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Nell'Abruzzo incontaminato il paesaggio è un laboratorio di futuro Per la crescita economica e identitaria in una regione dalla straordinaria varietà paesaggistica servono priorità chiare: industria culturale e creativa, innovazione tecnologica e architettura contemporanea possono guidare sviluppo e turismo sostenibili e ripopolare i piccoli paesi di Stefano Miliani In ambito culturale, l'Abruzzo è una «regione ín transizione con un ottimo potenziale», dà «segnali incoraggianti», ha magari bisogno di «politiche più sistemiche e mirate». La regione gode al contempo di parchi e paesaggi straordinari senza soffrire di un turismo di massa e vanta una spiccata propensione ad accogliere e misurarsi con la contemporaneità, in particolare nell'arte. Delinea un panorama vivace e ricco di spunti Pierluigi Sacco, uno degli esperti di economia della cultura più qualificati a livello internazionale, tornato da qualche anno a vivere nella sua regione dopo un lungo tempo di lavoro trascorso altrove senza aver però mai perso contatti. Nato a Pescara nel 1964, professore di Economia biocomportamentale e delegato rettorale all'internazionalizzazione all'Università di Chieti-Pescara, tra i numerosi incarichi all'estero quello di Research Associate presso il metaLab dell'università di Harvard, è presidente di Bourges 2028 Capitale europea della Cultura, e dal 2017 al 2019 è stato consigliere speciale del commissario europeo alla Cultura. Ha insegnato Economia della cultura alla Università lulm di Milano, dal 2023 è coordinatore scientifico de L'Aquila 2026 Capitale italiana della cultura. Ma l'elenco dei suoi impegni potrebbe essere molto più lungo. Professor Sacco, il «Sistema produttivo culturale e creativo abruzzese» ha prodotto 1,2 miliardi di valore aggiunto, pari al 3,9% dell'intera economia regionale, in linea con la media del Mezzogiorno che è del 3,9% mentre quella italiana è del 5,6%. Sono dati divulga' ti nel 2023 dal rapporto della fondazione Symbola e di Unioncamere «Io sono cultura». Come valuta questi numeri? Dal punto di vista della creazione culturale e della produzione creativa penso all'Abruzzo come a una regione in transizione: ha sicuramente un ottimo potenziale e me ne rendo conto in maniera chiara essendo tornato a viverci e a lavorarci molto più da vicino. Però bisogna mettere in atto politiche più sistemiche per favorire la produzione. Credo che nei prossimi mesi assisteremo a uno sviluppo interessante grazie alla disponibilità di varie risorse regionali e nazionali che creeranno opportunità per il potenziamento dell'industria creativa abruzzese. I segnali dunque sono incoraggianti, ma il territorio deve fare un salto di qualità importante. Non per mancanza di talenti e competenze né di cultura imprenditoriale: quello che serve ora sono politiche territoriali più mirate. Gli stessi rilevamenti abruzzesi calcolavano anche oltre 23mila persone occupate nel settore, pari a un 4,4% dei posti di lavoro nella regione, in linea con il Mezzogiorno che viaggia sul 4,2%, mentre la media nazionale è più alta, il 5,8%. Servono investimenti, strategie apposite? Esatto. La Strategia di Specializzazione Intelligente della Regione Abruzzo dà abbastanza peso alla cultura e allo sviluppo della sua industria. Secondo me bisogna individuare delle priorità strategiche più chiare ed efficaci. Non si tratta necessariamente di rivoluzionare tutto, quanto di pensare in modo più ambizioso al ruolo della cultura nello sviluppo regionale. E con i grandi mutamenti tecnologici legati all'intelligenza artificiale si aprono frontiere di innovazione estremamente interessanti: i primi dati sembrano dirci che VIA non riduce lo spazio per il potenziale creativo umano, al contrario è possibile che favorisca un grande salto di scala nella capacità creativa umana. Regioni come l'Abruzzo, proprio perché si trovano a dover fare un salto di qualità in un contesto come questo, potrebbero posizionarsi come leader di sperimentazione se sapranno investire in modo mirato sull'innovazione culturale e sulle industrie culturali e creative. Un capitolo decisivo è il turismo, tra rischi e benefici. La scrittrice Donatella Di Pietrantonio, in un'intervista nell'inserto sull'Abruzzo de «Il Giornale dell'Arte» del 2024, affermava che i benefici della cultura non devono calcolarsi sul profitto immediato quanto sul «benessere collettivo» e auspicava che non arrivi un turismo aggressivo e di massa bensì lento e sostenibile. Pensiamo alle difficoltà affrontate dal paese di Roccaraso a gennaio quando ha visto riversarsi più di 10mila turisti con oltre 200 pullman e ingorghi connessi: premesso che sarebbe ingiusto vietare un paese a chicchessia, come se ne esce? Sono molto d'accordo con Donatella Di Pietrantonio. I benefici di crescita economica e sociale della cultura non si calcolano assolutamente sugli impatti economici immediati anche perché possono diventare un boomerang nella misura in cui consumano un territorio, creano congestione, aumentano eccessivamente i prezzi dei servizi locali. Ci sono tanti aspetti da tenere presenti. Secondo me l'Abruzzo ha tutto da guadagnare da un modello di crescita lenta e sostenibile. Non siamo una delle regioni più gettonate dai flussi turistici nazionali e internazionali e questo magari ci penalizza un po' dal punto di vista economico nell'immediato, ma ci ha permesso di mantenere una certa qualità ambientale e la nostra vocazione di regione verde d'Europa.

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