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Al termine della prima assemblea nazionale per il lancio di una Rete permanente dei "Beni comuni" di Messina è stato presentato il Manifesto per la "Costituzione di una rete permanente per i beni comuni, la conversione ecologica e le generazioni future". Un documento firmato da Alleanza della Generatività, AlterLab, Associazione CommON, Asvis, Comitato Rodotà, Confcooperative-Federsolidarietà, Favara Cultura' Park, Fondazione Finanza Etica, Fondazione Horcynus ORCA, Fondazione Riusiamo l'Italia, Forum delle Associazioni Familiari, Forum del Terzo Settore, L'incontro, L'Italia che cambia, On! Impresa Sociale, Vita, R&P Legal, Slow Food Italia, Social Innovators Community e Fondazione Symbola. I beni comuni spiega il documento sono «utilità funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali e dei doveri di solidarietà sociale, nonché al libero sviluppo di ogni persona». Ai primi di marzo, all'inizio della pandemia, una ventina di organizzazioni provenienti anche da mondi di riferimento e sistemi di competenze molto diversi tra loro, hanno deciso di mettersi insieme per progettare un "pezzo di futuro" del Paese. Le organizzazioni ritengono che su poche questioni fondamentali sia necessario "andare oltre" le proprie posizioni di parte. Uno di questi ambiti prioritari riguarda i cosiddetti beni comuni, che esprimono utilità funzionali all'esercizio dei diritti fondamentali e dei doveri di solidarietà sociale di ogni persona. L', ambizione è costruire una rete permanente che si occupi sviluppare tali beni, tutelandoli sia dalla depauperazione di una amministrazione pubblica sempre più in ristrettezze economiche ed in crisi di progettazione e sia dalla speculazione privata, precisano i firmatari.

Manifesto di 20 organizzazioni «Una rete per i beni comuni» - Paolo Pittaluga | Avvenire

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