L’incertezza geopolitica nell’est europeo dovuta al conflitto russo-ucraino sta amplificando alcune criticità già emerse nel biennio pandemico con ricadute dirette anche nel mondo delle costruzioni. Per la prima volta dopo anni di bassa crescita e di crisi generata dalla pandemia, l’Italia però è tornata tra i principali Paesi UE in termini di sviluppo.
A questo risultato, commentato dall’Associazione nazionale costruttori (Ance) contestualmente all’avvio della guerra in Ucraina, ha contribuito fortemente il settore delle costruzioni che con tutte le attività collegate arriva a rappresentare il 22% del Pil, attivando una filiera collegata a quasi il 90% dei settori economici, in grado di generare l’effetto propulsivo più elevato sull’economia tra tutti i comparti dell’attività industriale. Investimenti che superano il 16% rispetto all’anno precedente, una produzione nel 2021 che supera il 24%, e un’occupazione da +12% per gli iscritti alle casse edili (con oltre 26% di ore lavorate). Questi i dati che hanno aperto l’osservatorio congiunturale dell’industria delle costruzioni messo a punto dal centro studi dell’Ance.
Disco verde: un cambio di passo netto, dopo anni di lamentele e preoccupazioni. Non senza qualche nuvola all’orizzonte come il caro-bollette e la crisi energetica, il picco di domanda e la scarsità di materie prime, la carenza di manodopera e l’inflazione che cresce. In Italia il Pil è salito del 6,5% nel 2021 – oltre le attese- e la crescita è dovuta per oltre un terzo al settore delle costruzioni, con una doppia cifra per tutti i comparti, dall’edilizia privata alle opere pubbliche. Le nuove abitazioni, ma soprattutto gli interventi di manutenzione straordinaria, hanno trainato il settore. Si parla di un +25% nel 2021 grazie ai bonus edilizi e ai meccanismi di cessione del credito e dello sconto in fattura che porta a 55 miliardi di euro il totale degli investimenti in riqualificazione del patrimonio abitativo. E per quanto riguarda il Superbonus, si contano 199mila interventi asseverati, per oltre 35 miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione e 25 miliardi (il 70%) di lavori conclusi
Con il Superbonus finanziato dallo Stato per un totale di detrazioni a luglio 2022 di 38,7 miliardi si genera un ritorno economico calcolato in 124,8 miliardi di euro, un valore sociale sintetizzato nella cifra di 634mila occupati totali (di cui 410mila nel settore delle costruzioni), un valore ambientale espresso in 979mila tonnellate di CO2 risparmiata a cantieri conclusi e un risparmio medio annuo in bolletta di 500 euro per ogni beneficiario e di 15,3 miliardi totali. Nonostante l’ingente spesa, la misura è servita a riqualificare soltanto lo 0,5% del parco edilizio nazionale, venendo utilizzata soprattutto dai ceti medio-alti dell’Italia centro-settentrionale, generando un aumento di valore immobiliare a chi già ne disponeva.
Continua a leggere “Edilizia” p. 238 di “GreenItaly 2022. Un’economia a misura d’uomo contro le crisi” la ricerca su dati e storie della green economy italiana di Symbola e Unioncamere.