Il valore dell’alleanza tra cultura e salute è acclarato da una mole crescente di ricerche ed evidenze scientifiche assunte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Europa, confermandone le potenzialità, la include nel Work Plan for Culture 2023-2026 aprendo nuove opportunità a partire dal 2024. In Italia è ancora assente una politica nazionale, ma crescono le pratiche, si affacciano politiche regionali abilitanti e nasce il primo centro universitario di competenza. Percorsi fondamentali per costruire rigore metodologico necessario alla scalabilità, con nuove competenze e figure professionali.
Il ruolo della partecipazione culturale e dell’espressione creativa per il benessere e la salute fisica e mentale, delle persone e delle comunità è entrato nel dibattito del mondo culturale e si affaccia alle agende politiche, configurando un potenziale salto di scala dalle numerose esperienze che animano il nostro Paese. Solo nel 2019 l’Organizzazione Mondiale della Sanità-Regione Europa (OMS) ne assumeva per la prima volta il valore con il più grande rapporto [1] mai realizzato in tema. Questo contributo ha generato un crescendo di attenzione da parte di decisori, istituzioni e organizzazioni culturali, sociali ed educative, con impulsi alla ricerca e alle pratiche. La pandemia che si è abbattuta subito dopo, scoperchiando la fragilità di ogni sistema, organizzazione e persona, lo ha confermato, rendendo palese il ruolo costitutivo della cultura, per favorire l’empowerment delle persone e delle comunità e, in contesti di grande instabilità, per promuovere la resilienza, allentare situazioni di grande stress, e aiutando le persone a regolare le proprie emozioni per preservare e migliorare la salute mentale, individuale e sociale. Questo fenomeno è chiaramente leggibile nel lavoro della divisione Sociale e bio-comportamentale dell’University College of London (UCL), l’ente che ha collaborato al rapporto OMS e che più ha pubblicato in tema. Nel marzo 2023, l’UCL ha restituito una sintesi [2] dei propri articoli accademici degli ultimi cinque anni, oltre 70, presentando la forte correlazione della partecipazione culturale con la qualità della vita in tutte le età, la sua connessione alla longevità, a comportamenti sanitari, sociali e prosociali, in particolar modo nei bambini e nei giovani, a una migliore salute mentale in età adulta, a minori rischi di depressione e demenza in età avanzata, livelli più bassi di dolore cronico e fragilità. Le metodologie adottate hanno permesso di dimostrare che la relazione positiva persiste anche in considerazione a fattori demografici, socio-economici e condizioni specifiche di salute.
L’OMS ha costituito un’unità dedicata al tema e ha continuato a fornire linee guida per politiche volte ad aumentare l’impatto delle metodologie fondate sull’arte e sulla cultura. Nel 2022, da un lavoro congiunto con la Global Social Prescribing Academy, il World Health Innovation Summit (WHIS) e la UNGSII Foundation, ha pubblicato un rapporto che dà chiare indicazioni ai decisori politici sull’importanza della prescrizione sociale, sulle condizioni necessarie per renderla efficace, contribuendo a ribaltare un paradigma sanitario che si basa prevalentemente sull’assistenza, rispetto a un modello che pone al centro le persone con le loro potenzialità e indica come diffondere buone pratiche di partecipazione culturale ed espressione artistica per migliorare la salute e il benessere delle persone e delle comunità e sostenere i servizi con effetti sulla spesa pubblica in salute.