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L'evento a Mantova Alla tre giorni del seminario di Fondazione Symbola, la parola ai giovani «Facciamoci dire da loro come sarà il futuro e come proteggeranno il Pianeta» I designer under 35 «Le nostre creazioni? Sono belle, utili e sostenibili» di Elena Comelli a crisi climatica richiede nuove soluzioni per una gestione più responsabile delle risorse e i designer rispondono alla chiamata. La rivoluzione in atto con la transizione ecologica si sta profilando come una straordinaria palestra per allenare una nuova generazione di professionisti chiamati a dare risposte concrete ai nodi ambientali e sociali che vengono al pettine. E una missione che molti giovani designer, in diversi campi, stanno facendo propria. È nata così l'idea di dare un volto a questi attori del cambiamento, raccogliendo «35 designer under 35», una carrellata di esperienze rappresentative della transizione in atto, raccolte da Fondazione Symbola. Sono storie che raccontano come il design abbia oggi un raggio d'azione sempre più ampio: dal prodotto al servizio, dalla sicurezza sul lavoro all'abbigliamento in contesti extraterrestri, dalla moda sostenibile all'invenzione di materiali ecologici, fino alle app che progettano la nuova mobilità o permettono la gestione delle interazioni tra pazienti, medici e infermieri. Di queste storie si parlerà il 27 giugno a Mantova, al seminario estivo della Fondazione, in un convegno promosso dall'Associazione per il disegno industriale. «Si sprecano i dibattiti, le tavole rotonde. i talk sul futuro, ma in questo ampio panorama mancano in genere proprio i protagonisti: i giovani», fa notare Luciano Galimberti, presidente di Adi. Ora è il momento di dargli la parola, per sapere come sarà il design italiano di domani. «Colorato e sostenibile», è la risposta di Francesca De Gottardo, che è arrivata nel mondo della moda partendo da lontano. Dopo una laurea in Archeologia e un master in Marketing e comunicazione alla Bocconi, De Gottardo è stata risucchiata dalla moda milanese, dove ha fatto anche la consulente in social media marketing per Dolce & Gabbana. «Qui si prendono tutti molto sul serio, ma un certo punto mi sono detta che per dare veramente un contributo positivo all'umanità bisognava affacciarsi sul mondo», spiega. continua a pagina 37 I successi di Francesca De Gottardo e Alberto Piovesan La moda etica tra Italia e Tanzania e le tute spaziali selezionate dall'Ase. Da questo slancio di responsabilità sociale e ambientale nasce Endelea, che crea abiti e accessori in tessuti africani disegnati a Milano e prodotti a mano a Dar es Salaam. Il nome in swahili significa «Andare avanti senza arrendersi alle difficoltà»: con questo spirito Francesca De Gottardo ha trasformato in quattro anni un piccolo progetto di moda sostenibile in una società benefit e infine in una B Corp, con l'obiettivo di sviluppare un'industria della moda in Tanzania e di far conoscere in Europa la cultura tessile africana, attraverso un brand rispettoso dell'ambiente e delle risorse umane. «In Africa collaboriamo con oltre trecento persone, di cui molti appartenenti alla comunità omosessuale, che in Tanzania è perseguitata. Per queste persone la moda è ancora uno slancio creativo di libertà e sono loro grata perché mi hanno consentito di re-innamorarmi di questo settore», racconta. Proprio per questo Endelea reinveste il 3% delle vendite in progetti formativi a Dar es Saalam, dove ha offerto all'università un corso in fashion design con una professoressa del Politecnico di Milano e dove ha finanziato un incubatore per designer emergenti. Per Alberto Piovesan, invece, la parola d'ordine è «sicurezza». Laureato in design inustriale allo Iuav di Venezia, Piovesan è art director del DAirLab di Dainese. «Sono sempre stato interessato al design del movimento e così sono approdato in Dainese, dove ho trovato spazio per dar vita a soluzioni di sicurezza, applicate sia al mondo dello sport che alla vita di tutti i giorni», spiega. Da lì è nata l'idea di creare dei dispositivi di protezione da indossare con un airbag incorporato, che sono poi stati sviluppati nella startup creata da Lino Dainese quando ha venduto il suo brand a un fondo del Bahrein. «Inseriti nei normali capi di vestiario, gli airbag si gonfiano automaticamente quando i sensori incorporati percepiscono dei movimenti anomali di caduta», precisa Piovesan, che è stato tra i cinque selezionati per il concorso dell'Agenzia Spaziale Europea sul progetto delle tute per gli astronauti e ha vinto il premio per l'innovazione di Adi per i suoi dispositivi di protezione. «Siamo solo all'inizio di un modo di vivere nuovo, sempre più responsabile sia dal punto di vista ambientale che sotto il profilo della sicurezza personale. Non è più pensabile agire prescindendo dai rischi a cui andiamo incontro, per noi e per il pianeta», commenta Piovesan. Una filosofia che sposta la missione dei designer dalla ricerca del bello alla ricerca del bello e buono, per arrivare in tempo all'appuntamento con il Pianeta.

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I designer under 35. "Le nostre creazioni? Sono belle, utili e sostenibili" - Elena Comelli | Corriere della Sera Buone Notizie

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