Green jobs che coltivano il cambiamento Occupazione e svolta ecologica In Italia oltre tre milioni di persone lavorano in ambiti legati alla sostenibilità. Il Rapporto Greenitaly 2024 fotografa una transizione ecologica che crea nuove professioni e opportunità. Dai mobility manager agli eco-consulenti, cresce la domanda di competenze green, ma le imprese faticano a trovare profili qualificati. In Italia il 13,4t degli occupati svolge un "green job" e quasi due milioni di nuovi contratti attivati nel 2023 riguardano incarichi connessi allo sviluppo della sostenibilità. Una popolazione di oltre tre milioni di persone, professionisti e non solo, che ha trovato nella spinta verso strategie "verdi" nuove vie per entrare nel mercato del lavoro, occupando anche posizioni che in passato non esistevano. A scattare questa fotografia è il Rapporto CreenItaly 2024 di Symbola e Unioncamere, che mette in luce come l'economia italiana stia cambiando volto e come le imprese, grandi e piccole, si stiano attrezzando per cogliere le opportunità della transizione ecologica. Dai dati emerge chiaramente lo spaccato di un contesto in profonda trasformazione. Ma chi sono, in concreto, i cosiddetti green workers? Quanto è ampio il ventaglio di figure, dai consulenti ambientali ai manager della mobilità, dagli esperti di energia agli specialisti digitali? Per rispondere a questa domanda, abbiamo chiesto ad alcuni membri di Partner 24 ORE Network di raccontarci quali sono le professioni più richieste e come si stanno evolvendo. «Il nostro lavoro - spiega Enzo F.Venneri, business consultant di Store Clobal Consulting - è aiutare le imprese a riorganizzare i processi, digitalizzarli, introdurre software e strumenti che rendano più efficiente il lavoro quotidiano. Negli ultimi anni questo ci ha portato a sviluppare progetti innovativi, in particolare nel campo della mobilità elettrica». Fra questi, racconta, c'è Qariqa, una piattaforma che gestisce flotte aziendali e infrastrutture di ricarica modulando in tempo reale la potenza richiesta, riducendo costi e picchi energetici. «A Milano - aggiunge - abbiamo già predisposto i primi edifici con impianti di ricarica e stiamo scalando il modello. Ma non basta installare le colonnine: occorre formare il dipendente che utilizza il veicolo e il mobility manager affinché sia in grado di coordinare tutta la mobilità aziendale, integrando mezzi di proprietà, in sharing e trasporto pubblico, in dialogo, eventualmente, con l'energy manager che gestisce gli approvvigionamenti elettrici». Un'evoluzione che non riguarda solo la mobilità ma anche altri settori, come la gestione dell'energia e dei rifiuti. «Oggi le imprese - osserva Leonardo Di Cunzolo, amministratore unico di BSN Consulting 42 e presidente dell'Unione Italiana Consulenti Ambientali - devono confrontarsi con un quadro normativo sempre più rigoroso: dall'estensione della responsabilità del produttore sul bene immesso sul mercato, alle autorizzazioni per emissioni in atmosfera, fino alla tracciabilità dei rifiuti con sistemi digitali come RENTRi. Tutti producono rifiuti, ma non tutti sanno gestirli: il nostro compito è istruire e formare, riducendo il rischio di sanzioni e l'impatto ambientale». L'eco-consulente ambientale - figura oggi certificata secondo gli standard Cepas-Bureau Veritas - è uno dei nuovi profili richiesti dal mercato: un professionista con competenze in scienze ambientali, diritto e procedure tecniche, capace di affiancare I'RSPP e guidare le aziende negli adempimenti. «La sostenibiità non è più un orpello reputazionale - aggiunge Di Cunzolo - ma una leva dí competitività. Per questo servono percorsi formativi seri e consulenti qualificati, capaci di coniugare conoscenza normativa e visione strategica». Il fenomeno non riguarda solo le grandi imprese: secondo Greenfialy, oltre il 38% delle PMI italiane ha investito in tecnologie e competenze green negli ultimi cinque anni. Ma proprio le piccole aziende fanno più fatica a inserire figure di alto profilo. «Gli investimenti vanno oltre il costo della singola persona - osserva Venneri - e comprendono infrastrutture, formazione, piattaforme digitali. Ecco perché il supporto esterno e i modelli scalabili sono fondamentali». La domanda di green workers, intanto, cresce più velocemente dell'offerta: quasi il 40% delle assunzioni in area green nel 2024 è risultato di difficile reperimento, soprattutto per profili tecnici e manageriali. Un segnale che conferma come la transizione ecologica richieda non solo risorse finanziarie, ma anche capitale umano qualificato. «Le aziende ci chiedono sempre più spesso - conclude Venneri - di misurare non solo il costo, ma anche il beneficio ambientale delle scelte fatte: quanta CO2 si risparmia passando all'elettrico, quanta energia si consuma per chilometro percorso. È questa la sfida: trasformare la sostenibilità in dati misurabili e decisioni operative». Per imprese e professionisti, i green workers sono destinati a diventare il ponte tra compliance e innovazione: figure capaci di tradurre norme, tecnologie e obiettivi ESC in processi concreti, misurabili e, soprattutto, competitivi.
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