La Giornata mondiale dell’ambiente 2024 (World Environment Day) si celebra il 5 giugno e quest’anno avrà come tema “Una sola Terra”, ovvero non abbiamo un altro Pianeta. Un’occasione per ricordare l’importanza di salvaguardare la salute dell’ambiente, ma soprattutto un incoraggiamento a prendercene cura tutti insieme.
Word Environment Day 2024, è il momento di fare un esame di coscienza
La Terra vive perché esiste la vita sullaTerra. Può sembrare un gioco di parole, ma proviamo a pensarci cambiando la nostra lettura delle cose. Proviamo a considerarci degli ospiti “collaboranti” del nostro Pianeta. Foreste, terreni agricoli, savane, torbiere, pascoli, montagne, mare: tutti questi spazi naturali, con i loro ecosistemi, forniscono all’umanità ciò di cui ha bisogno per sopravvivere, a cominciare dall’acqua e dalle materie prime per nutrirsi.
Il cambiamento climatico porta con sé siccità, desertificazione del territorio, aumento delle temperature, minore disponibilità di acque potabili e carenza di cibo. È davvero tutta colpa della Terra o dovremmo fare un esame di coscienza? Perché il Pianeta è così stressato? Forse abbiamo spinto il suo sfruttamento ben oltre i limiti?
Il 19 maggio è iniziato il deficit ecologico dell’Italia
La prima riposta arriva dall’Overshoot Day, ovvero il giorno in cui l’umanità ha consumato tutte le risorse prodotte dal Pianeta in un anno. Questo significa che il nostro consumo di risorse naturali supera la capacità di rigenerazione della Terra.
L’Overshoot Day ovviamente non è uguale per tutti i paesi, perché dipende dalle singole impronte ecologiche secondo il calcolo dell’organizzazione indipendente Global Footprint Network. Il 5 giugno comunicherà l’Earth Overshoot Day 2024; nel 2023 cadde il 2 agosto.
Quest’anno, ad esempio, l’Italia è in deficit ecologico dal 19 maggio: questo significa che abbiamo consumato le risorse disponibili per il 2024 e dal 20 maggio il nostro conto ambientale è in deficit.
Per fare un esempio facilmente comprensibile, è come se continuassimo a spendere soldi che non abbiamo: il conto andrà sempre più in rosso finché la banca non ci accorderà più prestiti.
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Giornata Mondiale dell’Ambiente 2024: Una crisi planetaria a tre dimensioni
I nostri modelli di produzione e consumo sempre più insostenibili hanno creato una crisi planetaria a tre dimensioni: cambiamento climatico, perdita di natura e biodiversità, inquinamento e rifiuti.
Più di un quinto della superficie terrestre (circa 2 miliardi di ettari) è degradato. Circa 3,2 miliardi di persone (il 40% della popolazione mondiale) ne pagano le conseguenze perché non hanno i mezzi e le capacità per difendersi: popolazioni indigene, comunità rurali, piccoli agricoltori e i più poveri, in particolare donne e giovani. Ogni anno 55 milioni di persone sono duramente colpite dalla siccità, un fenomeno che ha ripercussioni dirette sull’agricoltura e sugli allevamenti.
Se non si arresta il degrado del suolo, la produzione alimentare globale potrebbe ridursi del 12% (mentre la popolazione continua ad aumentare), con un rialzo dei prezzi delle materie prime alimentari anche del 30%. A livello globale, circa 2 miliardi di persone dipendono dall’agricoltura per la loro sussistenza, ma sono proprio gli attuali sistemi alimentari la prima fonte di degrado ambientale.
Possiamo invertire la rotta
Il degrado non è inarrestabile: abbiamo le conoscenze e la capacità per invertire la rotta e ripristinare la salute dell’ambiente, ma dobbiamo agire subito.
Le catastrofi climatiche, sempre più violente e frequenti, dovrebbero suonare come un campanello d’allarme sulla salute del Pianeta. Ragioniamo come se le risorse fossero infinite, ma non è così. Dobbiamo cambiare lettura, come dicevamo.
Pensiamo che adottare un comportamento sostenibile sia un favore che facciamo al Pianeta, in realtà è un favore che facciamo a noi e a chi verrà dopo di noi. Le tendenze del futuro sono prevedibili, ormai. Non agire oggi ci esporrà a crisi ancora più gravi negli anni a venire.
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Giornata mondiale dell’ambiente 2024: come celebrarla
La Giornata mondiale dell’ambiente 2024 è un’ottima occasione per mettere sul tavolo non più tanti buoni propositi, ma azioni concrete che ognuno – nelle sue possibilità – è chiamato a realizzare. Tornare indietro non si può, ma porre un freno a degrado ambientale è possibile.
Come afferma Bruno Pozzi, vicedirettore della Divisione Ecosistemi dell’UNEP (United Nations Environment Programme), «i governi e le imprese hanno un ruolo di primo piano da svolgere per invertire il danno che l’umanità ha arrecato alla Terra.
Ma anche le persone comuni hanno un ruolo vitale da svolgere nel ripristino, che è cruciale per il nostro futuro come specie».
