La fabbrica della cultura e dell’intrattenimento è un’azienda che in Umbria nel 2023 ha prodotto 1,12 miliardi di valore aggiunto e 20mila728 occupati. Il sistema rappresenta il 4,8% del valore aggiunto dell’economia regionale (la media nazionale è del 5,6%) e il 5,5% dell’occupazione locale (la media nazionale è il 5,9%). E’ quanto emerge dal rapporto “Io sono Cultura 2024” e dall’ulteriore elaborazione di questi dati fatta dalla Camera di Commercio dell’Umbria, in collaborazione con Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi Tagliacarne e Deloitte. Il “Sistema produttivo culturale e creativo“ si suddivide in attività “core cultura“ (industrie creative, industrie culturali, patrimonio storico-artistico, performing arts) e “creative driven“, ossia attività che, pur non facendo parte della filiera cultura, impiegano contenuti e competenze per accresce il valore dei propri prodotti (grafici o illustratori, designer, architetti, comunicatori, fotografi, sviluppatori videogame, registi, autori/scrittori, storyteller, attori/performers, musicisti, videomaker, artisti, organizzatori di eventi).Andamento positivo che si riflette anche nei dati occupazionali: l’Umbria infatti è la sesta regione per crescita del valore aggiunto del comparto tra il 2022 e il 2023 e la quarta per aumento dei posti di lavoro, con ottime chances riscontrate sui laureati, che rappresentano il 47,7% degli addetti totali. Il ruolo dei giovani sale in tutti i settori culturali sia nella produzione che nella fruizione. Emerge tuttavia una certa precarietà, concentrata in specifici filoni con quote di lavoratori con contratto a termine nelle performing arts e arti visive (30,8%), attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico (23,9%) e in quello dell’architettura e design (20,2%).I turisti sono una manna dal cielo: infatti sul totale della spesa vacanziera, quella legata ai consumi culturali rappresenta in Umbria la percentuale più alta in Italia dopo quella del Lazio.