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La strategia forestale e l’agricoltura sostenibile sono state al centro dei lavori della seconda giornata del Festival della Soft Economy organizzato da Symbola a Treia. Due temi centrali per l’economia del Paese e, in particolare, delle aree interne. Italia fa rima con montagna e montagna, a sua volta, fa rima con foresta. Ma l’Italia non riesce a sfruttare tutto il suo potenziale forestale e lo dimostra il fatto che siamo in prima posizione, in Europa, nell’importazione di legname da ardere. "Bisogna pensare - ha detto Davide Pettenella, coordinatore del tavolo tecnico Strategia Nazionale Forestale - che le foreste nella loro dimensione economica, non significano solo insieme di filiere del legno. Ci sono tante altre filiere, castagne, funghi, tartufi, sughero, resina. Gestiamo male una potenziale risorsa per la nostra economia". Sarebbero cinque i settori strategici della bioeconomia: i prodotti legnosi ingegnerizzati per il settore costruzioni, i prodotti biotessili, pannelli e isolanti, bioplastiche e Pwc, il packaging. Un settore interessante, emerso dai lavori della mattinata, sarebbe anche quello dei carburanti bio per l’aviazione. Un problema che riguarda la filiera, riscontrato da Romano Benini, del coordinamento tecnico misure per il rilancio economico e sociale PNC aree sismi 2009 e 201617 è l’assenza di capitale umano. "Abbiamo circa 700 addetti alla lavorazione del legno che escono dalle scuole quando ne servirebbero 7 o 8mila. Per questo bisogna intervenire sui percorsi tecnici superiori". Il pomeriggio di ieri invece è stato animato dal dibattito sull’agricoltura sostenibile e sull’agricoltura di montagna che non necessariamente deve tradursi in produzione di grano, girasoli, carne o latte. La parola chiave è distintività. "Un imprenditore, in montagna come in pianura, deve essere smart - ha affermato Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia -. Un esempio su tutti è il caseificio Di Pietrantonio di Belforte del Chienti. Ha un regime biologico, un impianto a biogas, utilizza robot di mungitura, crede nel benessere animale, ha instaurato un rapporto di fiducia con il cliente". Ma le imprese, senza il sostegno della politica, possono poco. Occorre visione, programmazione. La Regione Marche sta puntando molto sulla nuova filiera del cinghiale che "per gli agricoltori è un problema - ha detto l’assessore regionale Andrea Maria Antonini - ma noi vogliamo trasformarlo in opportunità. E stiamo lavorando anche alla filiera della castagna".

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Foreste e agricoltura di montagna: servono più addetti e sostenibilità | Il Resto del Carlino

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