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Caterina Ambrosini

Il contesto storico in cui viviamo chiede un’accelerazione sul fronte rinnovabili, come più volte evidenziato nei rapporti annuali Greenitaly promossi dalla nostra Fondazione.

Tuttavia nel 2021 si è ridotta la potenza installata nel nostro Paese, con -21 MW (Osservatorio di Anie Rinnovabili), anche se il Pnrr ha dato nuova spinta alle rinnovabili con quattro bandi per un totale di 2,5 miliari di euro, a seguire, ci si aspettano altri 10 miliardi di fondi. Tra le principali attività: comunità energetiche, rafforzamento delle smart grid, sviluppo dell’agrovoltaico e del biometano.

Ma l’Italia come è messa? I dati al 2020 li fornisce l’ultimo Rapporto statistico del Gse sull’energia da fonti rinnovabili in Italia in cui si parla di 949mila impianti totali, con circa 25mila Gwh di energia elettrica prodotta da quasi 936mila impianti fotovoltaici, e intorno ai 19mila Gwh prodotti da 5.660 impianti eolici.

A queste fonti si aggiungono 47.500 Gwh di idroelettico “tradizionale” e 19.600 Gwh di energia elettrica da bioenergie (biomasse, biogas e bioliquidi). Tornando a eolico e solare, la Puglia è prima tra le regioni italiane per produzione di elettricità sia dal sole (3.839,2 Gwh) che dal vento (4.801,9). Seguono per l’eolico le altre regioni del Sud (Campania, Sicilia, Basilicata, Calabria e Sardegna), che complessivamente offrono il 90% dell’elettricità italiana prodotta dal vento. Sono invece le regioni del Nord a trainare il fotovoltaico (la Puglia fa eccezione), con Lombardia (2.441 Gwh), Emilia Romagna (2.401,6) e Veneto (2.178,8).

La strada è ancora lunga ma per poter raggiungere gli obiettivi prefissati è necessario cambiare passo, semplificando la burocrazia e diversificando le fonti di approvvigionamento e i fornitori.

Fonte: Il Sole24Ore, Terna, Gse

 

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