La transizione verde e quella industriale non sono due percorsi separati. Sono, sempre più, due facce della stessa medaglia. E a tenere insieme queste traiettorie è una nuova domanda di lavoro che cresce silenziosamente ma inesorabilmente: quella dei green jobs. L’Italia, secondo l’ultimo rapporto “Green Italy”, promosso da Fondazione Symbola e Unioncamere, nel 2024 ha contato 3,16 milioni di occupati green, pari al 13,4% del totale. Una lieve flessione rispetto all’anno precedente, che riflette più l’incertezza del quadro economico generale che un’inversione di tendenza. Il mercato del lavoro verde, infatti, continua a rappresentare un asse strategico della competitività nazionale. I green jobs non si distribuiscono in modo uniforme nel tessuto produttivo. Si concentrano, invece, nelle funzioni a più alto valore aggiunto: progettazione, aree tecniche, logistica innovativa e soprattutto ricerca e sviluppo. Settori che non si limitano a recepire
il cambiamento, ma che lo generano. È qui che la sostenibilità diventa innovazione di prodotto, processo, organizzazione. Sempre secondo “Green Italy”, circa il 70% delle nuove attivazioni nell’industria presenta competenze più o meno approfondite legate alla sostenibilità. Una dinamica che conferma quanto questa sia ormai un prerequisito nella scelta del personale, perché leva competitiva per conquistare nuovi mercati e accedere a investimenti più qualificati. Le imprese chiedono queste competenze perché fondamentali per rimanere sul mercato. Perché senza efficienza energetica, economia circolare e carbon neutrality, la competitività internazionale diventa una corsa a ostacoli. La qualità di questi lavori è inoltre elevata: si caratterizzano per maggior richiesta di laureati, più formazione continua, contratti più stabili e una domanda crescente di competenze digitali. Il futuro prossimo conferma questa traiettoria. Da qui al 2028 si stimano oltre 3,8 milioni di
nuovi fabbisogni occupazionali con competenze green. Un dato che chiama in causa direttamente il sistema formativo, l’università e la politica industriale: perché non si tratta solo di creare
posti di lavoro, ma di costruire un ecosistema capace di sostenere una trasformazione profonda del nostro modello di sviluppo. La transizione verde non sarà un processo lineare. Ma il segnale lanciato dai green jobs è chiaro: sostenibilità e innovazione si stanno saldando in una nuova architettura produttiva. Investire oggi nei lavori verdi significa rafforzare le basi di una crescita più solida, resiliente, inclusiva. Significa scegliere, con consapevolezza, il futuro.