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Chiude Symbola dopo tre giorni di riflessioni sulle eccellenze italiane che guardano alla sostenibilità e alle energie rinnovabili, mettendo a confronto imprenditori e politici su cosa fare per ridare all’Italia la speranza nel futuro. In fondo, è il messaggio che esce dal Bibiena, “Se l’Italia fa l’Italia”, se cittadini, imprese e istituzioni, in maniera coesa e solidale, mettessero in campo quello che sanno fare, la via sarebbe spianata. E che sia in grado di farlo, il sistema Italia, lo hanno dimostrato le tre giornate del seminario estivo.

La speranza

«Symbola è un pezzo di speranza» dice, nell’intervento finale, il presidente e anima della Fondazione, Ermete Realacci. Qui «si sono messi in rete i saperi» e si è capito che la transizione verde «è l’occasione per rendere più forte l’economia», ma anche che «il nucleare non è la strada da percorrere visto che costerà molto di più delle altre fonti rinnovabili».

Gli imprenditori

L’ottimismo è incarnato dagli imprenditori: «Le imprese sono capaci di fare le imprese, impegnate come sono a investire nella doppia transizione energetica e digitale - sottolinea Giandomenico Auricchio, presidente della Camera di Commercio di Mantova, Cremona e Pavia e di Unioncamere lombarde, oltre che di Touring club - Lo dimostrano i risultati economici del nostro territorio. E se l’Italia fa l’Italia è un bene per tutti».

I Comuni al centro

Ad ascoltare ci sono anche i politici, il sindaco di Mantova Mattia Palazzi e quello di Napoli, Gaetano Manfredi, presidente nazionale di Anci, che esaltano il ruolo dei Comuni e criticano l’autonomia regionale. Dal palco, il primo cittadino virgiliano lancia il suo appello: «All’Italia per fare l’Italia serve che la società civile torni a darsi una dinamica politica» perché «solo nei momenti in cui la società civile si è fatta politica, la politica ha costruito stagioni di riforme». Mantova è stata riformista tanto che «negli ultimi quattro anni abbiamo avuto 1.800 nuovi posti di lavoro».

E aggiunge: «Serve che l’Italia si ricordi che ha fatto l’Italia quando ha dato fiducia ai Comuni. L’autonomia è il rapporto tra Stato e Comuni non tra venti regioni che diventano altrettanti stati. Dentro ad un disegno europeo, l’Italia deve tornare a puntare sui comuni e su politiche che abbiamo fatto qui come i nidi gratis e gli aiuti ai giovani nuovi residenti, e va proposto un nuovo modello di accoglienza. Dovrebbero essere le imprese a muoversi per prime. Sono proposte non di una parte ma di un paese che ha bisogno di ritrovare l’ambizione e di ritirare fuori il buon senso come diceva Manzoni».

Coesione sociale

Per Manfredi «oggi nel mondo per governare si sceglie la strada del conflitto; ma ce n’è un’altra, tutta italiana, dove le cose migliori sono state fatte nei momenti in cui la coesione è stata un valore. La coesione sociale è economia, se la costruiamo la produttività cresce e siamo in grado di attirare talenti». Lo si vede nel mezzogiorno dove «la sua ritrovata competitività va letta nella sua capacità di fare comunità». La coesione, dunque, è un fattore di competitività, è «una scelta di campo. I Comuni, in questo, ritrovano una grande centralità. Nel momento in cui il valore determinante è la coesione sociale, il sindaco ritorna centrale rispetto ai centralismi statale e regionale, quest’ultimo antistorico». Compito dei sindaci è «ridurre le differenze di reddito e di opportunità» che ci sono in una stessa città «che determinano conflittualità. E fare riqualificazione urbana ovunque, così come vanno garantiti a tutti servizi di qualità. Se l’Italia vuole fare l’Italia - conclude Manfredi - parta dai suoi valori fondamentali: la coesione e l’unità».

Cena in piazza

Symbola ha festeggiato, venerdì sera, i vent’anni di attività con una suggestiva cena sotto le stelle, in piazza Alberti. Più di cento gli invitati, tra soci della fondazione e ospiti, che hanno degustato il menu predisposto dai tre ristoranti della piazza. Tra i piatti della tradizione serviti, la celebre faraona del vicariato di Quistello. Si tratta della rivisitazione del famoso pavone di Gianfrancesco Gonzaga, marchese della Mantova rinascimentale, che Romano Tamani (l’altro ieri in piazza) ha più volte servito nella sua Ambasciata.

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I sindaci: "L'Italia ci dia fiducia" | Gazzetta di Mantova

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