L'istituto d'Istruzione Secondaria Superiore di Sant'Angelo dei Lombardi e Caposele aderisce al documento della Fondazione Symbola presentato il 24 gennaio scorso. Nell'editoriale pubblicato su Spazio Young il dirigente scolastico conferma l'adozione delle politiche di indirizzo del Manifesto, e l'impegno della scuola a fare la sua parte per mettere in campo politiche di tutela ambientale.
Il ‘De Sanctis’ firma il Manifesto di Assisi. Cipriano: la scuola per un nuovo umanesimo. L’Istituto Superiore “F. De Sanctis” di Sant’Angelo dei Lombardi e Caposele aderisce al ‘Manifesto di Assisi’, un documento proposto dalla Fondazione Symbola il 24 gennaio scorso e che si avvale di un comitato di promotori composto da personalità del mondo scientifico, culturale e imprenditoriale che operano per migliorare e far crescere “l’Italia di Qualità”. Ad oggi il manifesto vanta oltre 3mila sottoscrittori, e la scuola altirpina rientra nel novero dei firmatari e quindi, di quanti hanno assunto un impegno a realizzare almeno un obiettivo convergente con la proposta politica illustrata. Dalla crisi climatica alla costruzione di una economia soft “a misura d’uomo” è la grande sfida lanciata da Assisi che vuole ribaltare la piramide della vivibilità per recuperare la centralità dell’uomo rispetto alle leggi dell’economia. In questo contesto il De Sanctis riafferma i valori e i principi che hanno ispirato l’indirizzo politico che la scuola ha sancito fin dall'inizio dell’anno scolastico, e che porta avanti nonostante il cordone sanitario imposto dai provvedimenti del Premier Conte. Come aveva sottolineato il dirigente scolastico dell’istituto Gerardo Cipriano nell'editoriale di Spazio Young, il giornale dedicato agli studenti allegato di Nuova Irpinia, il Manifesto di Assisi ha l’obiettivo di “costruire un’economia e una società più a misura d’uomo in grado di affrontare con coraggio la crisi climatica, grazie ad una nuova alleanza tra istituzioni, mondo economico, politica, società e cultura. L’educazione allo sviluppo sostenibile diventa oggi un obiettivo strategico per il presente e per il futuro del nostro Paese. La sfida ambientale, legata alla conservazione delle risorse del nostro Pianeta, rappresenta una sfida non più eludibile per le future generazioni” continua.
Il 'De Sanctis firma il Manifesto di Assisi: Rigenerare l'ecosistema.
“Il mondo in cui viviamo è un mondo patogeno, che l’aria, l’acqua e il cibo nella maggior parte dei casi sono inquinati, che per gran parte della popolazione, l’alimentazione è squilibrata e povera di sostanze nutrizionalmente essenziali, che i cibi che mangiamo, i vestiti che indossiamo possiedono microplastiche. Nei mari abitano pesci deformati, i cui corpi crescono e si sviluppano intorno a lacci o reti, le tartarughe inghiottono le buste di plastica scambiandole per meduse, dentro gli stomaci di alcuni uccelli vengono trovati residui di plastiche. Se ci spostiamo sulla terra ferma, le cose non sembrano migliorare: parliamo della deforestazione, dello sfruttamento delle risorse naturali a scapito dell’ambiente, dell’intervento barbarico dell’uomo sui paesaggi naturali, di zone rurali trasformate in zone industriali. E non si dimentichino le polveri sottili dello smog che respiriamo ogni giorno semplicemente camminando per strada. Inquinamento del suolo e delle falde, di dissesti idrogeologici. Tutti hanno sentito parlare del buco dell’ozono. È proprio sull'educazione che bisogna focalizzarsi affinché alle nuove generazioni risulti normale fare la differenziata, chiudere l’acqua mentre si fa la doccia, raggiungere un posto a piedi invece di prendere la macchina. Ci troviamo in un’epoca che impone al mondo intero, ma in particolare all'Italia e all'Europa, scelte radicalmente diverse da quelle compiute in passato: lontane dal modello produttivo tradizionale, dirette verso un nuovo modello di economia che rispetti l’ambiente, orientate ad una società che non produca rifiuti ma sappia creare ricchezza e benessere con il riutilizzo e la rigenerazione delle risorse. Perché questo accada, è necessario un profondo cambio di mentalità che coinvolga le istituzioni, le imprese e le singole persone. E questa nuova consapevolezza nazionale non può che iniziare dalle scuole e dagli studenti, di tutte le età. Soprattutto dai più giovani, quelli che potremmo chiamare “nativi ambientali”: una generazione che nella quotidianità dei comportamenti trova già come prospettiva naturale il rispetto dell’ambiente in cui vive.
Sviluppare nuove pratiche.
