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«Visione, coraggio e comunità. Con Symbola per costruire insieme un futuro più a misura d'uomo»  Conoscere e capire l'Italia che valorizza i territori e le persone, dove le imprese sono al fianco delle comunità e dei lavoratori. Ne parliamo con Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola. Presidente, da quasi vent'anni Fondazione Symbola lavora per far emergere l'Italia che non si vede, l'Italia bella e appassionata che ha bisogno di essere raccontata per continuare a vivere e crescere. Prendo in prestito un'espressione a lei cara, "l'Italia che fa l'Italia", un'Italia di qualità. C'è ancora tanto lavoro da fare, in questa direzione? E come si promuovono e si aggregano le qualità e le eccellenze italiane? «Symbola nasce per mettere insieme soggetti molto diversi, imprese grandi e piccole, società, cultura e istituzioni intorno a questa idea di rafforzare la missione dell'Italia. Noi ci ispiriamo a quel pensiero di Carlo Maria Cipolla che diceva "Produrre all'ombra dei campanili cose belle che piacciono al mondo", con gli aggiornamenti che ci sono imposti dai tempi che stiamo vivendo, a partire dalla crisi climatica. L'Italia oggi è un Paese criptodepresso, capace di vedere bene i suoi difetti, che sono tanti, mentre è incapace di far leva sui propri punti di forza. L'Italia ha una percezione di sé troppo bassa, e questo riguarda tutti i campi. Ad esempio, c'è una domanda di Italia nel mondo - non solo nel turismo - che è più forte di quanto noi possiamo pensare, anche nel settore produttivo, nella manifattura, nel vino, nel mobile, nella moda, nella tecnologia. Cosa collega tutti questi elementi? Un incrocio tra innovazione, qualità e bellezza che è molto vicino ai temi della sostenibilità. Un tema: il Paese è un campione nel recupero dei rifiuti industriali, siamo una superpotenza, oppure nel fare mobili che non solo bellissimi ma prodotti con materiali di recupero. Parliamo di cose che spesso la gente non conosce. La percentuale più alta di recupero accade non perché abbiamo fatto leggi particolari, ma perché ci sono dei cromosomi produttivi abituati all'efficienza: è l'ingegno naturale degli imprenditori, che viene da secoli di storia, e che ha prodotto filiere naturali. Anche nel mondo dell'artigianato abbiamo delle performance molto superiori a quelle degli altri paesi. Abbiamo insomma risorse che vanno messe in rete, per un'idea di Paese ambiziosa, che fa del fatto di non lasciare indietro nessuno un punto di forza per l'economia, non solo in termini valoriali. Questa è l'idea di un'Italia che fa l'Italia». Innovazione e sviluppo, bellezza e creatività, territorio e capitale umano: sono questi i temi chiave al centro dell'agenda. Symbola ha sempre tenuto gli appuntamenti in luoghi belli: nel corso degli anni Ravello, Montepulciano, Bevagna, Montefalco, Treia. Poi l'arrivo a Mantova, lo scorso anno, e la conferma, quest'anno. Perché Mantova? Qual è la sua forza? «Abbiamo sempre scelto posti "piccoli" ma con tanta storia. Un luogo più raccolto permette uno scambio informale, e quindi un clima molto efficace per le relazioni. È una sfida a guardare anche altri territori. Mantova è una bella vetrina. A Mantova presenteremo uno dei nostri rapporti più belli, tra le numerose pubblicazioni che facciamo. Coesione è competizione, insieme a Intesa e Unioncamere. Di fatto le imprese che hanno un rapporto migliore con i lavoratori, con i fornitori, con il territorio, con le comunità, vanno meglio: non è un ragionamento in via teorica, lo facciamo attraverso un rapporto, un censimento. La coesione diventa quindi un fattore di maggiore efficienza. Del resto, dietro i distretti prima e le reti oggi c'è un sistema di relazioni che viene dalla società, dalla maniera di fare impresa che c'è in Italia. Ma non è una cosa che ci è regalata per sempre, va coltivata, manutenuta. Un esempio? I lavoratori si pagano di più non solo per fidelizzarli, per evitare che cambino azienda, ma anche perché sono una parte fondamentale della capacità delle aziende di essere forti, di produrre cose di qualità. Sul tema dei migranti ci sono tantissime esperienze di imprese che fanno cose buone. Mettere insieme queste esperienze positive e farle dialogare, riconoscendole parte di una sfida comune, è un po' uno dei compiti di Symbola». "Noi siamo i tempi" è il titolo dell'edizione 2024 del Seminario Estivo che si terrà a Mantova al Teatro Scientifico Bibiena dal 27 al 29 giugno. È un motto estrapolato dalla frase di Sant'Agostino "Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi". Che tempi sono questi? Che tempi viviamo? «Sono tempi difficili, ma abbiamo avuto epoche in cui il mondo era più cattivo di oggi, di sofferenze, di povertà, di morti e di guerre, però la cattiveria non ci arrivava con la stessa velocità con cui ci arriva adesso. Adesso c'è anche un prosciugamento dei sentimenti, e capisco lo sbandamento dei giovani. Apparentemente oggi una delle risorse più scarse che c'è è quella della speranza. Ma la speranza ha due bellissimi figli, l'indignazione e il coraggio. La frase di Sant'Agostino, che richiama anche le nostre responsabilità, ci pare una maniera giusta per affrontare alcune questioni. Con coraggio. Le imprese in questo percorso hanno in un ruolo importante: essere un pezzo del futuro e non del passato». Le crisi presenti e future, dal clima al rebus demografico, dall'energia alla geopolitica, ci impongono di fare, insieme, precise scelte culturali, economiche e sociali. Il Seminario Estivo è anche un momento importante per richiamare tutti alle nostre responsabilità? «Sì, è una chiamata al senso di responsabilità individuale e collettiva. La percezione dell'Italia come luogo in cui la bellezza e la socievolezza hanno livelli superiori a quelli di altri Paesi è un soft power. L'utilizzo della bellezza e della gentilezza non per essere disarmati, ma per avere armi diverse e costruire un futuro più a misura d'uomo, è una delle chiavi che noi usiamo. Coesione è competizione è questo. Se vogliamo competere sul basso prezzo, sul dumping sociale e ambientale perdiamo, al di là di ogni altra considerazione. Del resto, l'economia civile l'abbiamo inventata noi, con Genovesi e Filangieri». L'appuntamento di Mantova darà visibilità alle tante realtà istituzionali, imprenditoriali e sociali che con il loro impegno dimostrano che è possibile costruire tempi migliori, promuovendo un'economia e una società a misura d'uomo. Convegni, dibattiti, appuntamenti che vedranno la partecipazione di imprenditori, scienziati, intellettuali e rappresentanti dell'economia, della politica e della società. Di che cosa si parlerà quindi Mantova porteremo una rassegna di 35 giovani designer, che sono un pezzo del nostro futuro. Ma parleremo anche di artigianato, di agricoltura, di acqua, di innovazione tecnologica. L'economia green dovremmo usarla come il nostro fiore all'occhiello, come la maniera con cui noi ci affacciamo al mondo. Lo facciamo, in parte, ma lo facciamo senza coscienza e senza troppa convinzione, anche perché a volte i governi non ci aiutano. Questa partita richiede passione e coraggio, ma è anche una partita divertente. Un'economia migliore è la nostra maniera di stare al mondo».

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Intervista a Realacci. Visione, coraggio e comunità. Con Symbola per costruire insieme un futuro più a misura d'uomo - Corrado Binacchi | Gazzetta di Mantova

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