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Nei giorni scorsi a Savona 500 persone si sono recate allo storico teatro Chiabrera per assistere a uno spettacolo particolare, in cui 21 cittadini hanno raccontato la loro esperienza di vita. Sul palco, nelle vesti dei protagonisti, c'erano persone assai diverse tra loro: un uomo impegnato nel volontariato, un ragazzo di origine africana, una portatrice di disabilità, un musicista e così via. Tutto questo rientrava nelle iniziative per la candidatura di Savona a Capitale italiana della Cultura 2027. L'idea di fondo è che non esista la cultura senza i singoli individui che la impersonano e la trasmettono. Anche se, naturalmente, è valido il contrario: non esiste una persona pienamente realizzata senza una sete di conoscenza che la spinga ad alzare lo sguardo. A Savona, come alla Spezia -l 'altra ligure tra le dieci finaliste italiane - i progetti legati alla Capitale della Cultura si possono definire un Convivio, nel senso che Dante affidò alla sua opera: un banchetto in cui il cibo è costituito dalla conoscenza. Già, ma chi saranno i commensali? In apparenza sono i visitatori. Il turismo culturale in Europa fa muovere milioni di persone, genera effetti sull'economia e può addirittura cambiare la vocazione di una città, come accadde per Genova Capitale europea della Cultura nel 2004. Numeri utili per capire arrivano dal 14° rapporto "Io sono Cultura", che la scorsa settimana la fondazione Symbola ha presentato a Genova. Il dossier è la fotografia dell'impatto del sistema produttivo culturale nel nostro Paese: un comparto che vale il 5,6% dell'economia italiana e genera 1 milione e 550 mila posti di lavoro. In Liguria la cultura produce un valore aggiunto di 1,1 miliardi di euro, in crescita del 3,9% rispetto al 2022, e 19.405 occupati, in aumento dell'1,7%. L'aspetto più interessante, è che la cultura è un settore sempre più giovane perché la rivoluzione digitale e l'uso dei social abbassano l'età media dei fruitori, quella dei produttori di contenuti e quella dei lavoratori. Se i giovani possiedono il sapere digitale, in Liguria restano gli anziani a custodire le chiavi del patrimonio culturale. Ma, allora, forse non sono i turisti, i veri invitati al banchetto. Forse la Capitale della Cultura è un convivio in cui diverse generazioni portano da casa il proprio cibo - le conoscenze - e se lo scambiano. Un pranzo di famiglia ligure, come quelli di una volta.

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Ma chi ha detto che non la cultura non si campa? - Andrea Castanini | Il Secolo XIX

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