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La mobilità sostenibile entra in una nuova fase. Quella della maturità delle tecnologie elettriche — oggi alla ricerca di un equilibrio più sostenibile fra performance, tempi di ricarica, impatto sull’ecosistema urbano, circolarità industriale e democratizzazione del prezzo — ma anche della presa di coscienza che non esiste dal punto di vista tecnologico una sola strada per raggiungere gli sfidanti obiettivi di decarbonizzazione (giustamente) imposti dall’Unione europea.

Questi i temi che verranno discussi durante la quarta edizione del Green Talk, organizzata da 1000 Miglia Srl con Fondazione Symbola. Il 1000 Miglia Green Talk che si terrà domattina vuole essere un dibattito a più voci che mira a costruire un percorso che vede Istituzioni, Università e Imprese, con un focus particolare sulla filiera automotive che si sviluppa tra Brescia e Bergamo, accomunate dalla necessità di agire prontamente e in maniera significativa nel settore della Mobilità.

Si parlerà di elettrificazione della mobilità privata e della logistica, ma non solo.  Infatti, l’emergenza sanitaria prima e il conflitto alle porte dell’Europa poi, in qualche modo, hanno contribuito a deideologicizzare il dibattito sul modello futuro della mobilità: una sfida che riguarda le persone ma anche le merci, se è vero che lo shortage delle materie prime e l’innalzamento dei prezzi energetici hanno messo in crisi la globalizzazione dei mercati che oggi va ripensata in chiave di prossimità di filiera.

L’imperdibile occasione del Pnrr può in tal senso aiutare il Sistema produttivo del nostro Paese a individuare una terza via in grado di distanziarsi sia dagli integralisti dell’elettrico (il Nord Europa in primis) sia da chi ancora si ostina a combattere una battaglia di retroguardia su carbone e petrolio. Una terza via fondata su un mix energetico — l’elettrico, certo, ma affiancato alle nuove generazioni di motori endotermici a impatto minimo e, soprattutto, all’idrogeno — ma anche su un nuovo modo di utilizzare i mezzi di trasporto: un modo più responsabile, dove la mobilità dolce (bici, monopattini e trasporto pubblico)  si sposa con il trasferimento dell’auto da oggetto a servizio (non necessariamente di proprietà) e dove le smart city ripensino i sistemi logistici di ultimo miglio riorganizzandoli per diminuire il traffico nei centri storici.

Sfide importanti che interrogano ricerca e manifattura, mai come oggi chiamate a costituire un’alleanza basata sull’innovazione, la collaborazione e quindi il trasferimento tecnologico per restituire al genio italiano quel time to market che finora ci è mancato per essere davvero competitivi sui mercati globali.

 

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Grande partecipazione al bando “10 tesi per la sostenibilità”. Sono ad oggi oltre 1300 tesi da tutta Italia. Fino al 31 gennaio è online il bando di concorso. È un’iniziativa promossa da Fondazione Symbola, Unioncamere e Luiss con il sostegno di Deloitte Climate & Sustainability, il patrocinio della Conferenza dei Rettori (Crui) e la collaborazione del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, della Rete delle Università per lo Sviluppo sostenibile (RUS) e del Consorzio Interuniversitario nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali (Instm) volta a premiare 10 tesi provenienti da tutte le discipline, sia umanistiche che scientifiche, che abbiano forti e originali riferimenti al principio della sostenibilità.

La COP28 di Dubai è andata meglio di come molti temevano. L’intesa raggiunta è nel solco degli accordi di Parigi e per la prima volta pone esplicitamente il problema dei combustibili fossili. È giusta la scelta dell’Europa di puntare su coesione, transizione verde e digitale per costruire un’economia più a misura d’uomo e per questo più forte. Dopo Dubai tocca oltre che ai governi, alla società e all’economia. L’Italia può dare un forte contributo se fa l’Italia e incrocia la green economy con la qualità, l’innovazione, la bellezza.

La COP28 di Dubai è andata meglio di quanto si potesse pensare. Ora tocca oltre che ai governi, alla società e all’economia. L’intesa raggiunta tiene conto di tutti gli aspetti più rilevanti dell’accordo di Parigi. Questi appuntamenti sono importanti per indicare la direzione, ma la partita vera si gioca nel campo dell'economia e della società. È giusta la scelta dell’Europa di puntare su coesione, transizione verde e digitale per costruire un’economia più a misura d’uomo e per questo più forte. Anche per questo sono inaccettabili i ritardi sullo sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese.

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