Sono passati 10 anni dalla riforma Franceschini che ha determinato la creazione dei musei statali autonomi e la nomina, tramite concorso internazionale, dei rispettivi direttori. Riforma confermata nella nuova legislatura, che ha deciso di ampliare la platea dei musei statali dotati di autonomia, portandoli a 60 unità, tra prima e seconda fascia. Uno dei risultati più rilevanti della riforma sul piano della gestione dei musei, è stato l’inserimento del piano strategico: un piano per la definizione di obiettivi di sviluppo e di programmazione delle risorse, come strumento di programmazione di lungo termine. MANN e Musei Reali di Torino sono stati i primi soggetti a dotarsi, già dal 2016, di questo strumento, che ha consentito un netto consolidamento della sostenibilità gestionale di questi musei. Tuttavia, probabilmente per una non ancora matura acquisizione di consapevolezza e competenze, questo tipo di strumento resta ancora largamente sottoutilizzato su scala nazionale.
Sempre in tema di musei, è da registrare nell’anno passato un rincaro dei biglietti di ingresso (mediamente del 10% rispetto al 2022), tema che tiene acceso il dibattito sul posizionamento nel mercato e sull’accessibilità di siti culturali e musei (senza dimenticare le città d’arte, Venezia in primis, che ha da poco avviato la sperimentazione del ticket d’ingresso) nonché quello sulla gratuità museale (Museo Egizio), e sul ruolo sociale dei musei.
Dibattito che si alimenta anche rispetto alla necessità di individuare strumenti di misurazione del successo della gestione non tanto ormai in termini di audience development, piuttosto della capacità educativa e trasformativa dei luoghi della cultura rispetto ai propri pubblici, oltre che della capacità di generare impatto economico sia economico che sociale: tra questi il Bilancio Sociale delle Gallerie Estensi di Modena 2015-2023, che sintetizza i dati di entrate, spese, investimenti e ricadute territoriali degli 8 anni di gestione dall’autonomia ad oggi.
In continuità con l’anno precedente, gli interventi finanziati dal PNRR, che ricadono nella Missione 1, con obiettivi di investire in digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo. Tra questi troviamo interventi per la digitalizzazione (500mln €), per la rimozione delle barriere di accesso e la partecipazione attiva (300mln €) e per l’efficientamento energetico di musei e luoghi della cultura (500mln €), seguendo esempi di realtà che già negli anni recenti hanno compiuto interventi in questo senso. Ricordiamo, a titolo di esempio, la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea a Roma, che negli anni passati ha adottato un sistema di gestione dell’energia volto al miglioramento continuo della propria prestazione energetica tramite interventi annuali di continua ottimizzazione degli indicatori energetici, quali la riduzione della spesa energetica e manutentiva e la riduzione dell’impatto ambientale del museo, già diminuita di oltre il 50% nelle aree interessate da interventi conclusi, unitamente al miglioramento della conservazione delle opere e del comfort dei visitatori. Oppure il Museo del Mare a Genova, che ha visto un lavoro importante di diagnosi dell’edificio storico e di attuazione di interventi -quali l’ottimizzazione dei sistemi di climatizzazione, la sostituzione di impianti a maggior efficienza energetica, la sostituzione dei sistemi di illuminazione- mirati a ridurre i consumi energetici e tali da generare vantaggi economici nel lungo periodo. Centinaia di interventi sul patrimonio culturale, distribuiti su tutto il territorio nazionale, che si vanno ad aggiungere alla messa in valore degli investimenti degli anni passati: ricordiamo tra gli altri le operazioni di restauro della Reggia di Caserta, 63,9 mln di euro (dai Fondi di coesione e sviluppo 2014-20); la realizzazione della Galleria del patrimonio culturale salentino nel complesso monumentale dell’ex ospedale dello Spirito Santo a Lecce (3,8 mln di fondi FESR 2014-20) o il Museo d’arte contemporanea della Sicilia, realizzato all’interno del Palazzo Belmonte Riso di Palermo (6,5mln di euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione 14-20).