Il ‘De Sanctis’ firma il Manifesto di Assisi con l’obiettivo di creare le condizioni per fare in modo che queste pratiche vengano sviluppate, incrementate, messe a sistema, rese patrimonio vivo della nostra società, affinché possano costituire le basi di un nuovo patto tra i cittadini, attraverso le generazioni, per lo sviluppo e la crescita del Paese. L’educazione allo sviluppo sostenibile, quindi, si candida a diventare il progetto nell'ambito del quale promuovere le competenze necessarie per mettere in discussione i modelli esistenti, per migliorarli e per costruirne insieme di nuovi. Educare gli studenti, i nostri figli e noi stessi, alla sostenibilità significa attivare processi virtuosi di cambiamento complessivo dei comportamenti e degli stili di vita. Un nuovo approccio all'ambiente fondato sulla sfera valoriale prima che su quella cognitiva anche nel rispetto della sostenibilità in Europa entro il 2030 che passa appunto per le città e comunità sostenibili, il consumo e produzione responsabili, la lotta al cambiamento climatico e la salvaguardia della flora e fauna acquatica e terrestre. Lo sviluppo sostenibile – ossia lo sviluppo che risponde alle esigenze delle generazioni attuali senza compromettere la capacità di quelle future di soddisfare le loro. Occorre creare uno spazio di libertà e democrazia nel quale i cittadini europei hanno potuto conseguire livelli di prosperità e benessere mai raggiunti prima. Il De Sanctis ha messo in atto politiche di tutela della salute umana e ha sposato appieno il Manifesto di Assisi contro i cambiamenti climatici. A questo scopo, dovremo fare nostri i messaggi di aiuto e allo stesso tempo continuare a investire nelle conoscenze, nelle competenze e nell'innovazione emergenti, che aiutano a guidare la transizione della nostra economia e della nostra società su un percorso sostenibile. Dobbiamo riflettere su come perfezionare i nostri modelli di produzione e di consumo. Dobbiamo agire ora per fermare il riscaldamento globale e la perdita degli ecosistemi e della biodiversità, che minacciano il nostro benessere, le prospettive di crescita sostenibile e la vita stessa sulla Terra. Abbiamo la capacità per fare questo, ma non il lusso del tempo. Le disuguaglianze e le disparità territoriali sono ancora diffuse nonostante i progressi compiuti. Combatterle è importante per avere una società equa, ma anche per salvaguardare e rafforzare la coesione sociale e assicurare la stabilità sociale e politica negli e tra gli Stati membri dell’UE. I nostri paesi sono particolari, spesso sono interessati da fenomeni di dissesto idrogeologico; caratterizzati da marcata arretratezza economica e da un significativo decremento della popolazione residente; sono caratterizzate da condizioni di disagio insediativo, sulla base di specifici parametri definiti in base all'indice di vecchiaia, alla percentuale di occupati rispetto alla popolazione residente e all'indice di ruralità.
L'Alta Irpinia spopolata.
Nella nostra provincia i centri più colpiti sono quelli dell’Alta Irpinia, territorio che sembra davvero sempre più condannato ad un rassegnato spopolamento. Secondo l’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) le situazioni di alcuni paesi rappresentano casi emblematici: Cairano per esempio conta 315 abitanti mentre sono ben 548, quasi il doppio, i cittadini fuori patria; Conza della Campania ha 1796 residenti all'estero a fronte di 1351 abitanti effettivi; a Teora si contano 1972 emigranti contro i 1516 residenti in loco, un vero e proprio “tsunami demografico”. Secondo il rapporto Italiani nel Mondo 2017, a cura della Fondazione Migrantes, aumenta drammaticamente il flusso dei nostri giovani che decidono di andare via. Ancora più marcato è il dramma della nostra sulla nostra Irpinia, una terra meravigliosa ma che non riesce a trattenere i suoi giovani. I numeri e le statistiche confermano dati globalmente demoralizzanti e a dir poco drammatici relativamente all'emigrazione soprattutto giovanile dalla nostra Provincia verso l'estero. Ogni anno è come se un intero paese fosse scomparso essendo andati via dall'Irpinia circa 2mila abitanti (per avere un metro di paragone si pensi che tanti sono i residenti di località come il vicino comune di Castelfranci). Si è discusso a lungo nelle nostre iniziative sull'idea di oikos come ambiente e del suo rapporto uomo-natura. Si è posta particolare attenzione sulle dinamiche attuali, riguardanti l’inquinamento, l’effetto serra e i cambiamenti climatici al fine di suscitare riflessioni tra i presenti.
Occorre lavorare per creare condizioni sociali ed economiche tali da incoraggiare i nostri ragazzi a non andar via e ad investire le loro energie e competenze in Irpinia. Occorrono nuovi interventi normativi comuni che tendano a favorire e promuovere l'equilibrio demografico del Paese, favorendo la residenza nei piccoli comuni, incentivare la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale, rurale, storico, culturale e architettonico. Occorre formare nuove "Green Generation", giovani che si comportino in maniera responsabile e corretta nei confronti dell'ambiente, occorre ritornare ad azioni forse un po' utopiche, ma realizzabili: rispettare le leggi morali, rispettare l'ambiente, rispettare i diritti dell'uomo. Il 'De Sanctis' firma il Manifesto di Assisi per un futuro migliore alle nuove generazioni e al pianeta.