Realizzato in collaborazione di Andrea Bartoli e Florinda Saieva, fondatori Farm Cultural Park.
Questo contributo fa parte della rubrica #iosonocultura, parte del Decimo rapporto IO SONO CULTURA realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere e Regione Marche in collaborazione con l’Istituto per il Credito Sportivo.
Ancora pochi giorni e Farm Cultural Park sarà di nuovo visitabile dopo il lockdown dovuto alla pandemia. Il Coronavirus ha chiuso i cancelli dei Sette Cortili ma non certo le attività di Farm che si sono trasferite frenetiche sui social. Fabbricare Fiducia è il progetto più ambizioso realizzato in tempo di Covid-19, in uscita nelle prossime settimane per Rubbettino Editore: un instant book a cura di Giancarlo Sciascia. L’obiettivo del libro è agevolare la lettura dei pensieri arrivati dalle diverse “Fabbriche della Fiducia”, gemmate per emulazione su altre comunità tematiche, territoriali, generazionali, raccogliendo i contributi in un unico volume.
Il libro offre una fotografia molto dettagliata di come siamo stati fragili e al tempo stesso irriducibilmente capaci di trovare in noi e negli altri le energie per ripartire, la lucidità di denunciare ciò che non rimpiangiamo del pre-pandemia e il coraggio di trasformare una crisi in valore.
Forse non potrebbe esserci un momento migliore per fare un bilancio consuntivo dei primi dieci anni di Farm ed un altro preventivo dei prossimi dieci, oggi infatti siamo dinnanzi ad un nuovo “momento fondativo”.
Potremmo semplificare in questo modo. Dieci anni fa abbiamo proposto una prima utopia. Trasformare un centro storico abbandonato in una grande attrazione turistico-culturale, sovvertire l’identità di una cittadina sfortuna da sempre associata alla mafia, ai latitanti all’abusivismo e al malaffare in un luogo di giovani, di arte, di cultura e di sperimentazione, in una piccola capitale mondiale della rigenerazione urbana.
Nessuno, neanche tra le persone a noi più vicine e care avrebbe scommesso un solo euro sulla trasformazione di questa utopia in realtà.
Come abbiamo fatto?
Spazi pubblici dove c’erano macerie e abbandono. Bellezza e fantasia al posto di incuria e abusivismo. Migliaia di artisti, architetti, creativi di ogni genere, ma anche antropologi, filosofi, sociologi. Studenti da ogni parte del mondo. Le bambine e i bambini di SOU, la Scuola di Architettura per Bambini. Con prestigiosi docenti nazionali e internazionali ogni venerdì nella loro classe. I bambini ci hanno permesso di raggiungere i loro genitori che non riuscivamo ad intercettare con le nostre ordinarie attività culturali. E poi i viaggi ad Amsterdam a Parigi, a Venezia, a Londra insieme ai loro genitori. La nostra attenzione non si è fermata all’infanzia; al contrario, numerosi sono stati i progetti rivolti anche agli adolescenti. Tra questi, ci sono OPP Festival-Energie U18, un appuntamento annuale prodotto con e per i teenager, e Prime Minister, la scuola di Politica per giovani donne dai 13 ai 19 anni di Farm e Movimenta.
Decine di splendide esibizioni, mai fine a sé stesse e sempre finalizzate a ispirarci per la nostra azione territoriale. Centinaia di installazioni, allestimenti, progetti creativi. Una Biennale, Countless Cities dedicata alle città del mondo. Migliaia di ospiti eccellenti. Una infinità di pranzi e cene sociali. Più di 100mila turisti ogni anno.