L’applicazione delle tecnologie digitali ai servizi offerti da siti culturali e musei fa progressi importanti grazie a questi capitoli di investimento, anche se con un deciso rallentamento rispetto agli anni dell’emergenza Covid (ad oggi solo il 10% dei musei nazionali ha un vero e proprio catalogo digitale) e con qualche ritardo rispetto ad alcune esperienze estere (il British Museum ha avviato un enorme progetto di digitalizzazione per mettere online l’intera raccolta). Tra i progetti realizzati in questa direzione citiamo, ad esempio, Estense Digital Library, la piattaforma digitale interamente open source della BEU - Biblioteca Estense Universitaria (Modena), che permette la consultazione online di parte del patrimonio archivistico e raro (tra cui gli scritti di Ludovico Muratori, i documenti musicali e le carte geografiche estensi). Il progetto, precedentemente finanziato dalla Fondazione Modena, ha consentito alla BEU di essere la prima biblioteca italiana ad adottare la tecnologia open source - sulla scia di importanti altri istituzioni internazionali come la Biblioteca Apostolica Vaticana, la Bodleian Library di Oxford e Smithsonian - permettendo all’utente di creare un proprio profilo, svolgere ricerche, prendere nota delle proprie riflessioni sui contenuti di interesse, raccoglierle in un quaderno personale ed editare i ritagli di immagini. Grazie a questi strumenti Estense Digital Library è una risorsa preziosa per ricercatori ed esperti di tutto il mondo, ma anche studenti e semplici cittadini. Altro progetto di rilievo è Renaissance Experience, una mostra immersiva-interattiva sui capolavori rinascimentali, prodotta da ArtCentrica, ed esposta in Cina, che ripropone digitalmente oltre 500 capolavori del Rinascimento, provenienti dalle Gallerie degli Uffizi e da altri musei fiorentini. Le immagini proiettate su maxischermi, sono fruibili dai visitatori in alta risoluzione e sono integrate con informazioni artistiche e storiche.
Di grande interesse l’iniziativa di Wikimedia Italia, Tutti i musei italiani su Wikimedia, in collaborazione con ICOM Italia (il principale network di musei e professionisti museali), e Creative Commons Italia, per portare tutti i musei italiani su Wikipedia, allo scopo di aumentare le opportunità di condivisione di conoscenza, far crescere la partecipazione attiva e consapevole del pubblico, offrire una maggior visibilità ai musei attraverso internet. Sul fronte degli strumenti digitali per facilitare l’accessibilità ai luoghi della cultura, oltre alle realtà ormai consolidate, i siti di Pompei ed Ercolano (dove è stato anche allestito il MAV-Museo Archeologico Virtuale) da tempo accolgono, ad esempio, visite assistite da dispositivi di realtà aumentata per offrire un viaggio nel passato, articolato nei contenuti informativi, proiettando i visitatori in una dimensione integralmente digitale. Tra le sperimentazioni più recenti, si segnala l’app Multiart, ideata e sviluppata da The DouglaS MortimerS, collettivo di artisti bresciani (tra musicisti, dj, producer, e disegnatori), che trasforma i quadri in musica grazie ad un’associazione innovativa di colori e suoni, per renderli fruibili anche da chi non può vedere, in particolare bambini e ragazzi ciechi o ipovedenti.
Uno spazio specifico di attenzione si rivolge all’utilizzo dell’intelligenza artificiale anche per promuovere esperienze immersive. Tra queste I-Muse, la prima app che utilizza l’AI per migliorare l’esperienza di visita dei musei, ideata dall’Università di Torino e il Politecnico di Torino e sviluppata dalla digital experience company Synesthesia (TO), che mette in rete 8 musei di Torino con l’intelligenza artificiale: Reggia di Venaria Reale, Museo Egizio, Palazzo Madama, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, MAO – Museo d’Arte Orientale, Museo Nazionale del Cinema, Museo Nazionale dell’Automobile e Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, permettendo di creare percorsi personalizzati, fornendo suggerimenti di visita negli altri musei cittadini aderenti, creando percorsi di visita originali e offrendo anche una funzionalità di gaming sviluppato dalla società torinese Garycom, che sviluppa soluzioni di gamification e app per smartphone.
