La definizione esatta di cosa si intenda per povertà energetica è fondamentale per valutare quali siano le misure più adatte per contrastarla e quali interventi siano più efficaci. Sicuramente la povertà energetica, come si legge nel Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC, 2023), da un lato è determinata dalla mancanza nel territorio di adeguate infrastrutture energetiche o di tecnologie e dispositivi per usufruirne, dall’altro indica l’assenza di risorse economiche delle famiglie per acquistare i servizi energetici essenziali per avere standard dignitosi di vita e salute (ad esempio acqua calda, riscaldamento ecc…).
Secondo l’Energy Poverty Advisory Hub dell’Unione Europea[1], si verifica una condizione di povertà energetica quando il consumo di energia è basso mentre la quota di reddito dedicata alla spesa energetica è troppo elevata. Sulla povertà energetica influiscono dunque in maniera diretta gli alti costi dell’energia e indirettamente le abitazioni inefficienti dal punto di vista energetico: sono quelli che l’Energy Poverty Advisory Hub definisce come indicatori primari della povertà energetica, a cui aggiungono una serie di indicatori secondari come la mortalità invernale in eccesso o la presenza di gravi problemi di qualità dell’abitazione, come perdite dal tetto, umidità nei pavimenti, nei muri o nelle fondamenta, muffe e funghi alle finestre.
Gli indicatori secondari evidenziano come la povertà energetica si intersechi con la società di una nazione. ENEA[2] ha segnalato, infatti, tra i vari effetti negativi il peggioramento delle condizioni di malattia e mortalità dovute a fattori climatici; il deterioramento del benessere psico-fisico; l’isolamento sociale; il calo della produttività.[3] Tutto ciò, evidentemente, porta come effetto complessivo un inasprimento delle disuguaglianze e va contro l’obiettivo 7 dei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite che mira ad “assicurare per tutti servizi di approvvigionamento energetico affidabili, moderni ed economicamente accessibili”.
La povertà energetica in Italia è una realtà per circa 2,2 milioni di famiglie, pari al 7,7% della popolazione del Paese. La maggior parte dei poveri energetici risiede nel Mezzogiorno (1 su 5). In Calabria è stato registrato il valore maggiore con un tasso del 22,4%. Sono più a rischio i nuclei familiari nei comuni sotto i 50.000 abitanti e in aree suburbane, con due o più minori a carico, di cui almeno il 10% risiede in ambienti poco salubri, scarsamente riscaldati, raffrescati e illuminati.[4]
A questo si sommano evidenti connotati di gender gap: le donne hanno più probabilità di cadere nella povertà energetica. La percentuale di famiglie composte da donne e figli in una situazione di povertà energetica nel 2020 era del 13%, rispetto al 9% nel caso di famiglie della stessa ampiezza in cui è presente anche un uomo oltre ai figli.[5]
Non vanno poi sottovalutate le cosiddette misurazioni soggettive, basate sulle autodichiarazioni delle famiglie nei sondaggi, che dichiarano l’incapacità di riscaldare adeguatamente la casa oppure ritardi nel pagamento delle bollette energetiche. È stato rilevato nel 2023 che l’80% degli italiani teme i rincari in bolletta, il 6% in più rispetto alla precedente indagine del 2022 e l’81% ha espresso il timore di non riuscire ad affrontare le spese relative all’utilizzo di energia domestica nel futuro prossimo. I pagamenti di bollette e utenze domestiche, infatti, sono la prima preoccupazione economica per circa un italiano su quattro. [6]
Il 2022, è stato un anno particolarmente duro: la spesa energetica – energia elettrica e riscaldamento – annuale media delle famiglie italiane è aumentata del 32%, raggiungendo 1.915 euro, pari ad un incremento di 500 euro rispetto all’anno precedente. Nel biennio 2022-2023 l’indicatore di povertà energetica è rimasto piuttosto stabile in Italia, attestandosi intorno all’8,5%, dopo essere cresciuto di mezzo punto percentuale nel 2021, l’equivalente di 125.000 famiglie in più. La percentuale di famiglie in condizioni di povertà energetica è scesa, invece, nel 2023 (ultimi dati disponibili) dello 0,8% grazie ai numerosi incentivi del governo nei mesi di maggiore crisi dei prezzi energetici.[7] Nel 2024, però, tutto lascia presagire che la quota di famiglie in povertà energetica potrebbe essere salita di nuovo avvicinandosi in media al 9%. Ma il rischio concreto, nel caso in cui la spesa si fosse alzata ulteriormente, è che la forbice si allarghi fino a toccare quota 12%.[8]