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  • Angelo Frascarelli e Paolo Emilio Bartolucci - Università degli Studi di Perugia

Nel biennio 2023-2024, l’agricoltura italiana ha vissuto una fase di forte discontinuità. Dopo un 2023 particolarmente complesso, segnato da una riduzione della produzione (-1,8%) e del valore aggiunto reale (-2,5%), pari rispettivamente a 71,7 e 40,1 miliardi di euro, il 2024 ha segnato un’inversione di tendenza. Secondo dati Istat, nel 2024 la produzione del settore agricolo (escludendo silvicoltura e pesca) è cresciuta dello 0,7% in volume rispetto all’anno precedente, accompagnata da un aumento dello 1,8% dei prezzi, portando la produzione complessiva a 72,2 miliardi di euro. Ancora più rilevante è stata la dinamica del valore aggiunto, salito a 40,8 miliardi di euro, con una crescita del +2,2% in
volume e del +12,2% in valore.

Questi risultati hanno permesso al settore agricolo italiano di rafforzare significativamente la propria posizione anche a livello europeo. Infatti, nel 2024, l’Italia ha conquistato il primo posto tra i Paesi europei per valore aggiunto agricolo (40,1 mld), superando la Spagna (38,5 mld), la Francia (35,4 mld) e la Germania (31,1 mld). Il valore aggiunto lordo complessivo generato dall’agricoltura dell’Unione nel 2024 è stato pari a 234,1 miliardi di euro, con un contributo dell’agricoltura pari all’1,3% del PIL dell’Unione. Di tale valore, oltre il 57% è stato generato dai quattro principali Paesi: Francia (89,4 mld), Germania (75,5 mld), Italia (75,4 mld) e Spagna (67,5 mld), se considerato il valore della produzione lorda.

Tuttavia, è proprio l’Italia a guidare la classifica per valore aggiunto netto, a dimostrazione di una struttura produttiva più efficiente nella trasformazione del valore rispetto ai costi di produzione. Il dato italiano assume quindi maggiore rilievo non solo per il volume generato, ma anche per la sua tenuta in un quadro continentale instabile. Giova ricordare che nel 2023 l’agricoltura italiana è stata fortemente penalizzata da condizioni meteorologiche avverse, con eventi estremi che hanno compromesso la produzione in diversi comparti. Ondate di calore, siccità, grandinate e gelate tardive hanno inciso in modo significativo, soprattutto su frutteti e vigneti. La produzione vitivinicola ha registrato un calo del 17,4%, riportandosi ai livelli del 2017, mentre l’ortofrutta ha segnato una contrazione dell’11,2%. Ma nel 2024 si è assistito a una netta ripresa per alcune colture, grazie a condizioni climatiche relativamente più favorevoli. In particolare, la produzione di frutta fresca è aumentata del 10,8%, quella di ortaggi del 2,4%, del vino del 4,0% e delle patate addirittura del 10,0%. Al contrario, si è registrata una nuova flessione nei comparti cerealicolo (-6,9%) e olivicolo (-4,7%), oltre che negli agrumi (-6,3%). Anche i prezzi delle colture hanno evidenziato andamenti differenziati: nel 2024 sono aumentati in media del +1,8%, con picchi per olio d’oliva (+13,2%) e vino (+10,5%). In flessione, invece, i prezzi dei cereali (-13,3%), degli agrumi (-13,3%) e dei legumi secchi (-5,9%). Nel 2024, la tendenza ha visto un ulteriore rallentamento dell’inflazione agricola.