[3] Le istituzioni comunitarie confermano la potenzialità di questo campo ibrido di studio, pratiche e politiche nel ciclo di programmazione che, a partire dal 2024, apre una nuova stagione di grandi opportunità. La Commissione Europea ha incluso infatti il focus Cultura e Salute tra le 21 azioni nel Work Plan for Culture 2023-2026 – Cultura per le persone: potenziare la partecipazione culturale e il ruolo delle culture nella società, prevedendo un nuovo gruppo OMC-Open Method of Coordination interamente dedicato all’inclusione della cultura nelle politiche sanitarie e allo scambio di esperienze di successo, con un’attenzione particolare per la salute mentale. Il piano, che comprende il sostegno a progetti di ricerca e sperimentazione, capitalizza gli investimenti effettuati dall’Europa nei Paesi dell’Unione negli ultimi due anni, su più linee, di cui possiamo prendere visione nel catalogo di progetti [4] che, come fonte di ispirazione, la Commissione ha diffuso a fine 2022. Per supportare questo indirizzo, la Commissione ha inoltre lanciato nel 2021 l’Azione Preparatoria Cultura per la Salute che, con il programma di ricerca CultureforHealth (CFH) concluso a giugno 2023, ha coinvolto numerosi italiani. Il primo report del progetto documenta l’efficacia delle arti e della cultura nel rispondere a priorità di salute pubblica, analizzando 300 studi scientifici e presentando un crescendo di pratiche leggibili da una mappatura in auto-segnalazione (quasi 800 progetti, sviluppati prevalentemente in periodo pandemico, di cui 109 italiani). Il rapporto, così come nel mandato di CFH, segnala tra le priorità gli effetti delle crisi in atto nei modelli economici e delle trasformazioni nel mercato del lavoro sul benessere dei lavoratori (in termini di paure, ansie, disagi), indica la necessità di un ruolo attivo delle imprese nell’assicurare ambienti, cultura e clima organizzativo inclusivi, anche attraverso le arti che possono dare un contributo in termini di motivazioni e relazioni, contrasto al burnout, la necessità di garantire il benessere ai curanti nelle organizzazioni socio-sanitarie come in quelle socio-umanitarie che fronteggiano le migrazioni e gli esiti dei conflitti, tema al quale l’OMS ha dedicato uno studio. Il Rapporto raccomanda l’adozione di un insieme di politiche, ai vari livelli - comunitario, nazionale, e locale- focalizzando l’attenzione su una delle maggiori emergenze: la salute mentale degli adolescenti che, con i giovani svantaggiati (popolazione migrante, poveri, emarginati) o fragili (persone con disabilità o con problemi di salute) presentano il rischio più alto di salute mentale, con un effetto cumulativo sulle disuguaglianze. In Europa, già prima della pandemia, il 16% soffriva di un disturbo mentale (in Italia erano quasi un milione [5]). Gli andamenti più recenti vanno nella direzione di un peggioramento significativo del loro benessere psicologico [6], con un aumento esponenziale degli accessi ai servizi sanitari ambulatoriali per depressioni, fobie, disturbi alimentari, condotte autolesive, tentativi di suicidio [7]. Voices of Culture, la piattaforma di dialogo tra la Commissione Europea e le organizzazioni culturali, ha dedicato a questa emergenza il proprio bando 2022, cui hanno partecipato 53 realtà europee (5 italiane). I lavori hanno portato a un report che individua numerose piste di sviluppo che si basano sulla collaborazione tra i settori della salute del servizio sociale e della cultura, tra attori pubblici e privati [8]. In Italia, tra gli investitori sociali, la Fondazione CRC-Cassa di Risparmio di Cuneo ha colto questa priorità, varando il suo primo programma di investimento sul welfare culturale: con il Giardino delle idee dal 2023 sta incoraggiando alleanze territoriali tra mondo della sanità, sociale, cultura ed educazione, sostenendo con 500mila euro cinque progetti che puntano alla creazione in due anni di ecosistemi locali e intersettoriali per il benessere dei giovani, con servizi in grado di raggiungere un elevato numero di potenziali beneficiari, che nel tempo possano rendersi sostenibili e replicabili.