Guida pratica per ripristinare gli ecosistemi
We Are #GenerationRestoration – Come invertire il degrado del territorio, arrestare la desertificazione e rafforzare la resilienza alla siccità è una guida pratica che suggerisce sette modi per partecipare per ripristinare gli ecosistemi a cui devono partecipare governi, istituzioni, finanziatori, università e centri di ricerca, cittadini:
- Rendere sostenibile l’agricoltura promuovendo il modello rigenerativo. Ogni anno, gli agricoltori ricevono dai governi circa 540 miliardi di dollari di sostegni finanziari, che si potrebbero reindirizzare verso pratiche agricole sostenibili.
Si potrebbero sviluppare colture resilienti agli effetti del cambiamento climatico e gestire meglio l’uso di fertilizzanti e pesticidi per preservare la salute del suolo.
Anche i consumatori possono fare la loro parte adottando diete ricche di vegetali, che seguono le stagioni, acquistare i prodotti locali e consumare più spesso legumi e più di rado le proteine animali.
- Salvare il suolo. Quasi il 60% delle specie vive nel suolo, e il suolo produce il 95% del cibo che mangiamo. Un suolo sano trattiene i gas serra, quindi svolge un ruolo fondamentale nella mitigazione del clima.
I governi potrebbero sostenere maggiormente le aziende agricole nel praticare l’agricoltura conservativa (che prevede minime lavorazioni meccaniche, copertura organica del suolo con residui colturali o colture di copertura, diversificazione delle specie con almeno tre colture diverse e migliorare la fertilità con l’aggiunta di compost e materiali organici).
L’irrigazione a goccia e la pacciamatura possono mantenere l’umidità del suolo senza sprechi e prevenire lo stress da siccità.
Con gli scarti di frutta e verdura le persone possono produrre compost per i giardini e le piante in vaso.
- Proteggere gli impollinatori. Tre colture su quattro che producono frutti e semi dipendono dagli impollinatori, tutti in grave declino.
Le più attive sono le api, ma ci sono anche degli “insospettabili”: ad esempio, senza pipistrelli non avremmo più banane, avocado e mango. Proteggerli è fondamentale: per farlo bisogna ridurre l’inquinamento, diminuire fertilizzanti e pesticidi, preservare prati, foreste e zone umide.
Può essere utile falciare meno gli spazi verdi nelle città e piantare fiori autoctoni diversi per attirarli.
- Ripristinare gli ecosistemi di acqua dolce. Mantengono fertile la terra, forniscono cibo e acqua, proteggono da siccità e inondazioni, sono l’habitat di piante e animali: eppure stanno scomparendo.
Oltre a monitorare e identificare le fonti di inquinamento, bisogna rimuovere le specie invasive e ripiantare la vegetazione autoctona e ripensare la gestione delle acque reflue.
I paesi, inoltre, possono aderire alla Freshwater Challenge per accelerare il ripristino dei fiumi e delle zone umide degradate entro il 2030. Finora hanno aderito 46 paesi.
- Rinnovare le aree costiere e marine. Mari e oceani sono fonte di ossigeno, cibo e acqua e contribuiscono a mitigare i cambiamenti climatici.
La biodiversità marina è una fonte di sostentamento per 3 miliardi di persone, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.
Per ripristinare gli ecosistemi blu i governi devono attuare il Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. Contemporaneamente, devono applicare norme rigorose sull’inquinamento che deriva da scarichi industriali, rifiuti in plastica, deflusso dei reflui agricoli e zootecnici (da recuperare come fertilizzanti).
- Riportare la natura nelle città. Oggi più della metà della popolazione mondiale vive nelle città, entro il 2050 saranno i due terzi.
Le città consumano il 75% delle risorse del Pianeta, producono più della metà dei rifiuti globali e generano almeno il 60% delle emissioni di gas serra.
Affinché non si trasformino in giungle di cemento, possiamo arricchirle di alberi per migliorare la qualità dell’aria e abbassare le temperature; aumentare i giardini e creare coperture verdi sugli edifici per offrire un habitat favorevole agli uccelli e agli impollinatori.
- Investire nel ripristino degli ecosistemi. Per raggiungere gli obiettivi climatici e di ripristino degli ecosistemi entro il 2030 bisognerebbe investire 542 miliardi di dollari, e non è così facile.
Nel frattempo, si potrebbe investire in azioni di prevenzione: allerta meteo precoci, ripristino del territorio, migliorare la gestione dei rifiuti, investire in imprese focalizzate sull’agricoltura sostenibile, sull’ecoturismo e sulle tecnologie verdi.
Non una decrescita, ma un’inversione di rotta
Al di là delle azioni dei governi o dei grandi gruppi finanziari e industriali, ognuno di noi può fare la sua parte investendo nelle aziende green, sostenendo l’agricoltura del territorio, diminuendo il consumo di proteine animali, adottando stili di vita più sostenibili.
L’economia ha un ruolo determinante. Come afferma Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola, «per affrontare la crisi climatica e salvare l’ambiente è necessario costruire un’economia più sostenibile e innovativa. Un’Italia che affronta la sfida alla crisi climatica esiste già. Secondo il Rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola e Unioncamere, circa un terzo delle imprese (510 mila) negli ultimi cinque anni hanno investito sul green. Sono quelle che innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro: i green jobs sono 3,2 milioni. Difendere l’ambiente e affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro come afferma il Manifesto di Assisi».
La Giornata mondiale dell’ambiente 2024 non ci chiama a una decrescita, ma sollecita un’inversione di rotta.
Come diceva Seneca, non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. Noi sappiamo dove andare, ma dobbiamo pianificare il nostro viaggio con attenzione e responsabilità se vogliamo raggiungere la meta.