Su questo filone si colloca anche il progetto RePAIR (finanziato dall’UE con più di 3,5 milioni di euro), coordinato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, che mette in campo nuovi sistemi robotici con un sistema di AI integrato per lavorare al processo di ricostruzione di opere d’arte frantumate. O ancora l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è co finanziatrice, insieme al Centro per le Tecnologie dei Beni Culturali dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), del progetto Cultural Landscapes Scanner, per impiegare tecniche di intelligenza artificiale per scoprire nuove aree archeologiche.
Altro filone su cui si sono svolte esperienze di interesse è quello della valorizzazione dei patrimoni non fruibili dal pubblico. Mentre a Vienna sta per aprire Albertina Klosterneuburg, 2.800 mq di un nuovissimo spazio espositivo dedicato all’esposizione al pubblico di gran parte dei depositi dell’istituzione viennese dedicati all’arte contemporanea, a Firenze, nel complesso di Santa Maria Novella, sono da poco visitabili i nuovi depositi dei musei civici fiorentini: una superficie di 1.100 metri quadri che offre accoglienza a 4.500 opere altrimenti non visibili al pubblico. Di recente inoltre, il MiC e il Demanio hanno siglato un accordo per far diventare gli archivi di stato anche centri culturali polivalenti (19 in tutto) per favorire la conservazione ma anche la fruizione dei luoghi alla cittadinanza. Interessante anche il progetto Restauro trasparente della Pinacoteca di Brera, dove i restauratori accompagnano i visitatori dietro le quinte dei laboratori per illustrare le attività di conservazione e manutenzione in atto.
Si consolidano, aumentando la propria offerta, anche quelle realtà come Kalatà, La Paranza, Badia Lost&Found che hanno ormai fatto scuola nell’offrire esperienze di visita innovative in grado di unire conoscenza e intrattenimento, restituendo alla fruizione e rendendo accessibili luoghi generalmente chiusi alla visita, e quelle che ripongono particolare attenzione all’inclusione ai luoghi del patrimonio culturale. Tra queste ultime, ad esempio, Variabile K a Ercolano promuove iniziative di architettura partecipata (come A Ruana o Ortora change the game) per creare e rafforzare i legami di comunità nei quartieri più fragili della città di Ercolano, realizzando spazi di aggregazione e benessere sociale). Tema, quest’ultimo, sempre presente anche nell’offerta di molte realtà istituzionali. L’innovazione sociale è al centro di numerose iniziative realizzate dal Museo Egizio che quest’anno, al centro di un’operazione di restyling per il bicentenario dalla nascita, propone visite guidate e laboratori gratuiti dedicati a piccoli gruppi di famiglie in difficoltà abitativa. In questa direzione si muove anche il Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTA), che caratterizza la propria mission anche come hub di cittadinanza attiva e rigenerazione urbana, promuovendo progetti di inclusione e condivisione. Ad esempio, attraverso la realizzazione di mappe di comunità interattive della città di Taranto con i ragazzi delle scuole superiori coinvolti in percorsi di alternanza scuola-lavoro. I ragazzi sono stati così accompagnati nell’individuazione e rappresentazione del patrimonio, dei paesaggi e dei saperi locali, attraverso un percorso finalizzato ad ottenere un “archivio” permanente sempre aggiornabile, delle persone e dei luoghi di un territorio. Oppure con il progetto Fish and Chips: un lavoro realizzato con la comunità dei pescatori per valorizzarne l’identità e favorirne il rilancio turistico-economico, grazie a dei workshop per la valorizzazione delle attività tipiche della tradizione della pesca e della mitilicoltura tarantina destinati a due distinti target: da un lato, operatori, cittadini, liberi professionisti e guide turistiche; dall’altro, studenti delle scuole