Tra le pratiche artistiche, il teatro si conferma una risorsa di salute pubblica, in prima linea nel promuovere il benessere mentale delle persone di diverse età e ruoli professionali e con percorsi che si integrano a processi terapeutici e di inclusione anche di persone con disturbi mentali. Il progetto di riferimento, che per la prima volta in Italia ha istituito nel 2015 una forte alleanza con i servizi sociosanitari, è Teatro e salute mentale dell’Assessorato Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, gestito e coordinato dai Dipartimenti di salute mentale e dipendenze patologiche delle Aziende USL di Bologna, Reggio Emilia, Ferrara, Piacenza, Forlì, Modena, Parma, Rimini, Imola, Cesena, in stretta collaborazione con l’Istituzione Gian Franco Minguzzi di Bologna, centro di studio e documentazione sulla storia della psichiatria e dell’emarginazione sociale. Va nella direzione del benessere nell’infanzia il progetto Sciroppo di Teatro, lanciato a inizio 2022 da ATER Fondazione nella stessa regione, ha superato nel 2023 le 20.000 presenze a teatro - fra bambini e accompagnatori adulti- su “prescrizione” dei pediatri e con biglietti acquistati a prezzo simbolico in farmacia. Il progetto nasce intorno a un’idea di “teatro popolare” di qualità, accessibile, capace di accrescere la consapevolezza dei genitori sui potenziali benefici per la salute che derivano dal loro coinvolgimento e da quello dei loro bambini nella vita artistica e culturale. Uno strumento per favorire la loro crescita, la socializzazione, ma anche per contrastare la povertà educativa. Il modello si sta esportando in altri territori: il 31 maggio il Comune di Roma ha assunto la delibera di adozione, a firma di 3 assessorati, Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio per la Città dei 15 minuti, Politiche Culturali e alla Scuola, Formazione e Lavoro. Il supporto che il teatro può fornire oggi al benessere di tutti i curanti – formali e informali, sanitari e educativi – si coniuga con la più ampia azione di promozione della salute perseguibile attraverso l’attivazione delle comunità locali nell’inclusione delle diversità, nel contrasto all’isolamento, migliorando la qualità delle relazioni e della vita con impatti sulla coesione sociale [9]. Numerose sono le attività di educazione sanitaria che si avvalgono del teatro in particolare promosse dalle ASL nelle scuole, luogo di elezione per raggiungere i giovani e luogo in cui si manifesta il disagio. Tra i progetti di nuova generazione che si affacciano su sfide sociali complesse con nuove metodologie e rigore nel percorso di valutazione, segnaliamo SPES - Sostenere e Prevenire la suicidalità degli adolescenti in alleanza con gli insegnanti, ideato nel 2021 dal Dipartimento di Sanità Pubblica e Scienze Pediatriche dell’Università di Torino (in collaborazione con altri 4 dipartimenti), Social Community Theatre Centre, Ufficio Scolastico Regionale e numerosi altri partner per rispondere a un fenomeno crescente, seconda causa di morte in Italia degli adolescenti dopo gli incidenti stradali.
SPES ha disegnato e validato due protocolli di intervento per un format replicabile, fondati sull’integrazione tra teatro ed educazione sanitaria per aiutare gli insegnanti ad agire come gatekeeper, sentinelle della salute mentale degli adolescenti, supportandoli nel richiedere aiuto alla scuola (sportello psicologico) e al Servizio Sanitario. In SPES il teatro è proposto sia sotto forma di spettacolo per acquisire consapevolezza che una pratica laboratoriale condotta da trainer con background teatrale e sociosanitario appositamente formati, per la costruzione di competenze relazionali e comunicative e di collaborazione tra adulti della comunità educante. Molti di questi programmi sono nati in risposta all’accelerazione della crisi pandemica. Altri, lanciati prima del 2020, durante il Covid si sono dovuti misurare con nuove necessità e nuove condizioni operative. Pochi si sono interrotti. La maggior parte è andata avanti, mettendo in atto risposte innovative, per lo più digitali, che hanno permesso a molte persone in grande difficoltà di ricevere un supporto significativo. La crescente consapevolezza che la cultura fa bene alla salute si contrappone alle diseguaglianze nella partecipazione culturale, sia in termini di accessibilità economica che di background della popolazione nel riconoscerla come risorsa. Nel 2022 la partecipazione culturale, seppur cresciuta, resta fortemente sotto i livelli pre-pandemici: soprattutto risulta pressoché dimezzata la quota di persone oltre i 6 anni che si reca a teatro, al cinema e a concerti [10]. Il divario è più evidente tra le regioni del Mezzogiorno rispetto a quelle del Centro Nord (a Sud la quota si aggira tra 8-9%, sia nel 2019 che nel 2022) e tra le persone a bassa scolarizzazione: se nel 2019 la partecipazione culturale fuori casa riguardava 3 persone con titolo di studio elevato rispetto ad una persona con titolo di studio più basso, nel 2021 il rapporto sale a 5. Per cogliere l’opportunità in corso nel ridisegno di ogni sistema – in primis salute, welfare e educazione – inserendo la partecipazione culturale come risorsa di benessere sono fondamentali politiche abilitanti, nazionali e locali che promuovano la partecipazione culturale e ne riconoscano il ruolo per il benessere. Molti Paesi europei hanno recepito a livello governativo gli indirizzi europei per l’implementazione di politiche intersettoriali tra Cultura e Salute. L’Italia non ha ancora espresso linee nazionali, ma stanno prendendo forma le prime politiche regionali culturali, espresse con il neologismo tutto italiano di welfare culturale.
