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Alle Giornate della Soft economy a Treia si è discusso della «ricchezza del bosco». Una iniziativa nata come sperimentazione nell’area sisma 2016 è stata presentata per essere discussa e sviluppata a livello nazionale. Si tratta di una strategia che, a partire dalla stima del valore potenziale derivante da una gestione del patrimonio forestale, permetta di programmare iniziative di economia circolare basate sul capitale naturale che, oltre a portare valore aggiunto e occupazione locale, producano esternalità positive in termini di presidio e gestione territoriale. L’Appennino centrale, come gran parte delle aree montane e alto collinari italiane, ha subito gli effetti di un crescente spopolamento e diminuzione delle attività di cura e gestione del territorio con conseguente perdita del mosaico di usi e infrastrutture territoriali che ne hanno assicurato nei secoli la tenuta e il paesaggio. Gli eventi sismici hanno notevolmente accelerato queste dinamiche, fino a raggiungere livelli di rischio elevato per persone e abitazioni a causa dei crescenti eventi estremi causati dai cambiamenti climatici.

Nel corso dell’appuntamento promosso dalla Fondazione Symbola e di cui Greenreport è media partner, è stato sottolineato come il contrasto alla conversione dell’uso del suolo attraverso la valorizzazione del capitale naturale assuma, quindi, una valenza strategica per politiche di riequilibrio territoriale con significative ricadute sociali. Per raggiungere questo obiettivo è necessario sensibilizzare e informare le comunità locali, a partire dagli amministratori e dai proprietari dei terreni e dei boschi, sulle potenzialità derivanti da un processo di gestione di proprietà pubbliche e private per obiettivi condivisi, da una pianificazione certificata e dalla successiva trasformazione in prodotti agro-silvo-pastorali dall’alto valore aggiunto.

Per la dimensione del fenomeno e per gli ostacoli diffusi che rappresenta, è stata posta particolare attenzione a quella parte del patrimonio forestale per il quale è impossibile individuare la titolarità, oppure di cui il proprietario è individuato ma irreperibile, rafforzando il ruolo dei Comuni o di loro unioni o consorzi, per l'attuazione degli interventi di gestione previsti conformemente alla disciplina vigente in materia di contratti pubblici, con forme di sostituzione diretta o affidamento della gestione dei terreni interessati e delle strutture presenti a imprese, consorzi, cooperative ad altri soggetti pubblici o privati ovvero mediante affidamento a enti delegati dalle stesse per la gestione forestale, privilegiando l'imprenditoria giovanile.

In questo percorso i Comuni sono il riferimento sia per i cittadini/proprietari che per gli imprenditori. A questo scopo la Fondazione Symbola sta definendo con IFEL (L’Istituto per la Finanza e  l’Economia Locale dell’ANCI) un percorso per promuovere un’attività di sensibilizzazione e informazione agli amministratori e ai tecnici dei Comuni - a partire da quelli del Cratere 2016 - per avviare una ricognizione e rivalutazione dei terreni e dei boschi demaniali in modo che siano contabilizzati nel patrimonio comunale e, quindi, possano concorrere alla formazione del bilancio attraverso il calcolo delle provvigioni aggiornate e di quelle potenziali derivanti da attività di pianificazione e certificazione.

Per favorire la pianificazione e la certificazione dei boschi, attività necessaria per dare valore aggiunto attraverso usi nobili del capitale naturale, è stato individuato lo strumento del Piano Forestale di Indirizzo Territoriale (PFIT) che si applica ad aree forestali omogenee. Per implementare questa strategia la Fondazione Symbola ha avviato una ulteriore collaborazione con Federbim (Federazione Bacini Imbriferi Montani) per accelerare e agevolare questo processo nei 68 Bim che interessano 2mila comuni montani finalizzato a inserire la realizzazione dei PFIT nel programma di attività dei Bim per il territorio come strumento concorrente alle finalità istituzionali di gestione della risorsa idrica strettamente dipendente dalla gestione forestale.

La valorizzazione e contabilizzazione del capitale naturale comunale e di uso collettivo, che interessa circa il 40% dei boschi, fungerebbe da riferimento credibile per tutti i cittadini/proprietari del restante 60% che saranno motivati a intraprendere lo stesso processo per le loro proprietà, in un contesto di rinnovata fiducia sul valore di beni oggi dimenticati e sul ruolo delle comunità locali nella tenuta di un territorio sempre più a rischio e per la fornitura di beni e servizi di pregio come legno, acqua e salute.

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Giornate della Soft economy, il focus sulla «ricchezza del bosco»: beni pubblici, patrimoni privati | Greenreport.it

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