Newsletter

  • Aldo Bonomi | Il Sole 24 Ore

La metamorfosi continua parte dal tessuto delle città intermedie - Sono tempi di incertezza dei flussi, oserei dire di incoscienza dei flussi come guerre e tecnofinanza che invitano maligni e suadenti a inoltrarci in una contemporaneità a dir poco incerta. Hai voglia a raccontare e animare una coscienza di luogo resiliente a questa lotta impari (Gallino), che dall'alto schiaccia e diffonde in basso la incertezza dei fini. Eppure qui siamo e ci tocca attraversare, dando voce al ruminare sociale che subisce e cerca il pertugio del mettersi in mezzo. Ragionando e cercando filamenti e luoghi che ci mettono in comune. Almeno per segnalare il disagio non solo di una società fuori squadra in un mondo fuori squadra, ma anche convinti che "la microfisica dei poteri" con le sue eterotopie dal basso per attraversare la contemporaneità ci consente di assumere uno sguardo critico nei suoi confronti. Di cui è utile e necessario fare racconto. Microfisica del territorio che ci rimanda ai luoghi del mettersi in comune. Sono stato a Treia dove Fabio Renzi con Symbola ha fatto raduno delle comunità presenti nei piccoli Comuni delle aree interne. Ho ragionato con Caritas del disagio sociale che attraversa la grande Milano contemporanea. Continuando a scomporre e ricomporre l'urbano regionale arrivando al legno storto delle città, mi pare utile segnalare la lettura del rapporto di Mecenate 90 (Ledo Prato-De Rita) che continua la rilettura dell'Italia delle ioo città «l'Italia policentrica. Il fermento delle città intermedie». Più che fermento avrei usato il termine «inquietudine del margine» già segnalato nella scelta lodevole del lavoro di ricerca di evitare le due retoriche egemoni: quella delle città premium nella rete dei flussi, è quella dei borghi nella retorica del buon vivere. Si va, anche con questo secondo rapporto, per città snodo della provincia italiana. Che stanno sul margine, a volte dentro ma non sempre alle piattaforme dove si produce per competere. Con una attenzione sostanziata da numeri, ma soprattutto con 425 interviste in profondità interroganti la coesione sociale. Al Nord, Novara-Lecco-Padova partendo da quel Piemonte orfano del fordismo ai cui margini Novara cerca il fermento della avionica e della logistica, così come sul margine della pedemontana lombarda ridisegna il fare manifattura Lecco verso Bergamo e le Brianze e Padova che cerca invece di farsi città snodo di una area metropolitana in divenire. Al centro, Livorno-Chieti-Macerata. Le prime due fermentano nello spazio di posizione dell'asse tirrenico Livorno con il suo porto e Chieti guarda alla città adriatica cercando una sua rappresentazione altra e contigua a Pescara. Macerata, ai piedi dei Sibillini, che guardano l'Adriatico del capitalismo dolce marchigiano, fermenta come snodo della quadrilatero che porta a Roma e soprattutto alza lo sguardo al cosa sarà la ricostruzione post terremoto di quello spazio di metro-borghi (Renzi) in rinascita possibile. A Sud Salerno-Taranto-Catanzaro-Caltagirone, due città di mare e due città di terre interne segnate dalla microstoria e dalla grande storia del Mezzogiorno. Salerno nell'emanciparsi dalla megalopoli napoletana e Taranto segnata, ferita dal siderurgico e in una metamorfosi che sembra non aver mai fine guardano al porto e alla logistica per farsi città snodo attrattiva. Le città delle terre interne si ripensano, Catanzaro nel suo essere capoluogo di regione non per identità calata dall'alto, ma per identità di relazione così come Caltagirone si muove ricostruendo una identità di area vasta con il patto con altri sette comuni del Calatino. Volutamente ho tratteggiato le città intermedie del rapporto accentuando il loro essere mediane alle piattaforme produttive dove atterrano i flussi riportandole dentro le contraddizioni delle economie. Temevo come spesso accade in tempi di Pnrr una lenzuolata di progetti di rigenerazione tolti dai cassetti o il marketing urbano per turismi e cultura che ormai prende le città nella rappresentazione. Il rapporto le descrive in metamorfosi partendo dal tessuto produttivo per poi interrogare le amministrazioni, il terzo settore, gli organismi culturali e formativi, scuole e università, interrogando e stimolando Camere di Commercio e rappresentanze anche dei nuovi lavori. Così tracciando un'interrogante piattaforma sociale per dare voce e racconto al fermento delle città intermedie tra flussi e luoghi della cittadinanza. Basterà nell'inquietudine determinata dall'incoscienza dei flussi, il Grand Hotel dell'Abisso evocato da Valeri alla presentazione del rapporto Censis, raccontare e rifugiarsi nel presentismo operoso dell'Italia delle ino città? Forse ci tocca continuare a cercare il pertugio per attraversare una contemporaneità interrogante. [email protected]

SCARICA L’ARTICOLO IN PDF
La metamorfosi continua parte dal tessuto delle città intermedie - Aldo Bonomi | Il Sole 24 Ore

Devi accedere per poter salvare i contenuti