Come alimentare un piccolo impianto di monitoraggio di un acquedotto posizionato in una zona non coperta da rete fissa, magari nei pressi di una sorgente? Con un impianto fotovoltaico.
E se l’area in cui si trova l’impianto è boschiva o l’irraggiamento non è sufficiente a garantire il corretto funzionamento dell’impianto, come spesso avviene in molte aree montane italiane? La risposta arriva da ACDA – Azienda Cuneese dell’Acqua – che ha sviluppato insieme ad Advanced Microturbines – spin-off dell’IIT nato nel 2013 – una microturbina che, sfruttando flussi fluidi in condotte d’acqua, produce l’energia elettrica necessaria ad alimentare i sistemi di monitoraggio e controllo delle reti.
La microturbina è un dispositivo di energy harvesting che sfrutta l’energia di un salto di pressione dell’acqua; questa energia viene catturata e convertita in energia elettrica.
A differenza delle turbine tradizionali, che producono una quantità di energia maggiore in presenza di pressioni e volumi d’acqua consistenti, il prototipo è in grado di generare già a bassi valori di portata/pressione l’energia sufficiente per alimentare un sistema di monitoraggio o un piccolo impianto di disinfezione dell’acqua.
L’energia necessaria è compresa tra i 20 e i 50 watt, anche se la microturbina di dimensioni maggiori è in grado di arrivare fino a una potenza di 70 watt. L’installazione di questo prototipo consente anche gestione, supervisione e controllo a distanza dell’impianto, oltre alla regolazione di flussi e pressioni e al monitoraggio delle perdite.