L’Assessorato alla Cultura della Regione Marche, ad esempio, sta capitalizzando la spinta data dal Comune di Recanati che nel 2021 ha promosso la Rete per il welfare culturale nelle Marche, che oggi conta 60 organizzazioni e a cui si deve una proposta per lo sviluppo di una policy intersettoriale regionale in materia di welfare culturale. La Regione Marche ha inserito infatti nel Piano della Cultura della Regione 2021-2023 un’azione Cultura e Benessere, mettendo a disposizione oltre 700 mila euro per sostenere un unico progetto di rete regionale e dieci progetti di area vasta con l’obiettivo di contribuire a migliorare le condizioni di salute e benessere dei cittadini attraverso percorsi trasversali e intersettoriali tra mondo delle ICC e sistema socio-sanitario. È stata generativa anche l’indagine regionale svolta dal Comune di Parma [11] nell’ambito dell’attività di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21 che, dall’analisi delle buone pratiche territoriali mappate ha redatto delle raccomandazioni di collaborazione intra e inter istituzionale per la Giunta Regionale. La Regione Emilia-Romagna [12] ha di seguito avviato nel 2022 un’ulteriore ricognizione sull’accessibilità universale del sistema museale regionale, come presupposto del welfare culturale, dalla quale sono emerse piste di sviluppo che hanno portato nel 2022 ad approfondimenti e a workshop di progettazione con la comunità museale (oltre 60 musei, tra cui i Musei civici di Bologna e Rimini), la rete delle biblioteche civiche, alla partecipazione della Direzione Regionale Musei del MIC. Il programma di formazione e networking si sviluppa a livello interregionale, coinvolgendo dal 2023 anche la Toscana, con l’ambizione di elaborare congiuntamente un set di linee guida condivisibili e consultabili; la definizione di requisiti chiari per una figura professionale dedicata all’accessibilità. Punti cruciali sono banche dati aggiornate e open e linee di investimento mirate.
