«La Sardegna è unica e vince solo se fa la Sardegna». Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e fondatore di Symbola, è un'istituzione nel mondo ambientalista oltreché un estimatore dell'Isola. «Da ragazzo passavo le vacanze a Santa Maria La Palma assieme a Paolo Gentiloni e da allora ho continuato a venire», rivela. Dell'Isola sa tutto e conosce anche il disegno di legge della Giunta Solinas sul Piano casa.
Che cosa ne pensa?
«Penso che la Sardegna deve decidere quale deve essere il suo futuro».
E quale dovrebbe essere?
«Un incrocio tra bellezza, qualità, territorio e innovazione tecnologica, elementi dì cui l'Isola è ricca. La bellezza e il paesaggio in Sardegna non sono solo un elemento dell'identità ma sono anche materia prima».
Provi a spiegarlo.
«Diversità, qualità e bellezza sono uno straordinario punto di forza e il turismo, oggi e ancora di più nel futuro, sarà sempre più legato alle suggestioni dei luoghi, del cibo, delle tradizioni. Quando Jennifer Lopez dice che vuole vivere in una piccola città italiana e quando Barack Obama racconta che a cena con sua moglie beve solo vini italiani affermano questi principi. Se noi non siamo consci di questo sbagliamo rotta».
Tornando all'edilizia?
«Nel ragionare sul futuro occorre pensare alla qualità e al recupero e a quanto è importante preservare la bellezza. Chi pensa ai metri cubi sbaglia. La ricetta proposta dalla Giunta è vecchia e perdente. Occorre cogliere la sfida della qualità e della tutela del paesaggio, che non è imbalsamazione del passato.
E che cos'è?
«C`è una bellissima frase di Gustav Mahler che disse "Tradizione non è culto delle ceneri ma custodia del fuoco". Significa che occorre mantenere vivo il fuoco della tradizione, riportare in vita emozioni, suggestioni, orgoglio».
E' perdente anche la scelta dì rinviare la decarbonizzazione a dopo il 2025?
«E una scelta che mostra mancanza di visione e di un'idea ambiziosa di questa terra bellissima. Se c'è un posto che può pensare al suo futuro energetico incentrato tutto sulle fonti rinnovabili è la Sardegna. Non è un dato ambientalista, è un dato economico».
Dunque anche la metanizzazione è un'idea da buttare via?
«E' un progetto fuori tempo massimo. La British petroleum la settimana scorsa ha annunciato che vuole bilanciare emissioni CO2 entro il 2o5o investendo in altri settori. Persino gli Stati Uniti, nonostante Trump volesse puntare molto sul carbone, hanno chiuso 5o centrali e tutti i nuovi impianti negli Usa utilizzano fonti rinnovabili».
Che c'entra tutto questo col metano?
«Voglio dire che spesso l'economia va oltre la politica».
Se lei fosse l'assessore regionale all'Urbanistica che cosa farebbe?
«Darei grandi vantaggi, anche in termini di cubatura, a chi recupera il patrimonio esistente e farei delle grandi semplificazioni abbattendo la tassa più odiosa dell'Italia: la burocrazia. E valorizzerei le aree interne e i piccoli Comuni».
Come?
«Gran parte dei prodotti Dop e lgp, che sono materia prima di questa Regione, nascono nei piccoli Comuni, che sono i titolari del fuoco di cui parla Mahler. Ma devono devono essere aiutati a valorizzare la Loro unicità».
Un esempio?
«Lo uso da molti anni gli abiti di velluto realizzati da Paolo Modolo, che sono straordinari. La Sardegna non ha mai costruito un distretto del velluto nonostante la cultura del velluto sarda non abbia paragoni. Quel saper fare in altre regioni sarebbe diventato un grande distretto. Ma se mi permette vorrei fare un altro esempio».
Quale?
«Il mercato del pesce di Cagliari è il più bello d'Italia sul piano della cultura della cura del prodotto. Queste ricchezze le devi valorizzare creando suggestioni uniche».