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di Duccio Bianchi

Con un sistema manifatturiero incentrato – essenzialmente per contenere i costi energetici – sull’impiego di materie seconde, la filiera italiana del riciclo è da molti anni una eccellenza. Dopo il 2020 si è assistito in Italia ad un ulteriore (e talora eccezionale) crescita del tasso di impiego di materie seconde nella produzione manifatturiera, anche se nel 2022 e 2023 per effetto di una contrazione dei volumi produttivi in molti settori industriali (in particolare acciaio, alluminio e carta) in termini assoluti le materie seconde impiegate sono diminuite.

Secondo l’indicatore Eurostat aggiornato al 2022 [1] (considerando però sia le operazioni di riciclo che di backfilling), il tasso di riciclo dell’Italia è pari a 91,6%, per la Germania 75,3%, per la Francia 79,9%, per la Spagna 73,4%, con una media europea pari a 57,9%. Anche se con un leggero arretramento rispetto al 2020, l’Italia è uno dei Paesi europei che dal 2013 al 2022 – nonostante un tasso di riciclo già elevato – ha comunque migliorato le sue prestazioni: nel decennio l’Italia cresce di 5,6 punti percentuali, meno della media UE (+ 8,5 punti percentuali) e della Spagna (+ 18 punti percentuali), ma più di Germania (1,7 punti), e Francia (2,9 punti).

[1] Eurostat “Management of waste by waste management operations and type of material - Sankey diagram data (env_wassd)”, dati 2022.

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