Grandi opportunità per costruire densità di presidi culturali di comunità nel Sud sono portate dal PN Cultura 2021-2027 che opera per lo sviluppo di 7 regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia). Il piano dà molta rilevanza alla Priorità 3. “Ampliamento della partecipazione culturale e rafforzamento di servizi ed iniziative di carattere culturale” e al relativo Obiettivo specifico RSO4.6. “Rafforzare il ruolo della cultura e del turismo sostenibile nello sviluppo economico, nell'inclusione sociale e nell'innovazione sociale (FESR)”, riconoscendo una nuova centralità della Cultura per il benessere degli individui e delle loro comunità e per lo sviluppo territoriale, come richiamato dagli orientamenti europei. La Regione Puglia è fortemente orientata in questa direzione. In coerenza con il Piano strategico della cultura 2017-2026, ha destinato un finanziamento mediante POR 2014/2020 – Azione 6.7, a quattro macroaree di azione - Community Library, Laboratori di Fruizione, Teatri Storici, Empori della creatività, grazie al quale, anche nel 2022, sono state inaugurate nuove biblioteche e istituzioni culturali. Con la Del. G.R. n. 1736 del 29/11/2022, la Giunta Regionale ha approvato l’indirizzo per l’avvio di un percorso sperimentale di co-progettazione, selezione, finanziamento, monitoraggio e valutazione di interventi di grande rilievo culturale e metodologico da realizzare nei luoghi di cultura già oggetto di interventi di recupero e valorizzazione. Ha inoltre approvato la variazione al Bilancio di Previsione 2022 e pluriennale 2022-24 per la costituzione di un fondo regionale per il welfare culturale e il sostegno ad azioni di innovazione sociale e culturale per la valorizzazione dei luoghi di cultura, di importo complessivo di 700mila euro a valere sul Bilancio Autonomo, tra spesa corrente e spesa in conto capitale. Sarà molto rilevante individuare campi d’azione integrati del PN Cultura con i Programmi Regionali 2021-2027. Anche le città si muovono con atti di indirizzo. Il Comune di Torino ha approvato nel giugno 2023 una mozione sul welfare culturale in cui la Città si impegna a mappare, mettere in rete e dare valore alle esperienze più innovative ed efficaci di welfare culturale in termini di crescita delle comunità del territorio e a sviluppare degli indicatori condivisi per la misurazione del loro impatto. Con un tavolo inter-assessorile e intersettoriale intende dare avvio a un percorso di co-programmazione e co-progettazione di servizi con le realtà del Terzo Settore e con le altre istituzioni coinvolte. Il Piemonte è una delle regioni italiane che annovera attori come Fondazione Compagnia di San Paolo che tre anni fa ha varato Wellimpact, un’iniziativa strategica pluriennale su Cultura e Salute che sostiene progetti faro e numerose esperienze di successo con forte carattere innovativo dal punto di vista sociale. Tra queste, la lunga collaborazione tra i musei torinesi e le associazioni di rappresentanza delle persone con disabilità, con il percorso formativo per operatori museali Accolti ad arte promosso dalle Fondazioni CRT e Paideia, diventato nazionale: in dieci anni ha coinvolto più di 1100 operatori di oltre 300 realtà culturali, caratterizzando il sistema museale torinese con una profonda cultura dell’accessibilità universale.
Il connubio tra mondo sociosanitario e filiera culturale e creativa apre opportunità di sviluppo anche per quei territori interessati a sviluppare un’offerta turistica a base culturale lenta e valoriale, che si nutre della qualità dei territori e mira anche ad intercettare in modo strutturato dei target quali famiglie e persone con disabilità. L’attenzione da parte dei decisori regionali è ampia, come dimostra il documento redatto per il Ministero della Cultura dal Coordinamento tecnico della Commissione Cultura della Conferenza delle Regioni e Province Autonome, frutto del confronto tra decine di esperienze di sindaci, dirigenti pubblici, operatori culturali e sociali protagonisti di esperienze di partenariato speciale. Ma se cultura e creatività dimostrano il loro valore nella promozione della salute come nella gestione dei sintomi di gravi malattie mentali - schizofrenia, disturbi correlati a traumi, depressione maggiore, disturbo bipolare - e assistiamo a un crescente autodescriversi di esperienze culturali come ‘buone per la salute’, è nel contempo necessaria la crescita di rigore metodologico e competenze per favorire replicabilità e scalabilità. È urgente sviluppare competenze fra gli operatori, soprattutto tra coloro che si rivolgono oggi ai contesti sociali e di salute come a un’opportunità professionale e lavorativa, nonché di dialogo intersettoriale: non è sufficiente e automatico che laddove ci sia partecipazione culturale si generi salute, ma senz’altro un’esperienza culturale, opportunamente concepita e sviluppata con competenza, può contribuire a una trasformazione delle dimensioni del benessere e della salute personale e alla costruzione di una società più sana ed equa, in tutte le sue dimensioni.
