In un periodo storico segnato da incertezza economica, anche e soprattutto per chi fa impresa, il Rapporto GreenItaly n. 15 - realizzato da Fondazione Symbola (di cui fa parte anche WineNews, ndr), insieme a Unioncamere e al Centro Studi Tagliacarne, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente - ci fornisce alcuni dati fattuali: le imprese che investono nel green stanno aumentando e con impatti positivi a livello di performance aziendale. Ne beneficia anche il lavoro, con un registrato incremento dei contratti di assunzione attivati a livello nazionale. In Italia sono 571.040 le imprese che tra il 2019 e il 2023 hanno investito sull’economia sostenibile, ovvero il 36,8% del totale, quasi una su tre. Numeri in crescita sull’ultimo quinquennio osservato (2014-2018) quando furono il 24,9%. In prima linea c’è l’agricoltura con l’81% delle imprese agricole che ritiene necessario investire in tecnologie che riducano l’impatto ambientale. L’agroalimentare, difatti, è la prima filiera del green in Italia: il nostro Paese si posiziona al primo posto in Europa per numero di aziende agricole biologiche.
L’analisi mette a confronto le imprese che hanno investito nel green con quelle che non lo fanno: dall’aumento in quantità della produzione (29% contro il 22%) all’export (32% a 25%), passando per i livelli di occupazione (23% a 15%) e il fatturato (24% contro 20%), tutte le prestazioni sono in percentuale più alte. L’economia verde genera anche lavoro. Nello Stivale ci sono 3,1 milioni di persone che operano nel settore, il 13,4% degli occupati totali. Nel 2023 i nuovi contratti attivati sono stati 1.918.610, quasi 2 milioni, e si tratta del 34,8% dei contratti totali previsti nell’anno che ammontano a 5,5 milioni. Le aree aziendali più interessate sono la logistica (con un incidenza dell’88%), progettazione e sviluppo (86,7%) e le aree tecniche (80,2%).
Viene inoltre stimato che nel prossimo quinquennio, 2024-2028, a oltre 2,4 milioni di lavoratori verranno richieste competenze green con importanza almeno intermedia (si tratta di quasi due terzi del fabbisogno complessivo): Big Data (58%), mitigazione dei cambiamenti climatici (49,5%) e gestione ambientale (45,8%) sono le tecnologie destinate in futuro a creare più posti lavoro.
“I dati confermano la concretezza dell’invito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Bonn e del report Ue di Mario Draghi a fare della transizione verde e della decarbonizzazione un importante fattore di competitività - ha sottolineato il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci - c’è un’Italia che può essere protagonista con l’Europa alla Cop29 a Baku per fare della transizione verde un’opportunità per rafforzare l’economia e la società. Nel rapporto Greenitaly si coglie un’accelerazione verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro”.
Dallo studio risulta infatti che la transizione ambientale dello Stivale procede, anche se ad un ritmo più lento rispetto alla media dell’Unione Europea: l’Italia rientra tra quei Paesi ad “Alta Eco-Efficienza” ma con “Bassa Eco-Tendenza”. C’è però in Europa una filiera in cui siamo leader, quella del riciclo: secondo Eurostat, la capacità nell’avvio a riciclo dei rifiuti totali (urbani e speciali) in Italia ha raggiunto il 91,6% (dati del 2022), un tasso di gran lunga superiore alle altri grandi economie europee come Germania (75,3%), Francia (79,9%) e Spagna (73,4%), e alla media dell’Unione Europea (57,9%). Trend positivo anche sulle nuove installazioni da fonti rinnovabili che, nel 2023, toccano i massimi storici pari a 5,7 gw. Importante la spinta del fotovoltaico, che ha contribuito a far entrare l’Italia nella top 10 dei migliori mercati al mondo per nuovi impianti installati.
“Spingere sul cammino della transizione ecologica significa per le imprese puntare sempre di più ad investire sull’innovazione ad alto contenuto tecnologico - ha spiegato il presidente Unioncamere, Andrea Prete - la quota delle aziende che investono nel green è in continua crescita, in particolare, ben l’88% mira ad introdurre tecnologie strategiche Net Zero, come il solare fotovoltaico, l’eolico, le pompe di calore, le tecnologie nucleari, le batterie e le tecnologie di rete. Ma questa spinta all’innovazione genera nuovi fabbisogni professionali e richieste di competenze green che le stesse imprese faticano a trovare per più di un’assunzione su due”.
La Regione che ha visto più eco-investimenti tra il 2019 e il 2023 è la Lombardia con 102.730 imprese protagoniste in valore assoluto. Seguono staccate Veneto (53.480) e Lazio (50.020). A livello provinciale è Milano il territorio in cui le aziende investono di più nel green: sono 39.540, con un’incidenza del green sul totale delle imprese della provincia del 41,7%. Completano il podio Roma (36.290 aziende, con incidenza del 35,2%) e Napoli (21.280 che sono il 32,2%).