Francesco e Leone, due Papi per un futuro sostenibile e umano La porta aperta Padre Enzo Fortunato "v iviamo un tempo in cui la parola "sostenibilità" è diventata centrale nelle agende politiche, nei progetti economici e nella sensibilità delle nuove generazioni. Ma dietro questo termine si cela una sfida ben più profonda: quella di ridefinire il nostro rapporto con la terra, con gli altri e con Dio. Non si tratta solo di cambiare comportamenti e abitudini, ma di avviare una vera conversione culturale e spirituale. Giubileo che tocca la trasformazione degli atteggiamenti umani. La crisi ambientale non è un'ipotesi lontana: è realtà. I dati ci interpellano con forza. Secondo il Global Footprint Network, stiamo consumando le risorse naturali del pianeta 1,75 volte più velocemente di quanto la Terra sia in grado di rigenerarle. Ma la crisi climatica è anche una crisi sociale. È uno dei grandi meriti di Papa Francesco aver fatto luce su questo. E Papa Leone ne riprende i contenuti rilanciandoli. Nella Laudato sì afferma che l'ambiente umano e l'ambiente naturale si degradano insieme: «La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all'esaurimento delle risorse naturali e all'inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma a una resistenza di fronte all'avanzare del paradigma tecnocratico». Qui ci viene chiesto di andare oltre le soluzioni tecniche o le mode del momento. Siamo invitati ad assumere uno sguardo integrale, capace di tenere insieme economia, etica, scienza e fede. Perché una vera sostenibilità non è mai solo ambientale: è economica, sociale e soprattutto spirituale. Non possiamo costruire il futuro solo su algoritmi e grafici di crescita; dobbiamo rimettere al centro la persona e la comunità. Nel paragrafo 191, Francesco insisteva su questo punto: «La gravità della crisi ecologica esige che tutti pensiamo al bene comune e ci incamminiamo allsu un percorso di dialogo che richiede pazienza, ascesi e generosità. Le grandi culture religiose possono offrire un contributo prezioso in tal senso... La fede ci offre grandi motivazioni per prendersi cura della natura e dei fratelli e sorelle più fragili». Il futuro si gioca sulla nostra capacità di costruire ponti, di riscoprire la fraternità come stile di vita. È necessario un nuovo patto educativo globale che metta al centro la relazione: con sé stessi, con gli altri, con la natura e con Dio. Questo è il fondamento di una vera sostenibilità. Papa Leone XIV ha confermando questa visione riferendosi già dal suo primo discorso alla Casa comune. Del resto, il Santo Padre ha vissuto per anni in Perù e conosciuto direttamente le ferite ambientali dell'Amazzonia. Ha visto di persona la deforestazione, l'inquinamento, la sofferenza delle comunità indigene e, durante il suo ministero, ha più volte denunciato lo sfruttamento indiscriminato del territorio definendolo «un peccato contro il Creato e contro le generazioni future». Ma ci sono segnali di speranza. Sempre più imprese, anche italiane, stanno adottando criteri Esg (ambientali, sociali e di governance) nei loro bilanci. Nel 2024, secondo il rapporto Assonime, oltre il 72% delle aziende quotate in Italia ha pubblicato un bilancio di sostenibilità, e molte di esse hanno intrapreso percorsi concreti per ridurre le emissioni e valorizzare il capitale umano. Ma non basta la rendicontazione: serve una visione, un'etica condivisa. I giovani sono in prima linea. Nelle scuole e nelle università si moltiplicano i progetti legati all'ecologia integrale. In tante realtà francescane - dai conventi ai centri educativi - stiamo provando a formare una nuova generazione capace di custodire e non solo di usare, di contemplare e non solo di consumare. Francesco d'Assisi ci ha insegnato che tutto è connesso. La sostenibilità non è un tema tecnico, è una questione di amore. Amore per la casa comune, per le generazioni future, per ogni creatura. E come ogni amore vero, ci chiede impegno, sacrificio e gioia.Il futuro non è scritto. Ma possiamo iniziare a scriverlo insieme, oggi, riscoprendo che la Terra non ci è data in proprietà, ma in custodia. E che la vera sostenibilità nasce quando smettiamo di considerarci padroni e iniziamo a vivere da fratelli. Sarà questo insieme all'orizzonte giubilare il tema del seminario di Symbola, presieduto dal fraterno amico Realacci, a Mantova da112 al 14 giugno. E se i temi della Chiesa giubilare arrivano nelle istituzioni e nelle aziende del nostro Paese è buon segno.
Padre Enzo Fortunato | Il Sole 24 Ore