E’ un nodo chiaro anche a OMS che nel 2023 ha dato una svolta alla sua strategia con il Jameel Arts & Health Lab, nato dalla collaborazione tra la sua divisione europea, la Steinhardt School della New York University (NYU), la Community Jameel e CultuRunners, per promuovere competenze, la ricerca sull'efficacia e il valore che le arti e la creatività possono avere nel migliorare la salute e il benessere. In Italia, l’alta formazione non è ancora scesa in campo. CCW School, nata nel 2021, ha formato dagli esordi oltre 2500 professionisti dei mondi della cultura, del sociale e della sanità, con crediti riconosciuti dagli Ordini della Sanità, Assistenti sociali e Giornalisti. L’Ente ha all’attivo un Master in Cultura e Salute, in collaborazione con DoRS-Centro di documentazione per la promozione della Salute e Corep-Centro per l’Educazione permanente dell’Università di Torino, che, dopo aver coinvolto nel 2022 oltre 60 persone provenienti da 13 regioni nel 2022, sta per varare la seconda edizione. Un forte segnale arriva dall’Università degli Studi di Chieti-Pescara, che ha di recente annunciato la nascita del centro interdipartimentale BACH- Biobehavioral Arts and Culture for Health, Social Cohesion and Sustainability, che, da una prospettiva multidisciplinare, studierà gli effetti delle esperienze artistiche e culturali a livello epigenetico, neuro-endocrino, neuro-cognitivo, neuro-affettivo e bio-comportamentale. Questa realtà, la prima in Italia in ambito universitario, non solo recluterà competenze scientifiche e umanistiche dei suoi dipartimenti, ma si connetterà con soggetti istituzionali internazionali quali Università, OMS e OCSE, anche in vista dello sviluppo di partenariati strategici per scambi di ricercatori, azioni congiunte su una nuova agenda della ricerca e uno sviluppo delle politiche, basato sulle evidenze. Gli esempi proposti qui e quelli raccolti nella pubblicazione della Commissione Europea contribuiscono a documentare come questo nuovo campo di attività e di studio abbia probabilmente superato la fase della mera sperimentazione e mostri già, in alcuni ambiti, maturità e solidità. Globalmente si riscontra ancora una difficoltà da parte dei decisori delle Politiche socio-sanitarie nel riconoscere questa risorsa come tale, uno strumento effettivamente attuabile e da regolamentare nei protocolli ed è necessario, per avere impatto, superare il mosaico di iniziative che dipendono ancora molto dalla buona volontà di alcuni attori sociali. Centri di competenza per ricerca, alta formazione, formazione continua, rigorosi processi metodologici, cultura della valutazione, politiche abilitanti e investimenti che superino l’orizzonte del progetto, sono le condizioni per cogliere una stagione di grande fecondità per un salto di scala nel riconoscimento del ruolo della partecipazione culturale per il benessere individuale e sociale, facendo leva anche sull’attenzione della Comunità europea.
[1] Organizzazione Mondiale della Sanità, What is the evidence on the role of the arts in improving health and well-being? A scoping review, 2019.
[2] University College of London, The Impact of Arts and Cultural Engagement on Population Health. Findings from Major Cohort Studies in the UK and USA 2017-2022
[3] Playbook Global Social Prescribing Alliance, 2022.
[4] UE, Get inspired! Culture: a driver for health and wellbeing in the EU, 2022.
[5] Unicef, La condizione dell'infanzia nel mondo, 2021.
[6] ISTAT, 2022.
[7] Save the Children, SINPIA, 2022.
[8] Cicerchia A., The role of cultural and creative sectors in improving mental health of the youth, 2023.
[9] Bernardi C., Malini C.I., Performing the social. Education, Care and Social Inclusion through Theatre, Franco Angeli, 2021.
[10] ISTAT, BES – Il benessere equo e sostenibile in Italia, 2022.
[11] Percorso curato da Promo PA Fondazione.
[12] Ibidem.