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«La prima sfida? La produzione asimmetrica a causa del clima che cambia» Risorsa, valore aggiunto, elemento da tutelare. L'acqua in termini economici e sociali può avere molti risvolti ma l'Italia, soprattutto oggi, non può metterli in disparte. Non a caso l'«utile, umile, preziosa e casta» di San Francesco sarà protagonista di un incontro al XXII Seminario estivo della Fondazione Symbola. In collaborazione con il Gruppo Tea, azienda che a Mantova si occupa della fornitura di acqua al polo industriale, il panel dedicato tratterà le risorse idriche nazionali non solo come bene da tutelare, ma come fattore determinante per la digitalizzazione e lo sviluppo di tanti settori, a partire dall'agricoltura, che ne consuma il 70 per cento. La tavola rotonda sarà coordinata dalla stessa Tea, con ospiti provenienti dalle più importanti multiutility italiane. «Vogliamo presentare una proposta condivisa in cinque gruppi di azioni», ha spiegato il presidente del gruppo, Massimiliano Ghizzi. «Entro cinque anni auspichiamo passi in avanti nell'ambito degli investimenti, dell'economia circolare, del riuso, dell'efficienza delle reti e della continuità del servizio». Non solo, perché il contesto generale, e la sua importanza, sarà prima spiegato da Riccardo Valentini, ospite del panel e già premio Nobel nel 2007 per la pace con l'Intergovernmental panel on climate change. «La nostra prima sfida è l'asimmetria della distribuzione a causa dei cambiamenti climatici», esordisce. «Le tecnologie a disposizione possono aiutarci a compensare questo mosaico frammentato, perché si presentano problemi a chi non ne ha, come a chi ne ha troppa. Pensiamo ai cicloni mediterranei e a quelle "bombe d'acqua" ormai sempre più frequenti in Italia. Grande quantità, ma improvvisa e difficilmente utilizzabile». Poi l'approfondimento su due filoni rilevanti. «Sia per il settore agricolo, sia per le strutture idrogeologiche, il nostro Paese ha bisogno di scelte consapevoli e lungimiranti. Non possiamo vivere di task force nate in emergenza. Occorre un decalogo che possa chiarire cosa è possibile fare e cosa no. Dare delle regole per limitare i consumi, possibilmente senza condizionare negativamente le attività produttive». Una sfida aperta, secondo Valentini, resta quella della governane. «Siamo abituati ai consorzi e a grandi differenze tra le tariffe. Spesso sono eccessive, perché i costi più alti dell'approvvigionamento gravano poi sulle comunità più piccole. A quella territoriale va affiancata una gestione complessiva e nazionale. Da troppi anni diversi livelli di gestione entrano in conflitto, invece di collaborare. Proveremo così a confrontarci sul come si possa, con l'aiuto della robotica e dell'innovazione tecnologia, tornare almeno in parte ai virtuosismi di una società che anticamente non doveva invidiare a nessuno. Riscoprire le capacità ingegneristiche degli antichi romani potrebbe fornirci un grande aiuto. Una delle tante specialità che abbiamo dimenticato da tempo».

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