I prezzi medi dei beni agricoli sono cresciuti solo dello 0,8%, mentre si è registrata una significativa riduzione dei prezzi dei beni e servizi impiegati in agricoltura (-4,5%). In particolare, i fertilizzanti sono calati del 18,4%, i prodotti energetici dell’8,4% e i mangimi del 5,9%. Questa riduzione dei costi ha avuto un impatto positivo sulla redditività aziendale. Il reddito dei fattori nel 2024 è aumentato dell’11,3%, mentre l’indicatore di reddito agricolo è cresciuto del +12,5%. Questi miglioramenti sono stati resi possibili anche dalla stabilizzazione dei mercati internazionali, dal contenimento dei costi delle materie prime e dalla crescente efficienza delle imprese nel contenere i consumi intermedi (-1,0% in volume nel 2024). Ugualmente, il comparto zootecnico ha attraversato una fase di debolezza nel 2023, con un calo della produzione complessiva dello 0,9%. La flessione ha riguardato in particolare la carne bovina (-2,6%), il latte (-1,1%) e il miele (-10,9%). Nonostante il calo dei volumi, l’aumento dei prezzi alla stalla (+7,1%) ha permesso di mantenere stabile il valore economico del comparto. Nel 2024, il settore ha però mostrato segnali di ripresa nei volumi (+0,8%), con un incremento nella produzione di carni bovine (+2,5%), latte (+1,4%) e uova (+0,5%). Tuttavia, i prezzi dei prodotti zootecnici sono diminuiti in media del 2,2%, determinando una contrazione del valore della produzione pari a -1,6%. Tra le dinamiche settoriali più rilevanti del 2024, le carni suine hanno registrato un calo delle quotazioni alla produzione, nonostante un aumento delle macellazioni e una buona tenuta dell’export. La redditività degli allevamenti da ingrasso è migliorata grazie alla riduzione dei costi di alimentazione, mentre il settore lattiero-caseario ha beneficiato di una ripresa delle consegne (oltre 13 milioni di tonnellate), accompagnata da un incremento dei prezzi dei formaggi principali (Grana Padano e Parmigiano Reggiano) e del burro. Le uova hanno visto un recupero dei prezzi nella parte finale dell’anno e un aumento dei consumi interni. Le attività secondarie non agricole, come agriturismo, produzione di energia rinnovabile e trasformazione aziendale, hanno confermato nel 2024 il loro ruolo crescente. Dopo un +7,2% in volume registrato nel 2023, queste attività hanno continuato a crescere del +5,4% nell’anno successivo. Inoltre, in presenza di una lieve flessione dei prezzi (-2,5%), la produzione in volume è aumentata del +1,8%. Nel complesso, il settore agroalimentare ha continuato a rappresentare un asse strategico per l’economia italiana. La sua incidenza sul PIL nazionale è cresciuta dal 3,8% del 2022 al 4,2% nel 2023. Questa crescita è stata trainata soprattutto dall’industria alimentare, la cui quota sul PIL è passata dall’1,6% al 2%, mentre il contributo del settore primario si è mantenuto stabile al 2,2%.

Relativamente al lavoro, nel 2024 gli occupati in agricoltura sono circa 820.000, pari al 3,4% del totale nazionale, con una diminuzione rispetto ai livelli precedenti dovuta a fattori strutturali quali l’invecchiamento degli operatori, la difficoltà nel ricambio generazionale e l’automazione crescente delle attività agricole. La composizione del lavoro ha visto un aumento della quota di lavoratori dipendenti, che rappresentano il 57% del totale, mentre la componente indipendente scende al 43%. Parallelamente, il comparto agroindustriale registra una crescita dell’occupazione, attestandosi a quasi 500.000 addetti, con un peso crescente nell’industria manifatturiera italiana. Questi dati evidenziano una trasformazione in corso, in cui il settore primario si orienta verso una maggiore professionalizzazione e l’adozione di tecnologie avanzate, mentre resta centrale la necessità di politiche mirate a sostenere il ricambio generazionale e a migliorare le competenze per garantire la competitività e la sostenibilità del comparto nel medio-lungo termine. Questi elementi evidenziano come il settore agroalimentare italiano, nonostante le difficoltà legate a fattori climatici e strutturali, continui a dimostrare resilienza: la capacità
di recupero evidenziata nel 2024 e la leadership europea in termini di valore aggiunto netto ne sottolineano il potenziale competitivo. Tuttavia, le sfide rimangono significative, tra le quali vi sono la necessità di affrontare le disparità territoriali, di favorire l’innovazione tecnologica e ambientale, e di garantire un adeguato ricambio generazionale attraverso politiche efficaci di formazione e attrazione di nuove professionalità. Si tratta di condizioni imprescindibili per consolidare la sostenibilità e la crescita futura del settore. Dunque, nella presente analisi settoriale, si procederà con una disamina approfondita di alcuni comparti agricoli italiani, evidenziando le sfide e le opportunità legate alla sostenibilità. Saranno presentati casi di aziende innovative che stanno adottando pratiche avanzate per promuovere la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Gli esempi concreti riportati dimostrano come l’innovazione stia giocando un ruolo fondamentale nel rafforzare la resilienza delle aziende agricole italiane, permettendo loro di rispondere alle sfide globali, come il cambiamento climatico e la competitività internazionale, in un’ottica di lungo termine.

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