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Dalle manifestazioni contro il nucleare dopo il disastro di Cernobyl alla lotta in Parlamento per valorizzare i piccoli comuni e con essi l’identità del nostro Paese: Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e parlamentare con l’Ulivo e poi con il Pd dal 2001 al 2018, è protagonista e testimone della storia recente dell’ambientalismo italiano. Un ambientalismo che, diversamente da quanto accaduto altrove in Europa, fatica a tradursi in un soggetto politico forte.

“Ma l’attenzione per l’ambiente è comunque nei cromosomi del modello produttivo italiano”, spiega Realacci che, dal 2015 s’impegna con la Fondazione Symbola, di cui è presidente, promuovere la “soft economy”, un “modello di sviluppo in cui tradizioni e territori sposano innovazione, ricerca, cultura e design”. Un progetto intorno al quale in questi giorni, dal 2 al 6 luglio, si svolge un seminario a Treia, nelle Marche, che tratta molti temi nel segno di una missione dell’Italia legata alla qualità.

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“L’economia verde, una potenza soft”. Parla Ermete Realacci - Matteo Angeli | Ytali.com

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