965 euro). Tuttavia, in entrambi i casi la produttività del lavoro regionale è stata inferiore a quella della media nazionale, che è del 24,9% nelle attività core e del 15% in quelle creative driven. Complessivamente, per quanto concerne l’intero Spcc nel 2023 la produttività del lavoro in Umbria è stata pari a 54.033 euro per addetto, a fronte dei 67.316 euro della media nazionale, segnando dunque un divario a sfavore dell’Umbria pari a 13.283 euro annui, equivalente a un meno 19,7 per cento.

INCREMENTO DEL VALORE AGGIUNTO

L’Umbria, tuttavia, è la sesta regione per crescita del valore aggiunto del Spcc tra il 2022 e il 2023 e la quarta in termini di incremento dell’occupazione, a dimostrazione di come, benché sia ancora indietro per valore aggiunto e, in parte minore per l’occupazione, da qualche anno registra una crescita maggiore rispetto alla media nazionale, recuperando così terreno. L’importanza del Spcc va tenuta in particolare considerazione ai fini dello sbocco occupazionale dei laureati, che rappresentano il 47,7% degli addetti (51,9% nelle attività core e 40,8% in quelle creative driven), a fronte del 25,5% dell’intera economia regionale. Si tratta, in valori assoluti, di 9.911 addetti laureati su complessivi 20.728. Va inoltre osservata la crescita del ruolo svolto dai giovani in tutti i settori culturali, quindi sia nella produzione che nella fruizione. Emerge tuttavia una relativa precarietà concentrata in specifici comparti, con quote di lavoratori con contratto a termine rilevanti nelle performing arts e arti visive (30,8%), nelle attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico (23,9%) e nel settore dell’architettura e del design (20,2%).

SPESA TURISTICA LEGATA ALLA CULTURA: UMBRIA SECONDA DOPO IL LAZIO

Infine è da evidenziare come, sul totale della spesa turistica, quella legata a consumi culturali rappresenti in Umbria la percentuale più alta in Italia dopo quella del Lazio (in quest’ultima regione la spesa turistica legata ai consumi culturali supera l’80% della spesa turistica totale, segue appunto l’Umbria tra il 75% e l’80%). I curatori del Rapporto rilevano altresì come la Regione Umbria sperimenti dal 2022 bandi sul welfare culturale per la crescita sociale, allo scopo di promuovere la cooperazione intersettoriale e multicanale dei musei e di altri luoghi della cultura, favorendo in questo modo lo sviluppo di reti con enti del terzo settore e con il mondo della Sanità, anche ai fini del contrasto della marginalizzazione e dei disagi dei soggetti più vulnerabili. Al riguardo si rileva come nel 2022 siano stati investiti 160.000 euro in dieci progetti e nel 2023, con risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR 2021-2027), 400.000 euro per finanziare dodici progetti di Imprese culturali creative (ICC), sostenendo le sperimentazioni precedentemente avviate.

LE REGIONI BENCHMARK

L’intera filiera del Spcc, composta dalle componenti core e creative driven, ha registrato in Italia un incremento notevole del valore aggiunto, che nel 2023 ha raggiunto i 104,3 miliardi di euro, con un aumento del +5,5% rispetto al 2022 e del +12,7% rispetto al 2019. Il settore ha consolidato, pertanto, la propria crescita anche rispetto ai livelli pre-pandemia, marcando un recupero che ormai si conferma solido e in espansione. Nel complesso, la rilevanza economica del Spcc a livello nazionale si mantiene costante, con un contributo alla creazione di ricchezza sul totale paese pari al 5,6% (4,8% in Umbria). In tale contesto, Lombardia e Lazio emergono come le regioni maggiormente specializzate nel settore culturale, assorbendo assieme il 43% della ricchezza prodotta a livello nazionale. In particolare, la Lombardia si distingue per la capacità di combinare attività culturali tradizionali con una forte specializzazione nei servizi avanzati come architettura, design e comunicazione. Con 29,2 miliardi di euro di valore aggiunto culturale, il territorio lombardo genera il 28% della ricchezza dell’intera filiera culturale nazionale e il 6,9% della ricchezza regionale. In termini di occupazione, la regione impiega 366.000 persone, quasi un quarto dell’occupazione nazionale del settore culturale e il 7,3% del totale dell’economia regionale.

ROMA ELEMENTO DI ATTRAZIONE

Il Lazio, trainato dalla forte attrattività turistica e culturale della città di Roma, genera un valore aggiunto culturale di oltre 15 miliardi di euro, pari al 14,8% della filiera nazionale e al 7,6% della ricchezza regionale. Il settore impiega 205.000 persone circa, quota pari al 13,2% del sistema nazionale e al 7,3% dell’occupazione regionale. Il Veneto si colloca al terzo posto come ricchezza prodotta, con un valore aggiunto in campo culturale di 9,4 miliardi di euro, pari al 5,3% dell’economia regionale, e un’occupazione di 146.000 addetti, pari al 6,1% dell’economia regionale. Seguono l’Emilia Romagna (8,7 miliardi di euro e 130.000 addetti) e Piemonte (8,6 miliardi di euro e 125.000 addetti). Quanto alla produttività per addetto nel Spcc, nel 2023 è risultata prima la Lombardia con 79.506 euro, seguita dal Lazio con 75.162 euro, quindi dal Piemonte con 68.965 euro e dal Trentino Alto Adige Südtirol con 68.760 euro; l’Umbria registra 54.033 euro, il 32% alla regione benchmark.

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Economia, imprese e cultura. Umbria: pubblicato il rapporto “Io sono Cultura” | Insidertrend.it

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