superiori nell’intento di trasmettere loro conoscenze qualificate delle risorse costiere e marine. Parlando di rigenerazione urbana vanno ricordate le iniziative promosse dalla città di Genova per rivitalizzare la città vecchia (tra queste, il Piano Integrato Caruggi, articolato su diverse misure tra cui interventi di illuminazione scenografica strutturati in un percorso mirato a rendere più attrattivo maggiormente fruibile il territorio urbano) o il progetto per la realizzazione del Museo della Cultura Italiana per riqualificare il quartiere Bolognina a Bologna. E in tema di nuovi musei, si sono avviati i lavori per realizzare, a Roma, il museo del Mausoleo di Augusto, finanziato da Maison Bulgari. Anche Padova è una città che sta capitalizzando il proprio patrimonio culturale, a partire dai propri riconoscimenti UNESCO (Orto Botanico nel 1997 e, dal 2022, Padova Urbs Picta); importante anche l’investimento che ha recentemente portato all’apertura del Museo della Natura e dell’Uomo che ha reso fruibili oltre 200mila reperti naturalistici e antropologici fondendo le 4 collezioni dell’Università. Infine, da guardare con interesse L’Aquila, recentemente designata Capitale della Cultura italiana per il 2026 con un programma fortemente caratterizzato da un ambizioso palinsesto di sperimentazione artistica per la creazione di un modello di rilancio socioeconomico territoriale basato sui 4 assi della Nuova Agenda Europea della Cultura: coesione sociale, salute pubblica benessere, creatività e innovazione e sostenibilità socio-ambientale. Il progetto, intitolato “L’Aquila Città Multiverso,” mira a sperimentare un modello di sviluppo territoriale potenzialmente replicabile anche in altre aree fragili d’Italia e si articola su cinque filoni tematici: la multiculturalità, la multidisciplinarietà (al fine di valorizzare la varietà di istituzioni culturali e ricerca presenti sul territorio), la multitemporalità, la multiriproducibilità e la multinaturalità.
Tra i temi, infine, che caratterizzano le esperienze più recenti di gestione del patrimonio culturale, certamente l’attenzione alla dimensione ambientale della sostenibilità rimane uno dei temi di maggiore attualità. Dal punto di vista della sensibilizzazione, soprattutto dei più giovani, ai temi dell’emergenza ambientale è rilevante l’impegno del Museo della Bora di Trieste, ad esempio con i progetti Che vento faceva-Memorie del clima, alla ricerca di memorie climatiche dal passato, per immaginare i cambiamenti climatici futuri; o il progetto CambiaVenti, che ha realizzato il primo social book per educare giovani e attivisti al tema dei cambiamenti climatici. Sul fronte della promozione nei confronti dei propri pubblici di pratiche di economia circolare, sono di interesse i progetti sperimentali, via via diventati poi permanenti, attivati dalla Reggia di Caserta, per promuovere l’economia circolare basata sulla riduzione degli scarti e sulla realizzazione di attività connesse di sviluppo solidale. Il progetto Marmellata delle Regine consente, ad esempio, la raccolta degli agrumi del Parco Reale e la produzione e commercializzazione di marmellata a cura delle donne del laboratorio Le ghiottonerie di Casa Lorena, svolto a Casal di Principe, all’interno di un bene confiscato alla criminalità organizzata, e gestito dalla cooperativa EVA, impegnata in servizi di prevenzione e contrasto della violenza. Sempre a cura della stessa cooperativa, dall’anno scorso si è aggiunta a questa buona pratica anche l’utilizzo del lauro, ottenuto dalle potature degli alberi per realizzare cuscini antidolore.
Tutte esperienze che restituiscono un quadro complessivo dinamico con sensibilità e priorità di azione che vanno via via consolidandosi rispetto alle tematiche ambientali, al ruolo sociale del patrimonio e alla diffusione delle tecnologie digitali.
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