Viviamo bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi», ha detto Leone XIV nell’incontro con i giornalisti arrivati da ogni parte del mondo per il conclave e poi per resocontare le prime uscite del nuovo Papa. Casualmente, «noi siamo i tempi» era il titolo scelto per il seminario estivo organizzato l’anno scorso da Symbola. La Fondazione di cui Ermete Realacci è presidente è al secondo giro di boa decennale: nel 2004 ci fu il cosiddetto “Manifesto di Ravello” e poi da lì, l’anno successivo, nacque Symbola. Sottolinea Realacci: «Sono passati 20 anni e i problemi che deve affrontare oggi l’Italia, e non solo, sono quelli evidenziati allora: come coniugare innovazione e sostenibilità, coesione sociale e competitività, nuove tecnologie e saperi tradizionali, come affrontare le sfide globali partendo dalla forza dei territori». Una formula vincente c’è, emerge dal report “Sostenibilità è qualità” promosso da Fondazione Symbola e Ipsos in collaborazione con la Camera di commercio di Brescia: «Dall’indagine viene fuori che essere buoni conviene, per dirla con una battuta. La sostenibilità non solo è necessaria, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. Sei italiani su 10 si considerano consumatori etici e sostenibili nelle loro scelte di acquisto. E le imprese che hanno migliori rapporti con i lavoratori, con le comunità e con i subfornitori innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro. Insomma, la strada di un’economia a misura a misura d’uomo rende più forte il nostro Paese».
Intervista
Il titolo del seminario estivo di quest’anno, che sarà a Mantova a metà giugno, è «se l’Italia fa l’Italia»: possiamo dire che anche questo non è proprio un inedito?
«Sì, “l’Italia che fa l’Italia” è un po’ il nostro marchio di fabbrica, e il perché è evidente: bisogna affrontare i problemi che abbiamo, che non sono pochi, partendo dai nostri punti di forza».
Con i famosi “10 selfie” delle eccellenze italiane?
«Non sono solo con quelli. Una delle caratteristiche di Symbola e dell’appuntamento di Mantova è la fortissima impronta meticcia. Sia dal punto di vista di coloro che stanno dentro la Fondazione che dal punto di vista del programma del seminario. Non ci sono tanti appuntamenti con persone così diverse tra loro: a Mantova ci saranno il cardinale Zuppi e l’ex presidente di Confindustria Boccia, l’ex premier Gentiloni e padre Enzo Fortunato, Enrico Vanzina, ministri e sottosegretari, sindaci di piccoli Comuni e artigiani, personalità dell’associazionismo ed esperti di intelligenza artificiale. Siamo una specie di Compagnia dell’Anello, tante persone diverse ma accomunate da un atteggiamento di affetto per l’Italia e per gli italiani. E anche dalla convinzione che mettendosi assieme e andando alle radici di un’Italia che fa l’Italia si possano affrontare le sfide non piccole che il Paese ha davanti. Come diceva Chesterton, “la vita è la più bella delle avventure, ma solo l’avventuriero lo scopre”. E Symbola è senz’altro una compagnia di avventurieri».
Cosa significa essere avventurieri, di fronte alle sfide di oggi, crisi climatica in primis?
«Intanto, riconoscere che la transizione ecologica è appunto un’avventura, non solo una necessità, e che come tutte le grandi sfide si vince se si agisce insieme. Poi, per molti versi, significa abbandonare un atteggiamento che oggi è prevalente, quello cioè che privilegia una logica deduttiva, e abbracciarne invece uno più incline alla logica induttiva».
Detto in modo semplice?
«Basta col dire “dobbiamo fare questo” e “dobbiamo fare quello”. Partiamo da quel che c’è e da lì cerchiamo la soluzione ai problemi. Un esempio in questo senso, a Mantova, sarà la sessione dedicata ai piccoli Comuni, quella che sarà chiusa dal cardinal Zuppi. Invece di fare un elenco delle sventure, cercheremo di vedere il tema dal punto di vista dell’identità e della materia prima utile per costruire un futuro migliore. E lo stesso vale per molti altri tremi. Del resto, lo scrivemmo già nel “Manifesto di Assisi” promosso da Symbola e dal Sacro Convento: non c’è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c’è in Italia».
A proposito di citazioni: Leone XIV, che fa parte dell’Ordine di Sant’Agostino, tra le prime frasi del vescovo d’Ippona citate ha scelto proprio «noi siamo i tempi», che non è esattamente tra le più facili da incontrare.
«Ma è quella che ben rappresenta il rifiuto di una logica rinunciataria, l’invito all’impegno, alla responsabilità personale e collettiva. E non dimentichiamo che Sant’Agostino viveva in un’epoca terribile, stava crollando l’Impero romano, c’erano le invasioni barbariche, il sacco di Roma da parte dei Visigoti, egli stesso visse i suoi ultimi giorni in una Ippona assediata dai Vandali. Ma come ha detto Leone XIV - che sull’idea di un’economia a misura d’uomo sembra in sostanziale continuità con Papa Francesco e le sue encicliche Laudato Si’ e Fratelli Tutti – “viviamo bene e i tempi saranno buoni”, che è l’esatto opposto di un atteggiamento rinunciatario o rancoroso, oggi troppo diffuso. La sfida è questa, impegnarsi personalmente e collettivamente. Ed è quello che anima le persone che vengono al seminario di Mantova, che aderiscono o collaborano con Symbola. I problemi da affrontare sono molteplici e gravi – le disuguaglianze, la crisi climatica, i conflitti, la geopolitica che cambia – e sono un banco di prova su cui cementare un’azione comune. Ecco quel che caratterizza Symbola. E che rende appuntamenti come quello di Mantova vitali: il punto è ragionare come l’Italia si rapporta col resto del mondo senza perdere la sua anima e partendo dai suoi punti di forza».
Prima di Mantova, per i vostri seminari vi siete riuniti in passato a Ravello, Bevagna, Montefalco, Montepulciano, Treia, tutti luoghi relativamente piccoli e belli: anche questo della bellezza è un riferimento a quel che fa dell’Italia l’Italia?
«Anche. Symbola è fatta di persone che vogliono bene all’Italia, animate da uno scopo comune: unire e dare forza a territori e comunità, individui e associazioni che puntano su sostenibilità, innovazione e bellezza».
E perché in prima battuta ha risposto “anche”, anziché soltanto “sì”?
«Perché poi c’è più prosaicamente un altro motivo alla base della scelta dei luoghi: chi viene ai seminari di Symbola paga di tasca propria, e allora è meglio stare in un posto bello e raccolto, che rappresenta l’Italia che vogliamo valorizzare e proiettare nel futuro. E Mantova è anche questo».