Grazie al percorso realizzato in questi anni Farm Cultural Park ha vinto numerosi premi, tra cui il Curry Stone Design Prize della Fondazione Curry, per essere tra le 100 organizzazione che hanno prodotto maggiore impatto sociale nel mondo. Il progetto è stato raccontato in ogni angolo remoto del nostro Paese e dinanzi alle più importanti istituzioni Europee, alle Nazioni Unite, all’Unesco e non solo. Grazie alla ormai longeva e stabile collaborazione attivata con il Consolato Americano a Napoli, la Farm è stata presentata anche davanti ad ambasciatori, sindaci, presidenti e direttori di grandi organizzazioni culturali tra Washington, Pittsburgh e Detroit. Fino ad arrivare anche in Asia: dal Giappone alla Cina. Ed è così che la città di Favara è stata racconta dai giornali e dai media più importanti del mondo.
Tutto questo ha generato fiducia ed entusiasmo.
L’esempio di quanto realizzato ha scatenato un processo di emulazione in tanti giovani e meno giovani, professionisti e imprenditori di Favara che hanno deciso di impegnarsi per rendere la loro città migliore.
È nata una piccola ma straordinaria comunità impegnata a ripensare nuovi modi di vivere, lavorare e stare insieme.
Per tanti, in Sicilia, in Calabria e in tante altre parti del nostro Paese, Farm è diventato un modello di riferimento dal quale prendere ispirazione.
E adesso? Qualcuno potrebbe immaginare che è arrivato il tempo di raccogliere i frutti, incassare i dividendi, riposare e godere un pizzico di gloria. E invece no.
Farm Cultural Park ha iniziato un lungo processo di transizione in cui “mettere a valore” tutta la sua enorme comunità, coesa nella condivisione di una visione di società più inclusiva, educata, creativa e cosmopolita, attraverso un’attenta pianificazione per la valorizzazione dei talenti individuali e di tutte le risorse disponibili, promuovendo l’interazione e la cooperazione tra singoli e nuovi collettivi organizzati, non solo con il territorio di riferimento, ma anche con il mercato globale, per produrre beni e servizi culturali e sociali, commerciali ed economici. Ogni entità dell’ecosistema Farm influenzerà e verrà influenzata dalle altre, creando una relazione in costante evoluzione in cui ogni entità dovrà essere flessibile e adattabile per sopravvivere come in un sistema biologico.
La sfida più innovativa chiama in casa tutti i cittadini di Favara, una nuova utopia: Favara Società per Azioni Buone (spaB).
Aggiungendo la parola “buone” piegheremo lo strumento tradizionale del capitalismo, la società per azioni, in un’impresa sociale. Avremmo dovuto costituirla il 21 marzo ma essendo già più di 50 sottoscrittori abbiamo dovuto necessariamente rinviare la costituzione per evitare assembramenti a causa del covid-19.
Il progetto vuole mettere insieme i proprietari dei fabbricati abbandonati o sottoutilizzati, con le persone che hanno dei risparmi, e scegliere le persone più competenti per prendersi cura del presente e del futuro di Favara.
Stiamo immaginando di portare Favara da 32mila a 35mila cittadini nei prossimi 7 anni e poi aumentando di 5mila cittadini ogni dieci anni sino ad arrivare a 50mila cittadini nel 2050. Il tutto grazie a strategie efficaci per sostenere gli attuali lavoratori, promuovere nuova occupazione con le potenziali ricadute sociali e migliorare la qualità della vita a Favara, attraverso una cultura vibrante, inclusiva, rispettosa e solidale.
Perché mai dovremmo continuare ad investire in titoli bancari, assicurativi o in società quotate in borsa che nulla hanno a che fare con i nostri territori e non invece in progetti pluriennali di sviluppo della nostra città?
Nei prossimi anni ogni singolo cittadino di Favara sarà proprietario di un pezzo di parcheggio, di housing sociale, di cooperative di formazione e inserimento lavoro e del Children’s Musuem della propria città.
A Favara abbiamo deciso ancora una volta di non aspettare ma di fare la Politica. Abbiamo deciso di prendere in mano il destino della nostra comunità, provando a coinvolgere ogni singolo cittadino, perché crediamo che le città cambiano perché le persone le fanno cambiare.